2016-03-19 14:57:00

Accordo Ue-Turchia, l'esperto: sono espulsioni collettive


Un attacco ai diritti umani: questo il commento delle organizzazioni umanitarie dopo l’accordo Ue-Turchia sui migranti, raggiunto ieri a Bruxelles. Un’intesa considerata cinica, che dimostra l’evidente intenzione dell’Unione Europea di voler voltare la faccia alla crisi globale dei rifugiati. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Tre miliardi di euro in più alla Turchia e, in seguito, la probabile accelerazione sulla liberalizzazione dei visti e un possibile passo in avanti verso l’adesione di Ankara all’Ue. E’ la contropartita versata dall’Europa in cambio dei rimpatri dei migranti che arriveranno illegalmente sulle coste greche e che fa parte del controverso accordo raggiunto ieri, in vigore già da domani, che prevede in sostanza rimpatri e garanzie legali e il meccanismo dello "scambio uno per uno".  Le istituzioni europee, così come i leader dei 28, parlano di “intesa equilibrata”, il premier turco Davutoglu parla di “giorno storico”, le organizzazioni umanitarie tutte lo definiscono l’“accordo della vergogna”. Salvatore Fachile, dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione:

R. – Questo accordo segna il primo tentativo dell’Unione Europea di utilizzare alcuni strumenti che sono previsti nella normativa europea e che sono, sostanzialmente, quello del rinvio in un Paese terzo che viene considerato “sicuro”. Cioè, questa è la prima volta che l’Unione Europea decide di demandare, di rigettare, in qualche maniera, l’idea di accogliere il richiedente e di poter rispedire un richiedente asilo che lei – l’Unione Europea – considera un Paese sicuro. A questo viene associata questa idea per cui la Turchia è un Paese “sicuro”, anche se non rispetta per niente i requisiti del “Paese sicuro” previsti dalla normativa europea. Però, questa associazione – da una parte, l’idea di applicare questo strumento, dall’altra di considerare la Turchia un “Paese sicuro” – fa sì che l’accordo preveda che tutte le persone che arrivano in Grecia se non si fanno identificare vengano immediatamente respinte e, allo stesso modo, se non esprimono la volontà di chiedere protezione internazionale e asilo vengono immediatamente respinte. Se invece, arrivate in Grecia, esprimono la volontà di richiedere asilo, qui è la grandissima novità, l’Unione Europea stabilisce che le loro domande saranno dichiarate “inammissibili”. Incredibilmente, perché vengono da un Paese che l’Unione Europea adesso, da oggi, considera un “Paese sicuro” e quindi vengono immediatamente rispedite in Turchia. In cambio, la Turchia aiuterà l’Unione Europea assieme a una serie di altri Stati e, ovviamente, anche all’Unhcr, a fare una cernita: un numero molto esiguo di persone solo di nazionalità siriana verrà scelto, senza dei  criteri, per essere riportato in Europa in cambio del fatto che tutte le domande presentate in Grecia sono considerate inammissibili e quindi i loro richiedenti sono stati, mi ripeto incredibilmente, rispediti in Turchia. Si tratta di una misura che l’accordo definisce essere “transitoria” e “temporanea”. Questo perché definire questa misura – così tanto fuori da quelle che sono state le politiche normative  e le scelte dell’Unione Europea degli ultimi 50 anni –  “eccezionale e transitoria” significa in qualche maniera giustificarsi soprattutto dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo che, sicuramente, verrà adita perché, di fatto, il meccanismo immaginato da questo accordo è una forma di rimpatrio collettivo dei richiedenti asilo.

D. – E quindi parliamo di “espulsioni collettive”, nonostante l’Unione Europea si sia affannata a dire che non è questo il caso…

R. – Ma sì, certo. E’ assolutamente chiaro che, nonostante la dichiarazione di principio per cui verranno analizzate le posizioni individuali, si tratta di un meccanismo che si basa sul concetto di rimpatrio collettivo, perché collettivamente viene considerata la Turchia un “Paese sicuro”, collettivamente viene utilizzato lo strumento della inammissibilità, quindi non può che venir fuori, ovviamente, un processo di rimpatrio collettivo. Il fatto stesso che l’Unione Europea tenti in tutti i modi di dichiarare il contrario è ovviamente segno della grandissima paura che ha che venga sollevata, davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, la violazione del divieto di rimpatri collettivi. Nel frattempo, però, si saranno ugualmente ottenuti i risultati, perché i tempi della giustizia sono così lenti che, nel frattempo, si sarà ugualmente raggiunto l’obiettivo politico: quello di bloccare la frontiera tra Grecia e Turchia, quindi di spezzettare e di rendere molto più diffuso in tutto il Mediterraneo il passaggio. Significa che queste 700 mila persone, il numero di coloro che sono passati l’anno scorso da quella frontiera, si sparpaglieranno su molte più frontiere, pagheranno molto di più i trafficanti, rischieranno molto di più la vita, ma non è che si fermeranno in Turchia. Nessuna persona ritiene essere tutelata dalla Turchia.

D. – Si continua a parlare di siriani, ma si sa che ci sono tante altre popolazioni che teoricamente avrebbero lo status di richiedenti asilo. Di queste persone, cosa ne sarà? Parliamo di afghani, di eritrei…

R. – Per gli afghani e gli eritrei, ci sarà una situazione paradossale per cui, molto probabilmente, queste persone resteranno incastrate in Turchia. Dubito che la Turchia riesca a rimpatriare forzatamente gli afghani o gli eritrei ma, sicuramente, tutto questo varrà per tutti gli altri. Per afghani ed eritrei, invece, il paradosso è incredibile perché l’Unione Europea riconosce loro sempre una protezione però, se provano a entrare dalla Turchia, verranno lì rispediti proprio perché considerato un “Paese sicuro”. Ricordiamoci però che la Turchia non ha ratificato la Convenzione di Ginevra “in toto”, l’ha ratificata con una limitazione geografica importantissima. La Turchia riconosce il diritto di presentare la domanda di asilo solo agli europei. L’afghano, l’eritreo, non hanno il diritto di presentare una domanda di asilo in Turchia, perché per loro non esiste la Convenzione di Ginevra e questo non nella prassi, ma nel diritto. Tutte queste persone saranno tutte degli “irregolari” in Turchia, bloccate in Turchia. Non potranno neanche fare il reinsediamento perché non sono siriani, quindi vengono abbandonate lì e prima o poi cercheranno altre rotte più pericolose. E qualcuno riuscirà ad arrivare in Europa tra anni.








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