2016-03-09 16:40:00

Omicidio al Collatino: giocare al gioco della morte


"Il fenomeno dello sballo è in crescita esponenziale. Le nuove generazioni più che mai si nutrono tutti i giorni, tutto il giorno dei sottili veleni dell’edonismo e dell’usa e getta nelle relazioni. Incontrando tanti giovani nelle scuole ci accorgiamo che spesso l’80% dei ragazzi fa uso e abuso di sostanze, di nuove droghe, di alcol. E’ un problema inquietante. Io per tanti anni ho vissuto a contatto con persone che sono finite in questa piovra infernale della tossicodipendenza. Non c’è mai una sola causa e fra le principali c’è la mancanza di senso. C’è un vivere alla giornata per cui ti anestetizzi con mille piaceri fino a drogarti di emozioni". Chiara Amirante, sulla base della esperienza della Comunità Nuovi Orizzonti da lei fondata, ci offre una lettura dell'omicidio di Luca Varani, massacrato a martellate e a lungo torturato da Manuel Foffo e Marco Prato.

Bisogna controllare lo spaccio di droghe

"Ci vorrebbe più attenzione da parte delle forze dell’ordine nel controllare lo spaccio", riprende Amirante. "Le droghe sono una trappola mortale. Già vent’anni fa, andando in strada e cominciando quest’opera di prossimità, mi sono accorta che c’era il ragazzo di buonissima famiglia accanto a quello di borgata. E’ una via che ti porta dritto per autodrade in caduta libera. Eppure io ho visto anche in pochi anni che da questo popolo della notte che vive di espedienti e di violenza e che ne combina di tutti i colori può nascere un popolo di più di 450mila cavalieri della luce che adesso quelle stesse strade le percorrono per testimoniare la gioia. Viviamo in un mondo che sta assolutamente morendo per mancanza di amore ed è bombardato dalle proposte dei falsi profeti, dei profeti di menzogna. Dobbiamo lasciarci mettere in crisi da colui che dice 'Io sono la Via, la Verità, la Vita'. E avere il coraggio di testimoniarlo con la nostra vita perché c’è sete di questa verità". 

La disumanizzazione della vittima

Maria Beatrice Toro, psicoterapeuta, docente all’Università Lumsa: "C’è stato un processo di disumanizzazione della vittima. Questo ragazzo è stato reso un oggetto con cui i due criminali hanno giocato al gioco della morte. Un gioco che dava stordimento, sballo e piacere. Una cosa di questo tipo non nasce da un giorno all’altro. L’esito è quello di tanti passaggi di scadimento della mente di una persona, che arriva ad una forma di follia emotiva". Come commentare la presenza in tv del padre di uno dei due? "E’ legittimo interrogarsi sul senso di questa storia per farci qualcosa di costruttivo. Sicuramente lo spettacolo non solo non è qualcosa di costruttivo ma contribuisce alla disumanizzazione anche degli stessi autori perché fare il punto su quanto questo ragazzo potesse essere intelligente e straordinario fa sì che egli diventi oggetto di una curiosità malsana, voueristica. Facendone delle star, si contribuisce a togliere umanità a una vicenda che già non ha nulla di umano"

I genitori siano esempio di felicità per i figli

Che messaggio dare alle famiglie che temono per i propri figli? "L’unica realtà che funziona veramente è il dialogo. I ragazzi non si lasciano più educare attraverso un sistema infantile. E poi, essere esempio personale di felicità è il massimo che possiamo dare ai figli. Se loro vanno in discoteca e hanno davanti a sé genitori che sono delle maschere di tristezza possono avere l’impressione che quello che fanno sia migliore. La felicità è ciò che davvero riempie l’anima e impedisce derive come queste".








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