2016-03-08 15:23:00

Suore in Yemen simbolo dell'8 marzo


Nella Giornata internazionale della donna, voluta ogni anno l’8 marzo dall’Onu, l’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche (Umofc), rivolge il suo pensiero alle tante donne che nel mondo non vedono ancora riconosciuti dignità e rispetto dei diritti fondamentali. Un ricordo va alle quattro suore della Congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta, uccise nei giorni scorsi in Yemen da un gruppo di terroristi. Al microfono di Adriana Masotti, le parole di Maria Giovanna Ruggieri, presidente dell’Unione:

R. – Sì, queste suore di Madre Teresa potremmo considerarle una sorta di punta dell’iceberg di tante persone, di tanti cristiani in generale. Ma, nel caso specifico, voglio ricordare le donne che in nome della propria fede vengono perseguitate, subiscono violenze di tutti i generi. Quindi, come diceva anche il Papa, proprio domenica scorsa all’Angelus, sono martiri del nostro tempo il cui sangue diventa la linfa vitale della Chiesa. Questa disponibilità, questo non chiudere le porte… Sono come un’icona di tanti sconosciuti che quotidianamente testimoniano la propria fede che spesso, troppo spesso oserei dire, sono vittime di stupri, di violenza, di assassinio.

D. – Quante donne, sia religiose che laiche, nel mondo effettivamente danno la loro vita giorno per giorno. Se pensiamo alle scuole, agli ospedali, ai distretti sanitari per le madri, in quanti posti è proprio la donna in particolare che dà il suo contributo…

R. – Assolutamente, proprio forse anche per questo suo senso della vita, che si porta dentro, questo senso di maternità, chiaramente è più pronta a chinarsi, come il buon samaritano, a prescindere da chi abbia davanti. Questo però non sempre le viene riconosciuto come un bene che viene fatto e, purtroppo, a volte si reagisce. E, anzi, forse proprio per questo bene danno fastidio e vengono perseguitate o direttamente eliminate.

D. – Accanto a loro ci sono tutte le altre donne che voi volete ricordare, che ancora non vedono riconosciuti i loro diritti, che subiscono violenza, le donne vittime di tratta…

R. – Sicuramente. Adesso poi c’è questa cosa sciaguratissima dell’utero in affitto, che è pure una forma di violenza. Ancora una volta, infatti, con il denaro – in nome di diritti monodirezionali, vorrei dire – vengono usate queste donne. Mi sembra anche questa una forma di violenza molto forte. Ogni tanto viene fuori un altro ambito nel quale si riescono a schiavizzare le persone o, comunque, si riescono a sfruttare le persone per fini che non rispettano la dignità della persona.

D. – E come si svolge l’impegno dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche a favore appunto delle donne? Qualche esempio…

R. – Intanto, c’è il discorso educativo di base. Il nostro obiettivo, infatti, è quello della promozione del protagonismo delle donne sia nella Chiesa che nella società. Poi, però, a ogni assemblea generale che facciamo ci diamo degli obiettivi specifici. In questo mandato c’è un’attenzione specifica alla promozione della famiglia, delle generazioni più giovani – mi riferisco alle donne – e poi ai poveri. A livello locale, questi contenuti vengono messi in atto secondo le diverse necessità e urgenze. Siccome noi siamo presenti in tutte le parti del mondo, è chiaro che ciascuno risponde poi anche a emergenze immediate sul posto. Sto pensando alle donne nelle Isole Fiji, ad esempio, che ultimamente hanno vissuto un ciclone e che ci hanno mandato un’informativa dicendo che stanno lavorando, stanno aiutando le famiglie che hanno perso le case nei villaggi.








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