2016-03-17 13:59:00

Vertice europeo sui migranti. Di Tora: non essere disumani


Al via oggi a Bruxelles il vertice del Consiglio europeo per l'approvazione da parte dei  capi di Stato e di governo del piano di azione con la Turchia sui migranti. Ankara si è impegnata a riprendere tutti i profughi privi di documenti giunti nell’Unione europea e inviare al loro posto rifugiati siriani regolarmente riconosciuti, ottenendo in cambio stanziamenti per 6 miliardi di euro, l'accelerazione dei negoziati sulla liberalizzazione dei visti e sull'adesione all'Unione. Sulla difficile situazione che coinvolge tanti civili in fuga, Federico Piana ha sentito mons. Guerino Di Tora, presidente della Commissione Cei per i migranti:

R. – Di fronte a questa situazione - che è sotto gli occhi del mondo intero - di gente che fugge dalla guerra, dalla miseria, donne, mamme, bambini, padri, e vedere questi muri che vengono alzati, queste frontiere, questi fili spinati che vengono nuovamente innalzati, si chiude il cuore umano. Diventa il senso di una disumanità di fronte a questa realtà. Prima ancora di tante situazioni, di problemi, c’è il diritto di ogni persona alla sopravvivenza, alla ricerca di quella che può essere una situazione e il Papa fa appello a ripartire primariamente da quello che è la necessità del momento. Leggere i segni dei tempi significa capire quali sono oggi le situazioni che stiamo vivendo. Il problema migratorio oggi è quello che risponde alla situazione di questo momento, il mondo che si sta spostando dalla realtà del disagio, della difficoltà, della morte, della miseria, verso la ricerca di un benessere, di una sicurezza. Io immagino tutte queste mamme, padri  che vogliono dare una speranza ai loro figli.

D. – A Bruxelles c’è un vertice decisivo con i turchi per fermare il flusso verso i Balcani. E dopo la chiusura della rotta balcanica i trafficanti hanno riattivato massicciamente la traversata dalla Libia …

R. - Queste sono due situazioni che evidentemente camminano insieme. La realtà della politica deve trovare il modo, la forma migliore, più giusta, per poter regolamentare questo flusso oppure creare quei luoghi di accoglienza più prossimi alle nazioni da cui si fugge. È chiaro che in questo contesto, ogni controparte tende a cercare il meglio per sé. E purtroppo tante volte a farne le spese è la povera gente, i  migranti che vedendo chiuse oggi le rotte balcaniche tornano alla situazione - anche se più pericolosa - dei barconi in mare e quindi la fuga dalla Libia, dalla Tunisia o da zone limitrofe per riappropriare questo approccio con la terraferma e l’Europa. Tutto questo accade con gravi rischi perché sappiamo che questi barconi sono carrette del mare e quindi quello che può significare. Noi dobbiamo pensare che la gente che rischia di morire in mare, di lasciare la propria vita tra le onde, è segno che almeno quella è la speranza, perché dall’altra parte non trova nulla. Del resto non possiamo oggi immaginare che il fenomeno migratorio, questo flusso di enormi popolazioni possa essere fermato con muri o cose del genere. È uno di quei fenomeni epocali che oggi si sta realizzando e che era stato previsto da tanto tempo, solo che non è stato preso in considerazione e ci si è trovati quindi all’improvviso con un fenomeno che oggi nessuno da solo è in grado di poter governare. Occorre l’Europa intera per fare questo! Anzi, essendo un fenomeno mondiale, deve poterlo governare l’Onu.








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