2016-03-16 12:35:00

Nigeria. Boko Haram attacca una moschea, 25 le vittime


Attentato-kamikaze all’interno di una moschea alle porte di Maiduguri, capitale dello Stato del Borno, nel nord della Nigeria. Almeno 25 le vittime. L'ennesima stage è stata compiuta da due donne e la matrice sarebbe quella dei jihadisti di Boko Haram. Massimiliano Menichetti ha intervistato Anna Bono, docente di Storia dei Paesi e delle istituzioni africane presso l'Università di Torino:

R. – Boko Haram vuole eliminare i cristiani dal nordest a maggioranza islamica. Inoltre, vuole – e per questo attacca anche le moschee e i fedeli islamici – una pratica religiosa più rigorosa, perché è un movimento integralista. L’obiettivo più estremo è quello di imporre la Legge coranica in Nigeria.

D. – Il governo nigeriano combatte questo estremismo ma sembra lontano dal riuscire a sconfiggerlo: perché?

R. – Intanto, perché il gruppo è molto radicato nel territorio e questo dipende dal fatto che è da molti anni che si è formato e per molti anni ha agito quasi indisturbato. In secondo luogo, io credo che il problema principale della Nigeria, sotto questo profilo ma anche sotto molti altri, sia quello della corruzione. La Nigeria è uno dei Paesi più ricchi del mondo, nel senso che è il primo produttore africano di petrolio, e da decenni, ma è anche uno dei Paesi più poveri del mondo, con tuttora più del 60% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà.

D. – E che relazione c’è, dunque, tra il terrorismo e la corruzione?

R. – La povertà favorisce il reclutamento di terroristi, magari non convinti dal punto di vista religioso, trattandosi di Boko Haram, ma convinti dal fatto di ricevere una paga, un salario, un compenso. E poi, c’è il fatto che, anche il denaro stanziato per acquistare armi, per formare l’esercito che è stato spostato al nordest proprio per combattere i terroristi jihadisti di Boko Haram, anche quel denaro sparisce. Un fenomeno che si è verificato spesso è quello di contingenti militari che, invece di difendere le comunità, invece di attaccare o perlomeno di arginare Boko Haram quando attacca, scappano sostenendo, per l’appunto, di non essere in grado di farlo essendo meno equipaggiati.

D. – È stato asserito un legame con il terrorismo del sedicente Stato islamico. Ma quanto Boko Haram persegue un proprio fine nel territorio e quanto appartiene alla galassia del terrorismo internazionale?

R. – Questo è un punto interrogativo che si cerca di chiarire. Quello che è certo è che l’alleanza è stata stabilita già da oltre un anno. Si ha la certezza di rapporti: si è avuta notizia certa del trasferimento di forse centinaia di miliziani di Boko Haram, che sono partiti per la Libia proprio per sostenere l’Is, e contribuire lì al suo rafforzamento.

D. – Per quanto riguarda la Nigeria, il governo recentemente aveva dichiarato di aver inferto un colpo a Boko Haram, ma così non sembra…

R. – È una rivendicazione, un’affermazione ricorrente. Non è così. Praticamente non passa settimana senza un attentato di proporzioni minori per gravità e vittime. È vero che, rispetto al 2014, quando Boko Haram era riuscito a conquistare una notevole estensione di territorio incluse diverse città piuttosto importanti nel nordest, rispetto a quell’epoca Boko Haram ha perso posizioni. Ciò non tanto grazie all’intervento militare della Nigeria, ma grazie a quello dei Paesi vicini e in particolare del Chad.

D. – Perché poi, lo ricordiamo, Boko Haram attacca anche in Ciad, Camerun…

R. – Anche in Niger. Infatti, sono i Paesi che hanno per esempio proibito l’uso del velo integrale proprio per cercare di limitare il pericolo di attentati come quello di oggi che – ricordiamolo – è stato compiuto da due donne. Questa è ormai diventata un’abitudine per Boko Haram che addirittura impiega non donne ma bambine, approfittando del fatto che, con il velo integrale, è più facile passare inosservati e soprattutto nascondere esplosivo. Quella che servirebbe è un’azione più decisa da parte dei governi interessati, perché senza un loro reale impegno forte dall’esterno è molto difficile pensare di riuscire a fare qualcosa.








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