2016-03-18 14:42:00

Il dramma dei cristiani pakistani in fuga verso la Thailandia


Continua la fuga dal Pakistan dei cristiani a causa della legge sulla blasfemia. Maria Laura Serpico ha chiesto al segretario dell’Associazione “Pakistani Cristiani in Italia”, Mobeen Shahid, in quali condizioni si trovino le migliaia di cristiani giunti in Thailandia, Paese che non ha firmato la Convenzione sui Rifugiati del 1951 né il successivo Protocollo del 1967:

R. – Il fenomeno dell’immigrazione clandestina dei cristiani del Pakistan in Thailandia è particolare perché il Paese non rientra tra i Paesi firmatari dell’accordo riguardo l’accoglienza dei migranti. I cristiani del Pakistan sono migrati a causa della persecuzione e per abuso della legge sulla blasfemia in Pakistan sia verso lo Sri Lanka che Indonesia, Malesia e Thailandia. Le stime governative thailandesi riguardo il numero dei cristiani immigrati nel Pakistan sono intorno ai cinquemila. Altre ong internazionali che stanno cercando di aiutare questi immigrati cristiani mi hanno fatto sapere che il numero si attesta intorno alle 25 mila persone.

D. – Dove e in quali condizioni vivono i cristiani giunti sul suolo thailandese?

R. – I cristiani costretti dalla persecuzione sono sparsi sul territorio nazionale; non ci sono delle città dove ci sia una maggiore concentrazione. Si trovano in una situazione disastrosa perché dopo aver speso quel poco che hanno potuto portare con sé, molti cristiani che sono presenti sul territorio thailandese, purtroppo, anche a causa dell’estrema povertà e di mancata assistenza da parte delle autorità thailandesi stanno affrontando una situazione di sopravvivenza estrema perché non riescono a trovare né con cosa vestirsi né dove andare a cercare da mangiare. Alcune organizzazioni insieme all’Associazione Cristiani Pakistani in Italia hanno minimamente provveduto a portare un aiuto in termini di cibo a questi cristiani. La Chiesa in Thailandia potrebbe prendere esempio da quella in Sri Lanka che ha aperto le proprie porte; anche i cristiani dello Sri Lanka avevano aperto le proprie porte per ricevere a casa questi immigrati a causa della persecuzione religiosa e potrebbero rivolgere un invito a quella thailandese affinché faccia altrettanto, perché lo Stato, purtroppo, non prende una posizione. Il governo pakistano, da quello che so, qualche mese fa ha inviato un proprio ministro federale in Thailandia dichiarando che non ci sono problemi per i cristiani in Pakistan. Per cui, ha affermato una volta di più il rifiuto di qualsiasi tipo di riconoscimento e anche di possibilità di assistenza umanitaria per questi immigrati.

D. – Quindi, sono a tutti gli effetti degli illegali, dei criminali?

R. – Sì, sono considerati immigrati clandestini perché ovviamente sono arrivati senza un normale visto di ingresso e sono residenti localmente senza un documento. In questa maniera sono considerati criminali: il loro crimine sarebbe scappare per salvare la propria vita dal Paese dove sono perseguitati a causa della religione...

D. – Qual è la posizione dell’Unhcr in merito a questa situazione?

R. – L'Unhcr ovviamente riconosce il diritto del rifugiato. So che sta provando ad assistere questi immigrati ma, purtroppo, c’è poca collaborazione da parte delle autorità governative thailandesi.








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