2016-03-14 10:00:00

Chiara Lubich e la pace tema dell'ottavo anniversario della morte


Chiara Lubich e la pace. E’ questo il tema del 14 marzo 2016, ottavo anniversario della scomparsa della fondatrice del Movimento dei Focolari e ventennale del Premio Unesco a lei assegnato come "Educatrice alla pace". Il suo infaticabile ruolo svolto per gettare semi di amore e pace fra gli uomini ha dato frutti in diversi Paesi del mondo. Sarà questa l’occasione per testimoniarlo in eventi organizzati in Africa e nei Balcani, in America, Asia ed Europa. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Chiara Lubich ha sempre visto nella pace il frutto del vivere l’unità, l’effetto cioè di un amore reciproco forte come quello che ha avuto il Padre celeste per noi fino a dare suo Figlio per la nostra salvezza. "Per questa spiritualità", diceva Chiara nel "96 ricevendo il Premio Unesco, "oggi uomini e donne tentano di essere, almeno là dove si trovano, germi di un popolo nuovo, di un mondo più solidale, più fraterno e quindi più unito". Ed è quanto testimonia da Bangui in Centrafrica, Patrick Moulo, che vive così con la sua comunità:

“La spiritualità dell’unità significa che siamo tutti, come uomini, figli di Dio. Dunque, quando incontro qualcuno, anche straniero, per me è un fratello da amare. E così, farsi uno con gli altri, fare attenzione all’altro, è un modo di essere portatori di pace. Per me la pace è quando sono nella verità con gli altri, quando ho dei rapporti di fraternità con gli altri, così siamo una famiglia. Credo che sia così. Certo non è facile per un Paese che vive in situazioni di conflitto. Ma bisogna che qualcuno inizi, no? Poi tanta gente seguirà l’esempio”.

Celebrazioni, in questa occasione, anche in Colombia, da qui arriva la testimonianza della focolarina Leidy Vargas, che racconta come il pensiero di Chiara Lubich abbia dato una nuova impostazione alla ricostruzione del tessuto sociale da decenni devastato dalla guerra:

“Il messaggio di Chiara ha reso le persone capaci di cambiare la logica violenta di rapportarsi per riconoscere l’altro. Ci sono state tante esperienze di perdono sia all’interno delle famiglie che fuori. C’è stato anche un lavoro concreto attraverso la promozione della cultura della legalità per cambiare le strutture politiche e poi ancora un lavoro di educazione alla convivenza. Tutto questo non è un’utopia, è una realtà, ma si costruisce con persone che hanno questa capacità di riconoscere l’altro come diverso da sé, e con un suo valore, oltre le situazioni contrarie”. 

Pace e accoglienza nella testimonianza di Chiara Lubich, questo al centro delle celebrazioni a Sarajevo, in Australia e in Germania, Paesi coinvolti nel difficile fenomeno delle migrazioni, mentre avrà carattere interreligioso l’appuntamento a Houston negli Stati Uniti, perchè l'ideale dell' unità che porta alla pace, così come lo ha vissuto Chiara, non ha limiti. Ancora la testimonianza, da Bangui, di Patrick Moulo:

“Non importa essere cristiani o avere una fede diversa: abbiamo tante cose da donarci l'un l’altro, sia nel pensiero che negli aspetti materiali… siamo tutti ricchissimi!”.

Anche in Corea sono tanti gli appuntamenti tra le diverse comunità, per rivivere l'eredità di Chiara Lubich in rapporto alla pace, mentre in Medio Oriente questo anniversario sarà l'occasione per far convergere l'impegno e la preghiera di tutti a rendere il mondo più unito. In Italia, a Roma, 280 giovani, insieme a giornalisti e studiosi si ritrovano in parlamento per discutere i contenuti di un manifesto con proposte concrete sulla pace, il disarmo e la riconversione industriale. Altri eventi sono in programma a Pisa, a Genova e a Milano.








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