2016-03-02 13:17:00

La religione aiuta la costruzione politica della società


Il volume 'Religion and Politics', edito da 'Gregoriana & Biblical Press in collaborazione con la Fondazione Konrad Adenauer in Italia, presenta il risultato del lavoro della scuola 'Sinderesi' della Pontificia Università Gregoriana di formazione all'impegno economico, sociale e politico alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa. 

La scuola 'Sinderesi' della Gregoriana 

"E' una scuola di pensiero, un cenacolo, spiega  mons.Samuele Sangalli, docente della Pontificia Università Gregoriana, responsabile della scuola 'Sinderesi' e autore del volume 'Religion and Politics', dove partecipano giovani fino ai 35 anni che riflettono sulle sfide della società contemporanea alla luce della fede"."Ci siamo resi conto che quello che oggi caratterizza la formazione è la capacità di costruire un gruppo di lavoro. La sfida è di costruire un gruppo di persone che lavorino insieme, riflettano insierme, per restare collegati anche dopo, confrontandosi ancora nel futuro delle loro occupazioni. E' la sfida di 'Sinderesi': una minoranza creativa che possa avere la capacità di lanciare una sfida per cambiare una società sempre più lontana dalla fede". "Abbiamo raccolto l'invito di Papa Francesco a lavorare per integrare, per evitare la cultura dello scarto con la capacità di guardare dentro ai problemi e recuperare il contributo di tutti. "'Religion and Politics' raccoglie il contributo di rappresentanti delle 5 religioni mondiali, ed abbiamo notato come queste, dove sono maggioranza nei propri Paesi, contribuiscano alla costruzione della società". 

Il ruolo pubblico della fede

"Dalle analisi abbiamo notato che quando la religione raccoglie la sua propria essenza, questa è un contributo fondamentale per costruire una cultura dell'accoglienza, della tolleranza, della mutua comprensione, della pace. Un mondo un po' diverso rispetto ai conflitti e alle opposizioni che caratterizzano oggi le diversità quando si incontrano". "Ad esempio, trattando l'Islam, Paesi dove la sfida della democrazia è stata raccolta, c'è una via islamica per giungere ad uno stato di mutua comprensione ed accettazione dell'altro. Ovviamente la strada è ancora lunga. Una via lunga, ma possibile". "Nessuna religione, a priori, può essere considerata una minaccia alla libertà individuale, al cammino personale di ogni individio e alla costruzione della comunità". 

Religione ed etica

"Ci siamo accorti, inoltre, continua mons.Sangalli, come la millenaria sapienza delle religioni offra quello zoccolo duro della provocazione di non trattare temi delicatissimi sotto l'impero dell'urgenza, spesso dettato dalle nuove conquiste tecnologiche". "E' un argomento ricorrente tra gli ultimi Papi, ed è un tema che abbiamo trovato nei testi sacri anche di altre autorità ed esperienza religiose". "Sembra un fondo comune nella ricerca spirituale dell'umanità, che domanda a ciascuno di noi di non giocare a fare Dio. E come si legge nella 'Laudato Sì', il Papa ci invita ad una rispetto profondo, ad una accoglienza non condizionata di quanto ci viene dato". 

Il ruolo dei giovani

"Se ben motivati, sono protagionisti della vita sociale. E' la sfida di 'Sinderesi'. Noi adulti, sacerdoti o laici, siamo di supporto, stimolo, anche di guida. La sfida del nostro cammino è stata quella di affermare che i giovani oggi non vivono semplicemente attaccati al tablet o ai nuovi strumenti tecnologici. Se aiutati, sono in grado di apprendere ed elaborare, con saggezza e criticità, un giudizio proprio". "Il problema di oggi è quello del narcisismo che azzoppa i leader nella lunga durata. Una malattia molto diffusa che arriva dalla società individualista che viviamo. A fatica, cerchiamo ogni giorno, di rispettare il punto di vista dell'altro per costruire insieme un percorso comune". 

Società senza politica

"C'è una disaffezione generale verso la politica che riguarda i giovani, ma anche gli elettori più maturi, nei confronti dei riti della democrazia". Per il costituzionalista Gino Scaccia, Ordinario di Diritto Pubblico all'Università di Teramo e di Diritto Costituzionale alla Luiss di Roma, "si ha l'impressione dell'inutilità del proprio voto. Quindi, masse sempre più ampie si astengono dalla scelta elettorale". "Ciò è un grave problema per la democrazia, per riuscire a motivare, ciascuno e tutti, dell'utilità del loro apporto per la costruzione del bene comune. Ed è una caratteristica che coinvolge particolarmente le democrazie occidentali anche per la perdita della dimensione collettiva della vita comune. Anche fisicamente, visto che molti nostri giovani, stanno insieme in modo telematico con persone che non vedono di cui non percepiscono umori o sensazioni perchè parlano tra di loro attraverso schermo di un computer o tablet".

Delegare impegno politico pericolo per la democrazia

"E' un pericolo perchè l'impegno politico, le virtu' democratiche, devono essere coltivate da tutti per essere esercitate in modo moderato. La delega al capo, l'illusione che la soluzione ai problemi possa giungere dall'alto anzichè da un processo di elaborazione comune è ricorrente nella storia e caratterizza i periodi di crisi economica, di crisi morale, in cui si perdono i riferimenti del proprio agire e si confida in un demiurgo, in qualcuno che risolva la complessità del sociale". "Non c'è più la fiducia di trovare dei modi originali di soluzione alle crisi, di sperimentare una nuova 'agorà' fatta dal piccolo impegno di piccoli circuiti mobilitati, che provano a concorrere al bene comune. Il pericolo che vedo, oggi, è quello della iper-semplificazione". 

 

 

 

 








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