2016-03-08 13:13:00

Penisola coreana: nuove sanzioni di Seul contro Pyongyang


La Corea del Sud ha annunciato un pacchetto di sanzioni contro Pyongyang. Nel mirino sono finiti, in particolare, 24 istituzioni della Corea del Nord e 38 cittadini nordcoreani ritenuti coinvolti, a vario titolo, nello sviluppo di armi di distruzione di massa. Le nuove misure restrittive sono state varate in un momento di forte tensione tra i due Paesi della penisola coreana. Il regime di Pyongiang ha anche minacciato “attacchi nucleari preventivi”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

La Corea del Sud ha varato un pacchetto di sanzioni contro il regime di Pyongyang. Le nuove misure restrittive, imposte da Seoul, si aggiungono a quelle recentemente approvate ad unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, le più dure degli ultimi 20 anni, con il via libera anche di Russia e Cina. L’obiettivo è di bloccare l’avanzamento del programma atomico nordcoreano.

Avviata esercitazione militare di Usa e Corea del Sud
Alle sanzioni, approvate dopo il recente test nucleare nordcoreano - il primo con bomba all’idrogeno secondo le autorità di Pyongyang – si aggiunge anche la più imponente esercitazione militare congiunta di Stati Uniti e Corea del Sud nella storia della penisola coreana. Le manovre, iniziate ieri, coinvolgono 17 mila militari americani e quasi 300 mila soldati sudcoreani.

Le minacce della Corea del Nord
In Corea del Nord, dove si sta per aprire il settimo Congresso del Partito dei lavoratori – il primo in oltre 30 anni – le sanzioni e l’imponente esercitazione militare sono viste come una sfida alla sovranità territoriale. Il regime di Pyongiang ha minacciato “attacchi nucleari” contro Stati Uniti e Corea del Sud. L’esercito nordcoreano, inoltre, è in stato di massima allerta.

La Cina chiede il riavvio dei negoziati sul nucleare
La Cina ha annunciato  che darà piena efficacia alle nuove sanzioni varate dalle Nazioni Unite. Il governo cinese, pronto a sostenere lo sviluppo e la sicurezza della Corea del Nord, ha indicato tra le priorità la denuclearizzazione della penisola coreana e il riavvio dei negoziati sul programma nucleare nordcoreano. La Cina, in particolare, non intende assecondare “i piani nucleari e missilistici di Pyongyang”.

A rischio missioni umanitarie in Corea del Nord
Il clima di forte tensione mette anche in pericolo centinaia di malati di tubercolosi. Seoul infatti non intende concedere, secondo fonti di stampa, alla Fondazione Eugene Bell il permesso di inviare i medicinali necessari ai sanatori nordcoreani. A rischio anche le missioni umanitarie, in Corea del Nord, del superiore regionale dei missionari Maryknoll, padre Gerard Hammond.

Dai vescovi appello per la pace
I vescovi che guidano le commissioni episcopali per la Giustizia e la pace e per la Riconciliazione del popolo coreano – mons. Lazzaro You Heung-sik e mons. Pietro Lee Ki-heon - hanno lanciato un appello ai governati dei due Paesi della penisola coreana e alle nazioni confinanti di tornare subito sul sentiero della pace. L’unificazione – scrivono i presuli – è il frutto che nasce dalla riconciliazione.

Il nuovo rigido pacchetto di sanzioni di Onu e Corea del Sud, l’imponente esercitazione militare di Wasghington e Seoul e le minacce di attacchi nucleari da parte di Pyongiang sono gli ultimi atti di un escalation, di una guerra fredda, sempre più preoccupante. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, la professoressa Rossella Ideo, coreanista e studiosa di storia politica e diplomatica dell’Asia orientale:

R. – Siamo arrivati ad un punto di tensione massimo nella penisola coreana e attorno alla penisola coreana. Dopo il quarto test nucleare nordcoreano, la situazione si è rivelata ancora più dura. Gli Stati Uniti e la Corea del Sud hanno caricato ancora sulle spalle della Corea del Nord sanzioni durissime.

D. – Questo braccio di ferro con Pyongyang è una mossa ben calcolata oppure è un azzardo dagli affetti imprevedibili?

R.  – L’imprevedibilità sta, ovviamente, in quella che può essere la reazione di Pyongyang. In questo momento, la Corea del Nord ha raggiunto il massimo dell’isolamento: le sanzioni sono state firmate dalla Cina che – quando c’era il padre dell’attuale Kim Jong-un – non aveva mai raggiunto questa situazione. Soprattutto dopo la fine della Guerra Fredda, la Cina era stato l’unico Paese che aveva sostenuto la Corea del Nord sia economica sia diplomaticamente. Il comportamento che ha assunto il terzo dei Kim nei confronti della Cina può risultare un errore drammatico!

D. – L’isolamento politico di Pyongyang, a questo punto, può portare  la popolazione a soffrire ancora di più…

R. – Questo sicuramente! La popolazione nordcoreana è da anni che, comunque, tira la cinghia anche se ci erano stati dei segni di progresso della situazione economica. Si deve considerare, comunque, che solo l’élite dirigente ha beneficiato di questi miglioramenti economici e non tanto la popolazione. Poi c’è stata una grossa stretta, tra l’altro, del regime nei confronti sia della popolazione sia dell’élite dirigente, con tutte le purghe che ne sono conseguite: il giovane Kim sta cercando di togliere qualsiasi ostacolo al suo potere assoluto.

D. – E’ reale a questo punto il drammatico scenario dell’uso di armi atomiche da parte della Corea del Nord, oppure questa è una minaccia che è solo una leva per chiedere maggiori aiuti alla Comunità internazionale?

R. – Fino a poco tempo fa si poteva parlare, appunto, di ricatto nucleare in cambio di aiuti economici, ma queste ultime sanzioni del Consiglio di Sicurezza tolgono anche questa possibile lettura. E’ chiaro che anche la Corea del Sud ha contribuito, con gli due ultimi presidenti conservatori, ad intorbidire e a rendere sempre più difficili i rapporti con la Corea del Nord. Un esempio è stato adesso la chiusura dell’unico progetto intercoreano - che funzionava tra l’altro molto bene - e che era quello del Polo industriale di Kaesong. E’ stato chiuso unilateralmente dalla Corea del Sud dopo il test nucleare. Questo, naturalmente, era un introito sicuro per il regime. La situazione è molto drammatica e lo è anche dal punto di vista internazionale.

D. – Quindi una situazione difficilissima, ma paradossalmente - escludendo lo scenario più tragico - in un momento di alta tensione come questo, riavviare i negoziati sul nucleare nordcoreano e sulla pacificazione tra le due Coree sembra l’unica vera soluzione per uscire da questa pericolosa situazione di impasse…

R. – Certamente la diplomazia dovrebbe muoversi con più decisione di quanto non sia stato fino adesso, anche proprio con l’amministrazione Obama. Però, sullo sfondo, c’è sempre questa guerra fredda: lo hanno denunciato due vescovi sudcoreani della Chiesa cattolica, che hanno detto chiaramente che esiste questa guerra fredda tra Cina e Stati Uniti. Quindi la situazione dell’isola coreana si inserisce sempre in un contesto internazionale. Questa guerra fredda tra Stati Uniti e Cina è sempre più evidente e non si capisce bene perché la Corea del Sud stia portando avanti una situazione di estrema complessità con una certa caparbietà. E non si vede quanto questo, in questo contesto, possa aiutare la pace. E’ un po’ un tiro alla corda… Quindi si spera che Kim Jong-un abbia mantenuto intorno a sé almeno qualche testa pensante che veda la situazione con più calma e con più obiettività perché è una situazione molto pericolosa!

 








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