2016-03-21 19:53:00

Storico incontro Obama-Castro all'Avana: sì a fine dell'embargo


"Questo è un giorno nuovo nei nostri rapporti". Così il presidente Obama al termine dell'incontro con Raul Castro nel Palazzo della Rivoluzione all'Avana, il primo sul suolo caraibico dopo 88 anni di gelo. Una stretta di mano storica, col picchetto d’onore sullo sfondo degli inni nazionali ha incorniciato il colloquio. Poi, prima della cena di Stato, l'incontro del capo della Casa Bianca con gli imprenditori locali. Il servizio di Gabriella Ceraso:

La foto di Obama sullo sfondo del manifesto di Ernesto Che Guevara, una stretta di mano con Raul Castro, grandi sorrisi e un lungo colloquio bilaterale a spazzar via decenni di diffidenza: questo è accaduto all’Avana nel Palazzo della Rivoluzione. Prima di farvi ingresso il presidente Obama ha anche reso omaggio al monumento dell'apostolo dell'indipendenza Josè Marti sugellando una diplomazia di totale apertura con il regime, avviata sin dal 2014 anche grazie al contributo della Santa Sede. Il cambiamento intrapreso, ha detto lo stesso Obama, è lento ma inesorabile. I due leader hanno ascoltato insieme gli inni nazionali, hanno visto sventolare le loro bandiere, hanno passato in rassegna le truppe e poi si sono seduti a parlare. Quindi il primo ampio e vivace confronto coi giornalisti. In 15 mesi, da quando si è avviato il disgelo, ha detto Castro, abbiamo fatto grandi passi in avanti siglando memorandum di intesa e accordi in ambito commerciale, di salute pubblica, di telecomunicazioni e ambiente. Castro conferma che le differenze reciproche restano ma c’è la volontà a progredire nella collaborazione, pur ponendo due requisiti fondamentali alla normalizzazione dei rapporti: la revoca completa dell’embargo e la restituzione del territorio di Guantanamo. La strada però è spianata. Dello stesso parere il presidente Obama. "Questo è un giorno nuovo nei nostri rapporti" ha detto rivolto ai giornalisti. Il nostro impegno, ha aggiunto, è migliorare le vite dei nostri due popoli, ma dopo 50 anni ci vorrà tempo. Il destino di Cuba comunque, ha voluto ribadire, sarà Cuba solo a stabilirlo. Possibilista e ottimista sul cammino da fare insieme, Obama ha sottolineato come presupposto alla fine dell'embargo sia una vita sempre più condivisa economicamente, in tema di commercio, agricoltura e istruzione. Confermata l'apertura su collegamenti a internet e attività aziendali. Duro invece il confronto sui diritti umani: non è giusto inserirli nel confronto politico. Castro reagisce male ad una domanda della stampa, rimandando al mittente le accuse di violazioni compiute. 

 

Sul senso, il valore e gli effetti della visita del Presidente americano Obama a Cuba, Amedeo Lomonaco ha intervistato Luis Badilla, direttore del “Sismografo” ed esperto di America Latina:

 

R. – Le letture e le interpretazioni possono essere moltissime e tutte molto rilevanti. Secondo me, quella che in qualche modo riassume il senso profondo è che Obama con la sua vista a L’Avana e con il suo incontro con le autorità, mette fine definitivamente ad un pezzo di Guerra Fredda che era rimasta nell’emisfero americano e che inquinava tutti i rapporti tra gli Stati Uniti e il resto dei Paesi della regione.

D. - È finito un pezzo di Guerra Fredda. Sta finendo anche il castrismo?

R. - Penso che sia prematuro poterlo dire. Sta finendo nel senso che Fidel Castro – come tutti sappiamo – non è più Presidente; è anziano e malato. Sappiamo anche che Raoul Castro – perché lo ha dichiarato ufficialmente – non si presenterà nuovamente per essere rieletto da parte del Partito comunista. Quindi fra un anno e mezzo anche il Presidente Raoul Castro sarà fuori gioco. A quel punto non si potrà più parlare di castrismo. La cosa interessante sarà vedere che cosa il castrismo è riuscito a lasciare, come eredità, dal punto di vista della nuova classe governante per l’isola.

D. - La visita di Obama a Cuba soprattutto in Occidente viene considerata, definita storica. Come viene raccontata questa visita a Cuba? Come la raccontano i media locali?

R. – Leggendo la stampa cubana, che come tutti sappiamo è una stampa ufficiale, si ha l’impressione di grande rispetto verso l’ospite di grande rilievo politico, anche umano, alla sua presenza, allo stile e alle parole del Presidente prima del suo arrivo e, in queste ore, durante la visita. Quindi viene raccontata in un modo molto aperto e sincero. La stampa riferisce addirittura che oggi all’Avana ci saranno anche manifestazioni contro la visita, organizzate da una parte minoritaria in una zona marginale della città. Però ho l’impressione che a Cuba l’informazione in questa circostanza sia molto aperta, dinamica, libera e completa.

D. - Quando si vedranno gli effetti concreti di questa visita, di questo processo di disgelo, ormai avvenuto anche grazie alla mediazione della Santa Sede?

R. - Molti effetti già si sono visti a partire dal 17 dicembre 2014, quando Castro e Obama hanno dato l’annuncio di un’apertura di relazioni diplomatiche “normali” ringraziando quello che era stato l’intervento discreto, silenzioso ma molto efficace di Papa Francesco. Da quel giorno sono stati fatti moltissimi progressi da una parte e dall’altra. Ora manca una questione fondamentale: la fine dell’embargo e del blocco economico statunitense a Cuba. Solo questo può dare un’altra successiva e definitiva svolta, perché senza questa deroga sarà difficile che i rapporti possano essere considerati normali. Quando Obama arrivando all’Avana ha detto “questo è il primo passo di un percorso impegnativo che deve offrire altri risultati” si riferiva in modo specifico a questo punto, cioè all’embargo.

D. - Tra i primi passi concreti dopo l’arrivo di Obama a Cuba, oltre alla passeggiata nel centro storico dell’Avana c’è anche l’incontro con l’arcivescovo della capitale cubana Ortega. Anche questo è un passo importante …

R. - Molto importante! È andato a piedi alla cattedrale dove è stato accolto dal cardinale Ortega con il quale si è intrattenuto in una lunga conversazione. Ha salutato numerosi fedeli che erano sia all’interno sia all’esterno della cattedrale. Questo, secondo me, sottolinea da una parte l’omaggio del Presidente alla Chiesa cubana e in un qualche modo alla Chiesa statunitense che lavorano da molti decenni per questo incontro. E, dall’altra, è un omaggio alla Santa Sede, consapevole, come una volta disse Papa Francesco, che la fine di questo antagonismo fra Cuba e gli Stati Uniti non poteva che portare vantaggi a tutte le nazioni latino-americane e al rapporto fra Stati Uniti e il resto dei Paesi dell’emisfero americano.

D. - Questa visita come cambierà il futuro della Chiesa cubana?

R. - Io penso che questa visita per quanto riguarda la Chiesa cattolica, ma anche per Chiese cristiane che sono presenti a Cuba avrà una sua importanza, ma non immediatamente: non c’è un rapporto immediato, meccanico tra la visita e la vita delle comunità ecclesiali a Cuba, però aiuterà a migliorare notevolmente il clima di libertà, di pluralismo, dei diritti democratici, del rispetto dei diritti umani. Sono tutte preoccupazioni che le Chiese, in particolare quella cattolica, hanno sempre posto tra le priorità nella prospettiva di una normalizzazione dei rapporti e della modernizzazione di Cuba. La Chiesa cattolica è molto impegnata nel sostenere, tutte le volte in cui sia possibile e giusto, la modernizzazione del Paese e le riforme del presidente Raoul Castro. Questa visita è uno slancio per tutto il processo e quindi anche per la vita delle Chiese, in particolare quella cattolica.








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