2016-03-08 12:41:00

Papa Francesco: quando la misericordia diventa diplomazia


La misericordia, uno dei concetti chiave del magistero di Papa Francesco, può essere considerata anche un processo politico e il filo conduttore della politica estera del Pontefice. E’ quanto è emerso dall’incontro “la diplomazia della misericordia”, che si è svolto ieri a Roma a Palazzo Marescotti per presentare l’ultimo numero della rivista geopolitica Limes dedicato alla “terza guerra mondiale”, secondo la definizione del Papa. Il servizio di Michele Raviart:

L’abbraccio con il Patriarca Kyril a Cuba. La preghiera al confine tra Messico e Stati Uniti a Ciudad Juàrez. I gesti dell’ultimo viaggio apostolico di Papa Francesco continuano un percorso iniziato l’8 luglio 2013, quando, per la sua prima visita ufficiale fuori dalla diocesi di Roma scelse l’isola di Lampedusa. Uno sguardo rivolto agli ultimi, agli “scartati” dalla società e in cui la misericordia è tanto un criterio dell’azione politica quanto una guarigione dell’anima. Padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica e autore dall’articolo “la diplomazia di Francesco”.

“L’elemento fondamentale del significato della misericordia è che mai niente e nessuno deve considerarsi come perduto, come perso: questo né nella vita delle persone, ma neanche nei rapporti tra le nazioni, tra gli Stati e tra i popoli. Papa Francesco ha toccato frontiere, barriere, intese come ferite: ricordiamo a Betlemme il Muro; la divisione tra le due Coree per lui intesa come una ferita aperta; più di recente la guarigione del confine tra Stati Uniti e Cuba; Ciudad Juarez e il viaggio nel Messico. Tutte le frontiere per lui sono un luogo in cui la misericordia di Dio si deve manifestare in funzione terapeutica, come guarigione”

Una narrativa che è anche un antidoto alla retorica dei fondamentalismi, per cui il mondo sarebbe a un passo dalla fine e in cui è necessario schierarsi “armi in mano” contro chi è diverso da noi. Lucio Caracciolo, direttore della rivista “Limes”:

“Il Papa ci invita a valutare la realtà del mondo per quella che è, senza abbellimenti, ma non per rassegnarci: per intuirla e ribellarsi a questa ideologia della guerra e della morte quasi come una forma di necessità storica. Si sta diffondendo una ideologia per cui saremmo alla fine del mondo e dovremmo quindi prepararci alla battaglia finale: una battaglia violenta è quella che per esempio il sedicente Stato Islamico propaganda nelle sue riviste patinate. Questa è una ideologia deterministica, violenta, nulla a che vedere con quella misericordia di cui parla il Papa”

La “Terza guerra mondiale a pezzi” di cui ha parlato Papa Francesco di ritorno dalla Corea sarà inevitabile solo se si continuerà ad affrontare le crisi in modo “egoista, divisivo e disumano”, come ha spiegato il presidente del Senato Pietro Grasso:

“Il ruolo del Papa è un ruolo importantissimo, perché la diplomazia della misericordia è quella che veramente può far riconciliare il mondo. Questo è il messaggio che riceviamo: in un mondo pieno di conflitti dobbiamo cercare di costruire – come dice lui – ‘ponti e non muri’. Alla misericordia del Papa, laicamente dobbiamo far ricorso alla solidarietà”.








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