Negli anni i fumetti hanno contribuito a combattere l’indifferenza sensibilizzando
i giovani a una nuova cultura di solidarietà. Maria Laura Serpico ne
ha parlato con Carlo Climati, relatore della conferenza “L’arte del
fumetto e i suoi messaggi di speranza” svoltasi presso l’Università Europea di Roma
all’interno del Laboratorio di comunicazione “Non sei un nemico!”:
R. – Il laboratorio di comunicazione “Non sei un nemico!”
dell’Università Europea di Roma ha l’obiettivo di esplorare un po’ tutti i mezzi di
comunicazione che ci sono oggi: dai social network alla televisione alla radio al
cinema. E anche il mondo dei fumetti è da considerare uno strumento di comunicazione,
perché comunica tanti valori, tanti messaggi, e questo l’ha sempre fatto. Per questo
mi è sembrato simpatico poter riflettere un po’ con i giovani del tema del fumetto,
soprattutto perché tanti ragazzi, tante ragazze di oggi, sembra non conoscano molti
fumetti che hanno fatto la storia di questa arte.
D. – Qual è l’obiettivo dell’incontro?
R. – L’obiettivo dell’incontro è quello di scoprire
insieme ai giovani i messaggi che vengono offerti dal mondo dei fumetti. Chiaramente
c’è stata una evoluzione del fumetto, ci sono stati sempre linguaggi diversi, ma ciò
che accomuna questo strumento è in fondo la sua bellezza come arte. Lo possiamo considerare,
quindi, una vera e propria arte e l’obiettivo, in fondo, è proprio quello di farlo
scoprire come arte, considerarlo come un’arte e non soltanto una parentesi di svago,
un momento di divertimento, ma un momento importante di dialogo e di incontro.
D. – I fumetti, quindi, contribuiscono a diffondere
una nuova cultura di solidarietà?
R. – Io penso che molti fumetti contribuiscano a diffondere
una cultura di solidarietà. Ci sono tante bellissime storie che hanno questo tipo
di cultura. Penso ad esempio ad una storia di Asterix, che si chiama “Asterix e la
zizzania” e racconta la storia di un tentativo da parte dei romani di inserire nel
villaggio dei Galli un seminatore di discordia, un seminatore di zizzania. All’inizio
questo personaggio riesce effettivamente a creare scompiglio tra le persone, riesce
a farle litigare fra di loro, ma poi con il buon senso, con la bellezza del dialogo,
con la bellezza dell’incontro, torna la pace in questo villaggio dei Galli. Alla fine,
quindi, Asterix, Obelix, Panoramix e tutti gli altri capiscono il valore della solidarietà,
dell’amicizia e quindi il tentativo di creare scompiglio attraverso la zizzania fallisce.
Questo, ad esempio, è un invito chiaro alla solidarietà, all’unità che, vissuta attraverso
il linguaggio del fumetto, raggiunge i giovani.
D. – Perché invece è possibile attribuire ai fumetti
un ruolo formativo ed educativo?
R. – E’ sicuramente possibile attribuire un ruolo
educativo ai fumetti, perché i fumetti sono compagni di strada della vita dei giovani
e come tutti i mezzi di comunicazione, tipo la musica, il cinema, riescono a portare
dei messaggi, raccontano delle storie e non c’è nulla di più appassionante dell’ascoltare
delle storie. Spesso, infatti, se noi vogliamo trasmettere un messaggio e lo vogliamo
trasmettere con una predica, con un allarme, con un invito, con un imperativo, noi
non riusciamo a raggiungere il cuore dei giovani. Ma se questo messaggio arriva attraverso
una storia, attraverso un buon esempio, attraverso anche l’allegria e la simpatia,
questo messaggio arriva più facilmente.
D. – Cosa ha caratterizzato la storia italiana del
fumetto?
R. – L’Italia è un Paese veramente importante per
la storia del fumetto, anche a livello mondiale. In Italia abbiamo avuto dei grandissimi
artisti, ma soprattutto abbiamo avuto una grande tradizione di fumetti, prodotti attraverso
delle riviste storiche e mi riferisco ad esempio al “Corriere dei Piccoli”, al “Corriere
dei Ragazzi”, “Eureka”. Ecco sono tante testate, soprattutto testate di fumetto collettivo,
testate quindi che riunivano diversi autori. Ricordo molto bello, molto importante
soprattutto “Il Giornalino”, che ha avuto una grande storia per tutti i bambini: è
stata una raccolta di grandi autori, dove soprattutto c’era l’intenzione educativa
e spesso anche quella di portare valori cristiani. Direi, quindi, che l’Italia certamente
occupa un posto molto importante nella storia del fumetto mondiale.
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