2016-03-19 12:00:00

Mons. Bruguès in Turchia: la diplomazia del libro apre i cuori


Un vero e proprio successo: così mons. Jean-Louis Bruguès, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, ha definito la sua ultima missione in Turchia che aveva come obiettivo quello di far conoscere in profondità il lavoro della Biblioteca Apostolica e dell’Archivio Segreto Vaticano. Quella turca si può considerare una nuova tappa del progetto legato alla cosiddetta "diplomazia della cultura e del libro" in grado di costruire ponti di dialogo in casi difficili, laddove la diplomazia ufficiale stenta. Ascoltiamo mons. Bruguès al microfono di Federico Piana:

R. – In Biblioteca c’è un regolamento pratico: l’ambasciatore si presenta dal Papa, poi dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ed in seguito alla Biblioteca: siamo il terzo livello delle visite diplomatiche. Il nuovo ambasciatore della Turchia, quando è stato nominato, è venuto da me, mi ha regalato dei libri per la Biblioteca e mi ha proposto di fare un viaggio in Turchia. Lo scopo era quello di far conoscere sia la Biblioteca che l’Archivio segreto. Bisogna ricordare che l’opinione pubblica in Turchia ha un concetto piuttosto negativo sia della Santa Sede sia dell’Archivio, perché è segreto: e dunque si pensa che ci siano dei segreti che la Chiesa non vuole rivelare al pubblico. Sono stato invitato a Istanbul, dove c’è una bellissima università – l’università delle Belle Arti – e mi hanno chiesto di presentare sia la Biblioteca sia l’Archivio davanti ad un pubblico composto da 400 studenti. L’attenzione è stata veramente grande! È stato un momento gradevole: avendo io insegnato per 25 anni, ho recuperato quasi una nuova giovinezza davanti al pubblico. E ho detto agli studenti: “La Biblioteca, come anche l’Archivio, sono aperti a tutti gli studiosi, anche agli studiosi turchi. Per cui, se volete, potete lavorare con noi”. Ho ricevuto una risposta entusiasta. E poi abbiamo fatto una cena con loro. Il secondo scopo era quello di andare a Smirne: il nuovo arcivescovo di Smirne è un domenicano, lo avevo conosciuto in passato, e mi ha chiesto di fare una conferenza pubblica per presentare un libro scritto da poco, la Biblioteca e l’Archivio. E poi abbiamo celebrato insieme le Ceneri nella Cattedrale, che adesso non è molto visitata. La comunità levantina si è veramente ridotta nel tempo…

D. – Questo cosa vuol dire, dal punto di vista anche diplomatico?

R. – Nella biblioteca c’è una dimensione scientifica. Ci sono circa 15 mila studiosi che ogni anno vengono da noi per studiare, per fare ricerca. Ma c’è anche una seconda dimensione, che all’inizio non avevo ben capito: cioè, la cultura è in alcuni casi, più difficili e più tragici, l’unico modo di creare ponti quando le diverse attività della mente umana potrebbero creare frontiere, separazioni, opposizioni. E quindi, facendo questo viaggio in Turchia, dove di nuovo – ripeto – l’opinione pubblica era piuttosto negativa, ho voluto dimostrare l’apertura della Chiesa tramite il canale della cultura.

D. – Questo vuol dire che la tappa turca rientra nel più vasto progetto che lei più volte ha definito ‘la diplomazia del libro e della cultura’ e che la Biblioteca Apostolica Vaticana ha avviato ormai da tempo…

R. – Sì, da quasi tre anni. Questa politica presenta tre dimensioni. La prima è che sono stato invitato dai governo di Belgrado, Sofia, Bucarest e anche dai Patriarchi, che mi hanno chiesto di aiutare sia le Chiese locali – ortodosse naturalmente – sia i Paesi a ritrovare, ricostituire, la loro memoria danneggiata dalla guerra, quando le biblioteche nazionali furono bruciate o distrutte. E quindi la prima dimensione, molto interessante, è che le Chiese ortodosse chiedono al Vaticano – alla Chiesa cattolica universale – un aiuto, un appoggio, per ritrovare, ricostituire la propria memoria. La Biblioteca Vaticana adesso è diventata come una “biblioteca madre” per queste biblioteche nazionali ed ecclesiastiche. La seconda dimensione è l’America Latina: ho ricevuto tre settimane fa il nuovo ambasciatore dell’Uruguay, che mi ha chiesto se fosse possibile ricevere sia in Biblioteca sia in Archivio la persona responsabile dell’Archivio nazionale. Questa signora vorrebbe studiare il nostro modo di lavorare, restaurare e accogliere gli studiosi. E quindi ho proposto alla signora di rimanere da noi una, due, forse tre settimane, per studiare il modello della Biblioteca Vaticana. E la terza dimensione è l’Estremo Oriente. L’anno scorso sono andato a Tokyo per inaugurare una bellissima mostra e adesso ne stiamo preparando una itinerante in Cina, nell’estate del prossimo anno, per far conoscere al pubblico cinese gli antichi manoscritti che ora si trovano nella nostra Biblioteca. Per presentarli al grande pubblico verranno totalmente digitalizzati.








All the contents on this site are copyrighted ©.