2016-03-21 13:11:00

Grecia in difficoltà sull'applicazione del piano migranti


Ci sono difficoltà per la piena applicazione del piano per il rimpatrio dei migranti varato venerdì scorso dopo l’accordo tra Unione Europea e Turchia. Il programma è entrato in vigore tra sabato e domenica scorsi. A frenare è la Grecia, che afferma di aver bisogno di tempo, mezzi e personale sufficienti. Intanto in Mar Egeo si segnalano nuovi naufragi e vittime. I corpi senza vita di due bimbe di uno e due anni sono stati recuperati ieri dalla Guardia Costiera greca. Sulle difficoltà del Paese ellenico, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Fulvio Scaglione, editorialista di Famiglia Cristiana:

R. – I problemi che l’intera Europa non è riuscita a risolvere si scaricano ora solo sulla Grecia. Qui si tratta di problemi politici, cioè dell’atteggiamento generale da tenere nei confronti del fenomeno migratorio, ma anche di problemi pratici, perché questo piano migranti, che è stato siglato tra l’Ue e la Turchia ora deve essere implementato praticamente in esclusiva dalla Grecia, quindi con una questione di trasporti dei migranti che devono essere rimandati in Turchia e quelli che devono essere distribuiti in Europa, di espletamenti burocratici, di visti, di impronte digitali, che ricade tutto su questo piccolo Paese dove, non bisogna dimenticarsi, nel 2015 sono arrivati più di 800 mila migranti. Quindi la Grecia è sola rispetto ad un compito immane.

D. – Forse è stato dato il via con troppa fretta a questo programma?

R. – Io credo che in molti Paesi europei, per primo la Germania, ci sia un po’ di smania per mettere fine all’avanzata dei vari populismi di destra e destra estrema, però la fretta è sempre una cattiva consigliera soprattutto quando c’è tanta fretta dopo tanta inerzia. C’è una politica di respingimenti, nel senso che i migranti dovrebbero essere censiti e rimandati indietro in attesa di esaminare la validità o meno della loro domanda d’asilo. Si è creato un meccanismo complicatissimo, che io non credo possa funzionare e sicuramente non può funzionare nel breve termine, perché devono essere mandati più di 4 mila funzionari in Grecia per provvedere a tutto, e soprattutto credo che sia un accordo che, più che nell’interesse dei migranti, trova le sue  ragioni nell’interesse politico di chi lo ha stipulato e quindi sia dell’Unione Europa che della Turchia.

D. - Non c’è scritto nulla in questo piano sulla salvaguardia di quanti comunque si metteranno in mare con i rischi che ben conosciamo?

R. - No, questo piano lascia praticamente una discrezione quasi totale alla Turchia, che potrà usare il rubinetto dei migranti, come ha fatto per altro negli ultimi tempi, per mettere più o meno sotto pressione l’Unione Europea. Mi sfugge quale sia il meccanismo con cui noi europei potremmo controllare che la Turchia effettivamente mantenga le promesse che fa e usi i miliardi che riceverà per i migranti e non per altre ragioni.








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