Domani, sabato 19 marzo, avrà inizio la 24° edizione delle Giornate Fai di Primavera
per la valorizzazione dei patrimonio culturale italiano. Daniela Bruno,
responsabile Ufficio Valorizzazione Beni del Fai, ha spiegato a Maria Laura
Serpico in cosa consistono queste giornate:
R. – Sono una campagna nazionale, una manifestazione nazionale che da 24 anni a
questa parte coinvolge e ha coinvolto otto milioni e mezzo di italiani e li spinge,
grazie ai nostri volontari, ai volontari diffusi su tutto il territorio - oltre settemila
- alla scoperta di un’Italia mai vista, che a volte è chiusa per varie circostanze,
che a volte semplicemente non è conosciuta, e per questo non è amata, non è frequentata.
D. – Chi sono i ciceroni del Fai?
R. – I ciceroni del Fai sono dei ragazzi delle scuole
superiori che vengono formati dai loro professori durante l’anno, in modo da diventare
delle piccole guide turistiche che accompagneranno i visitatori che vorranno partecipare
alla giornata FAI di primavera alla scoperta di questa Italia mai vista.
Marco Magnifico, vice presidente
del Fai, ci ha parlato della collaborazione tra il Fondo Ambiente Italiano e la Rai…
R. – La Rai è la più grande azienda culturale del
Paese e deve dimostrarlo. Magari negli anni scorsi è un poco caduta su questa cosa,
l’ha un poco persa per strada. Quindi una partnership in cui noi collaboriamo con
la più grande industria culturale del Paese è un grande onore per noi. E dare visibilità
al lavoro che settemila italiani volontari fanno a favore del Paese è qualcosa di
cui la Rai è giusto si accorga, da questo punto di vista. Quindi è un grande onore
avere la Rai al nostro fianco.
D. – Come funziona il processo di selezione dei monumenti?
R. – E’ totalmente in capo ai nostri volontari, sono
loro che decidono: la loro fantasia, il loro entusiasmo, le loro conoscenze. Ed ora
sempre di più, però, succede anche che gli stessi sindaci o assessori ci chiedano:
“Possiamo aprire in giornata Fai?” Ci date cioè la vostra forza per dare rilievo al
nostro monumento che è chiuso. Quindi, direi che stia sempre più aumentando l’offerta
spontanea e questo naturalmente è un bellissimo segno.
D. – Il Fai da parte sua cosa ha dato al Paese?
R. – Questo esempio di cittadini che volontariamente
fanno, ammazzandosi di fatica, questa fatica gigantesca, è molto coinvolgente. Va
bene se uno, infatti, lo fa perché pagato, ma questi nostri volontari lo fanno da
volontari. E questo è l’esempio, cioè la grande forza dell’esempio, l’esempio trascina
più di qualsiasi cosa. Naturalmente trascina persone educate, che hanno voglia di
farlo. Lo spirito di emulazione, però, emulare le cose belle. Ecco, quindi, cosa ha
fatto il Fai: ha cercato di fare in modo che un numero sempre maggiore di cittadini
emulasse un bel modo di essere italiani. Nel dna anche del più “rozzo” degli italiani
c’è sempre un seme che se innaffiato è pronto a germogliare e a dare cultura. Ce l’abbiamo
veramente nella nostra pelle, molto più che altri Paesi. Come ha detto il ministro
Franceschini, infatti, in tutti i paesi d’Italia ci sono delle opere d’arte. Qualsiasi
italiano è nato al cospetto di un’opera d’arte.
Il ministro dei beni e delle attività culturali e
del turismo, Dario Franceschini, ha spiegato perché supportare il
Fai…
R. – Perché il Fai fa un lavoro straordinario, meritorio,
valorizza il patrimonio meno conosciuto dell’Italia minore, in alcuni casi gestisce
anche siti che altrimenti sarebbero chiusi, e quindi è davvero completamente in sintonia
con quello che stiamo cercando di fare e che il Fai ha cominciato a fare prima di
noi: la valorizzazione dell’Italia come uno straordinario museo diffuso.
D. – Ci spieghi perché la valorizzazione del territorio
non è più un’opportunità, ma una necessità…
R. – Perché è un’opportunità far diventare ogni luogo
italiano un attrattore di turismo internazionale, ma è anche una necessità. Non possiamo
più reggere, infatti, che alcuni luoghi molto conosciuti abbiano il problema di troppi
turisti, essendo luoghi fragili, luoghi d’arte, mentre altri luoghi non abbiano turismo
internazionale. Quindi è anche un’esigenza.
All the contents on this site are copyrighted ©. |