Rientreranno probabilmente oggi le salme di Salvatore Failla e Fausto Piano, i due tecnici italiani uccisi in Libia in circostanze non ancora chiarite dopo otto mesi di prigionia. Intanto gli altri due italiani che sono riusciti a salvarsi hanno raccontato in procura a Roma i particolari della loro fuga. Servizio di Giampiero Guadagni:
Il governo lavora incessantemente per fare riportare il più presto possibile le
due salme in Italia. A dirlo il ministro degli Esteri Gentiloni. I familiari dei
tecnici uccisi chiedono con forza che l'autopsia venga eseguita in Italia. Intanto
Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due italiani che si sono salvati, interrogati
ieri in Procura hanno spiegato di essere stati separati dai loro colleghi il primo
marzo e di avere saputo della loro morte solo al rientro in Italia. Non sanno se i
loro sequestratori fossero militanti dell'Isis. Hanno comunque raccontato di avere
subito violenze fisiche e psicologiche durante la loro prigionia. Rimasti due giorni
senza cibo e acqua, sono riusciti a fuggire forzando con un chiodo il lucchetto della
porta dell'abitazione in cui erano rinchiusi.
Intanto le opposizioni, da punti di vista diversi, chiedono un dibattito in Parlamento
su tutta la vicenda libica. Ieri in una intervista televisiva il premier Renzi ha
detto che la missione italiana non è all'ordine del giorno. Intanto l'ambasciata degli
Stati Uniti, in seguiti ad una intervista dell'ambasciatore, precisa: da noi nessuna
raccomandazione per l'invio di 5 mila soldati, spetta all'Italia decidere i dettagli
del suo impegno in Libia.
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