2016-03-03 15:12:00

Grave carestia in Etiopia: aiuti umanitari dall'Italia


“Italia e Etiopia tra siccità e buone pratiche di cooperazione”, è questo il titolo della conferenza tenuta alla Camera per presentare un resoconto della recente missione parlamentare italiana in Etiopia. La presenza del Niño, nella sua forma più intensa, ha portato alla perdita di diversi raccolti, decimato il bestiame e affamato milioni di persone. Secondo le Nazioni Unite, 10 milioni di persone hanno bisogno di aiuti alimentari immediati. Il servizio di Alessandro Filippelli:

Cooperazione internazionale, salute globale e Aids. Sono questi i punti di un importante progetto dell’Italia in Etiopia, dove è in atto una grave crisi umanitaria, con milioni di persone in balia di siccità e carestia. A seconda dell'andamento del clima, da qui ai prossimi 4 mesi questa cifra potrà raggiungere i 15 milioni, su un totale di 100 milioni di etiopi. I bambini sono i più vulnerabili ma patiscono i contadini, i pastori, patisce anche chi vive nelle città, perché la carenza di derrate alimentari, di carne e latte, sta provocando una forte inflazione anche nelle zone urbane. Fabio Melloni dell’Ufficio emergenze stati fragili dell’Agenzia italiana per la cooperazione:

“La siccità porta con sé tutta una serie di questioni collegate ad essa: l’abbandono dei bambini a scuola; la nutrizione; problemi sanitari: veterinari, di malattie, ai quali bisogna dare per forza una risposta. Noi abbiamo subito attivato dei fondi di emergenza, perché si tratta di un’emergenza e quindi dovevamo rispondere immediatamente, attraverso i nostri partner istituzionali: la Fao e il World Food Programme. Questo per l’Etiopia. E poi stiamo attivando una risposta sul breve, medio e lungo periodo – sono temi che ricorrono e sui quali dobbiamo investire – sempre sull’Etiopia, sul Corno d’Africa, ma anche su tutta l’Africa dell’Est. Io sto partendo proprio adesso, perché abbiamo attivato questo Fondo di sei milioni di euro per investire sul tema della riduzione della vulnerabilità e sul rafforzamento della capacità di risposta di questi Paesi, a partire dal Mozambico per finire a tutto il Corno d’Africa”.

“Abbiamo avuto una preziosa opportunità di toccare con mano la sfida complessa di questo Paese”, lo ha detto Lia Quartpelle, coordinatrice del Gruppo interparlamentare sulla cooperazione internazionale, “riscontrando - ha aggiunto - uno straordinario impegno politico”:

“Il governo italiano ha un impegno multiplo: l’Etiopia è un Paese prioritario della nostra Cooperazione. Ci sono vari progetti in ambito soprattutto sanitario, del water and sanitation, quindi delle infrastrutture idriche. Ma c’è un impegno particolare sul fronte dell’emergenza: un milione di euro per far fronte all’emergenza del Niño e venti milioni di euro per far fronte invece alle vicende migratorie. Il Trust Fund europeo che attraverso la Cooperazione italiana fa il primo progetto di tutto il Trust Fund per assorbire i rifugiati eritrei in Etiopia. In realtà l’Etiopia è un Paese molto più complesso di una semplice emergenza umanitaria come quella della siccità. È un Paese che ha ricevuto circa un milione di rifugiati dall’Eritrea e che li ospita con grande disponibilità. È un Paese dove dieci milioni di persone soffrono del cambiamento climatico e della recrudescenza del Niño, con un impegno però del governo a risolvere insieme ai partner internazionali le condizioni di fragilità alimentare e agricola a cui queste persone sono effettivamente esposte. La missione parlamentare è servita a rendersi conto di tutti questi aspetti della vicenda etiopica”.

In Etiopia, inoltre, persistono forti problematiche sanitarie e relative ai diritti delle donne: il 74.3%, fra i 15 e i 49 anni, ha subito la pratica delle mutilazioni genitali femminili e l'Hiv/Aids che colpisce molte di esse. Stefania Burbo, Focal point dell’Osservatorio Aids-Aidos:

“Per quanto riguarda gli aspetti sanitari abbiamo visto il grande sforzo del governo etiope. L’Etiopia è catalogata come un Paese a basso reddito dalle istituzioni internazionali, che sta investendo per costruire centri sanitari, dispensari e formare degli operatori che sono a metà tra l’operatore comunitario e quello sanitario, che devono realizzare una rivoluzione culturale per avvicinare le popolazioni dei villaggi a questi centri sanitari. Lo sforzo è immane, però questa strategia è efficace e oltretutto in maniera congiunta con altri attori, perché l’Etiopia non ce la può fare da sola”.








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