2016-03-05 13:41:00

Parolin all’Ucsi: giornalismo dia voce a chi non ce l'ha


Superando slogan e ideologie, mettere sempre la persona al centro delle notizie. E’ quanto affermato dal cardinale Pietro Parolin intervenuto a Matera al 19.mo Congresso dell’Ucsi, l’Unione Cattolica Stampa Italiana – incentrato sul tema "Le sfide del giornalismo ai tempi di Francesco" – che domani eleggerà il suo nuovo presidente. Il segretario di Stato vaticano ha sottolineato che una buona informazione può fare molto per la democrazia ed ha chiesto ai giornalisti cattolici di dare voce a chi non ne ha ed essere al servizio di tutti i cittadini. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Servite la verità dei fatti e “le persone che non hanno voce”. E’ l’esortazione del cardinale Pietro Parolin all’Ucsi e, in un orizzonte più ampio, a tutti i comunicatori cattolici. Quando si disconosce la verità, ha osservato il segretario di Stato vaticano, “si finisce col dissolvere la stessa notizia. E’ vera la notizia che mette al centro la persona”. Il porporato ha quindi messo in guardia dagli slogan e dalle ideologie osservando che “c’è una ricerca da compiere nello spazio pubblico per difendere ciò è umano e denunciare ciò che invece è disumano”. Le parole, ha annotato, “non sono mai neutre, orientano la comprensione e dunque influiscono sui nostri atteggiamenti”.

Missione del giornalismo è dare voce a chi non ne ha
La più “nobile missione del giornalismo – ha ripreso – è quella di dar voce a chi non l’ha, perché la credibilità si fonda sull’integrità, l’affidabilità, l’onestà e la coerenza del giornalista”. Per la cura della democrazia, ne è convinto il cardinale Parolin, “una buona informazione può fare molto: serve a creare luoghi per ascoltarsi e garantire il pluralismo”. E sottolinea che “un’informazione libera da interessi parziali ha il compito di costruire giorno dopo giorno sentieri di integrazione”. Di qui la richiesta di approfondire gli aspetti antropologici del giornalismo, la definizione di “servizio pubblico”, il rapporto tra democrazia e comunicazione.

Giornalisti laici proseguano dialogo voluto dal Concilio Vaticano II
Il cardinale Parolin ha quindi citato gli insegnamenti di Benedetto XVI e Papa Francesco sulla comunicazione al tempo dei social network ed ha affermato che “nell’era del web il compito del giornalista non è più arrivare primo ma arrivare meglio”. Ed ha soggiunto che “nella comunicazione prima di portare un’idea, si è chiamati a comunicare se stessi”. Il porporato ha dunque rammentato il “ruolo sociale” che l’Ucsi ha svolto nella sua storia basandosi sempre “sui principi di laicità e di cittadinanza” e portando avanti “come laici impegnati soprattutto in testate laiche, il dialogo Chiesa-mondo voluto dal Concilio Vaticano II”.

Offrire una rinnovata visione cristiana sulla comunicazione
“La vostra professione e le vostre competenze – ha proseguito il cardinale Parolin all’Ucsi – siano un servizio ecclesiale al servizio di tutti i cittadini”. Questo nuovo impegno, ha detto, “valorizzerà la vostra laicità e la vostra indipendenza”. Ed ha affermato che “la garanzia per creare sinergie, sia all’interno del mondo ecclesiale, sia in quello sociale è ripartire da un investimento nella formazione culturale”. “Insieme ai gesuiti di oggi della Civiltà Cattolica – a cui siete storicamente legati e che vi hanno accompagnato attraverso figure come il cardinale Roberto Tucci, il padre Bartolomeo Sorge, il padre Pasquale Borgomeo – e a quanti hanno a cuore il tema della comunicazione come servizio pubblico – ha concluso – avete i mezzi per entrare nel dibattito pubblico con una rinnovata visione cristiana sui temi della comunicazione”.








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