2016-03-07 10:51:00

Pyongyang minaccia attacchi nucleari contro Usa e Corea del Sud


La Corea del Nord minaccia “attacchi nucleari preventivi e offensivi” contro Stati Uniti e Corea del Sud che oggi hanno dato il via ad esercitazioni militari congiunte. L’esercito nordcoreano è in stato di massima allerta. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

La Corea del Nord si dichiara pronta ad usare, in qualsiasi momento, armi nucleari. La gravissima minaccia arriva dopo le nuove sanzioni – le più dure degli ultimi 20 anni – decise all'unanimità dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, con il via libera anche di Russia e Cina, e nel giorno dell’inizio della più grande esercitazione militare congiunta nella storia della penisola coreana. Le manovre, condotte da Stati Uniti e Corea del Sud, proseguiranno fino al 30 aprile coinvolgendo, a partire da oggi, 17 mila soldati americani e quasi 300 mila militari sudcoreani. L’imponente esercitazione, quasi in contemporanea con il settimo Congresso del Partito dei lavoratori nordcoreano, il primo in oltre 30 anni, è una risposta al recente test nucleare – il primo con bomba all’idrogeno secondo le autorità nordcoreane – e al lancio di razzi e satelliti, nelle ultime settimane, da parte del regime di Pyongiang. La Corea del Sud ha infine reso noto che, nelle prossime ore, annuncerà nuove sanzioni contro la Corea del Nord.

Per un commento sull’ultima mossa della Corea del Nord, Eugenio Bonanata ha intervistato Romeo Orlandi, docente di Economia dell’Estremo Oriente all’Università di Bologna:

R. – Si tratta di una escalation, forse prevedibile. Il regime di Kim Jong Un se ha una strategia di far salire la tensione, rilanciando costantemente come un giocatore di poker, questa ne è l’affermazione più eclatante, più evidente. Insomma, si tratta di mettere paura, si tratta di mostrare i muscoli per poi sedersi al tavolo delle trattative e strappare condizioni migliori, come è successo tanti anni fa. C’è tuttavia pericolo che questa strategia, criticabile ovviamente ma razionale, stia lasciando invece il passo a un incontrollato precipitare degli avvenimenti e allora la situazione è più preoccupante di quanto lo sia stata, rispetto alle schermaglie che in qualche maniera erano controllabili.

D. – Queste esercitazioni militari da parte di Stati Uniti e Corea del Sud sono necessarie? A cosa servono?

R. – Servono a dimostrare che la Corea del Nord non mette paura, che i nuovi armamenti sono disponibili. Servono a dimostrare che i 40 mila militari statunitensi di stanza in Corea del Sud non sono lì in vacanza o, come in Giappone, hanno minori preoccupazioni militari. E’ chiaro che è una escalation di tensione e una escalation di pericolosità. E’ evidente però che, di fronte a certe affermazioni di Kim Jong Un e a certe manifestazioni, la comunità internazionale – gli Stati Uniti e la Corea del Sud in modo particolare – non possono rimanere inermi.

D. – L’altra strada è quella delle sanzioni…

R. – Sì, che però hanno dimostrato la loro scarsa efficacia. E’ chiaro che colpiscono il Paese e spesso colpiscono più la popolazione che non le classi dirigenti. La novità è che questa volta la Cina ha dato il suo ok alle sanzioni, perché la Corea del Nord in questa sua imprevedibilità sta diventando un problema anche per la Cina. La Cina prima controllava la Corea del Nord – l’adoperava come leva negoziale per gli effetti nel Pacifico. Ora, la Corea del Nord sembra sfuggire anche al controllo di Pechino. Se questa è la situazione, se l’imprevedibilità è il maggior ostacolo alla continua crescita cinese, si capisce anche perché la Cina abbia concordato con gli Stati Uniti le nuove sanzioni più restrittive al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

D. – Cosa dire in relazione all’imminente Congresso del Partito dei lavoratori nord coreano, cioè cosa può venire fuori da questo appuntamento?

R. – A mio parere, possono esserci molti scenari, ma concettualmente i due estremi sono: un’unità di facciata e tutti schierati dietro al leader Kim Jong Un, oppure che vengano fuori delle posizioni diverse e che ci sia per la prima volta nella storia una maggioranza e una minoranza e, come spesso succede in quelle situazioni, la minoranza paghi le conseguenze anche a livello personale. Credo ci siano delle grandi tensioni all’interno del Partito del lavoro nordcoreano e se non esplodono è per un problema di convenienza personale, di tatticismo. Sono convinto, però, che non tutti siano d’accordo con questa crescita della tensione, che sicuramente non serve al Paese.








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