2016-03-10 16:30:00

Tornano le Giornate Fai di Primavera: 380 luoghi da visitare


Domani, sabato 19 marzo, avrà inizio la 24° edizione delle Giornate Fai di Primavera per la valorizzazione dei patrimonio culturale italiano. Daniela Bruno, responsabile Ufficio Valorizzazione Beni del Fai, ha spiegato a Maria Laura Serpico in cosa consistono queste giornate:

R. – Sono una campagna nazionale, una manifestazione nazionale che da 24 anni a questa parte coinvolge e ha coinvolto otto milioni e mezzo di italiani e li spinge, grazie ai nostri volontari, ai volontari diffusi su tutto il territorio - oltre settemila - alla scoperta di un’Italia mai vista, che a volte è chiusa per varie circostanze, che a volte semplicemente non è conosciuta, e per questo non è amata, non è frequentata.

D. – Chi sono i ciceroni del Fai?

R. – I ciceroni del Fai sono dei ragazzi delle scuole superiori che vengono formati dai loro professori durante l’anno, in modo da diventare delle piccole guide turistiche che accompagneranno i visitatori che vorranno partecipare alla giornata FAI di primavera alla scoperta di questa Italia mai vista.

Marco Magnifico, vice presidente del Fai, ci ha parlato della collaborazione tra il Fondo Ambiente Italiano e la Rai…

R. – La Rai è la più grande azienda culturale del Paese e deve dimostrarlo. Magari negli anni scorsi è un poco caduta su questa cosa, l’ha un poco persa per strada. Quindi una partnership in cui noi collaboriamo con la più grande industria culturale del Paese è un grande onore per noi. E dare visibilità al lavoro che settemila italiani volontari fanno a favore del Paese è qualcosa di cui la Rai è giusto si accorga, da questo punto di vista. Quindi è un grande onore avere la Rai al nostro fianco.

D. – Come funziona il processo di selezione dei monumenti?

R. – E’ totalmente in capo ai nostri volontari, sono loro che decidono: la loro fantasia, il loro entusiasmo, le loro conoscenze. Ed ora sempre di più, però, succede anche che gli stessi sindaci o assessori ci chiedano: “Possiamo aprire in giornata Fai?” Ci date cioè la vostra forza per dare rilievo al nostro monumento che è chiuso. Quindi, direi che stia sempre più aumentando l’offerta spontanea e questo naturalmente è un bellissimo segno.

D. – Il Fai da parte sua cosa ha dato al Paese?

R. – Questo esempio di cittadini che volontariamente fanno, ammazzandosi di fatica, questa fatica gigantesca, è molto coinvolgente. Va bene se uno, infatti, lo fa perché pagato, ma questi nostri volontari lo fanno da volontari. E questo è l’esempio, cioè la grande forza dell’esempio, l’esempio trascina più di qualsiasi cosa. Naturalmente trascina persone educate, che hanno voglia di farlo. Lo spirito di emulazione, però, emulare le cose belle. Ecco, quindi, cosa ha fatto il Fai: ha cercato di fare in modo che un numero sempre maggiore di cittadini emulasse un bel modo di essere italiani. Nel dna anche del più “rozzo” degli italiani c’è sempre un seme che se innaffiato è pronto a germogliare e a dare cultura. Ce l’abbiamo veramente nella nostra pelle, molto più che altri Paesi. Come ha detto il ministro Franceschini, infatti, in tutti i paesi d’Italia ci sono delle opere d’arte. Qualsiasi italiano è nato al cospetto di un’opera d’arte.

Il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha spiegato perché supportare il Fai…

R. – Perché il Fai fa un lavoro straordinario, meritorio, valorizza il patrimonio meno conosciuto dell’Italia minore, in alcuni casi gestisce anche siti che altrimenti sarebbero chiusi, e quindi è davvero completamente in sintonia con quello che stiamo cercando di fare e che il Fai ha cominciato a fare prima di noi: la valorizzazione dell’Italia come uno straordinario museo diffuso.

D. – Ci spieghi perché la valorizzazione del territorio non è più un’opportunità, ma una necessità…

R. – Perché è un’opportunità far diventare ogni luogo italiano un attrattore di turismo internazionale, ma è anche una necessità. Non possiamo più reggere, infatti, che alcuni luoghi molto conosciuti abbiano il problema di troppi turisti, essendo luoghi fragili, luoghi d’arte, mentre altri luoghi non abbiano turismo internazionale. Quindi è anche un’esigenza.








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