2016-02-29 14:42:00

Iran: moderati prevalgono in parlamento e in assemblea esperti


GAlle elezioni in Iran, i riformisti-moderati della lista "Per la Speranza" hanno conquistato 92 seggi che, sommati ai 44 ottenuti dagli indipendenti, dovrebbero dare loro la maggioranza con 136 seggi complessivi. Il blocco dei fondamentalisti- conservatori ha vinto 115 seggi e resta il primo partito.

Le reazioni internazionali parlano di “speranza” e di una “svolta” nel Paese innescata dal negoziato sul ridimensionamento del nucleare. "Sicuramente, la scelta di votare in massa è un dato positivo, ma la lettura del voto deve essere attenta", spiega al microfono di Gabriella CerasoFarian Sabahi scrittrice, collaboratrice del Corriere della sera ed esperta di Medio Oriente:

R. – L'affluenza al voto sta ad indicare che gli iraniani sono ben consapevoli che soltanto votare possa incidere sulla politica del Paese. Per il resto, il problema grosso è che non hanno vinto i riformatori, perchè i riformatori veri in realtà non ci sono più in Iran, perché c’è chi è finito in carcere, chi è morto e chi invece ha scelto la via dell’esilio. A vincere sono i moderati del centro.

D. – Questa moderazione si è affermata nell’Assemblea degli esperti, quella che sceglierà la guida suprema. Che significato ha?

R. – L’importante è che il capo dell’Assemblea degli esperti vada dall’ex presidente, Hashemi Rafsanjani, con l’attuale capo del governo Rohani. Il problema è che in realtà nella lista di Rafsanjani ci sono anche due politici che non sono proprio moderati. Quindi, bisogna tenere ben presente che la politica iraniana è liquida, per cui ci si sposta da una coalizione all’altra senza tanti problemi. Bisognerà vedere quindi come al di là delle elezioni poi gli uni si potranno alleare agli altri. Importante però il segnale che il popolo iraniano ha dato, perché due ayatollah ultra conservatori non sono stati votati .

D. – Quindi, lei come definirebbe il voto, un voltare pagina, un'aria nuova per il Paese?

R. – Un’aria nuova. Il voltar pagina è un’espressione un po’ grande. Diciamo che ci si è rifatti il "maquillage", ma di fatto gli attori rimangono gli stessi così come il palcoscenico, perché si tratta di un’oligarchia e tale rimane. Però, è importante il fatto che siano stati eletti dei personaggi pragmatici che hanno intenzione di aprire il Paese agli investimenti stranieri. Nell'economia è la chiave delle elezioni, in un Paese dove l’inflazione è a due cifre e dove la disoccupazione  giovanile è arrivata al 25%.

D. – Il ruolo delle donne: si è parlato di un numero record. Ovviamente, nessuna donna è stata eletta nell’Assemblea degli esperti che rimane un club maschile, però in parlamento si è parlato di una presenza femminile nuova. Per lei rappresenta un’effettiva novità? Avrà un peso? Un significato?

R. – Essere donna non vuol dire necessariamente essere riformatrice moderata. Ci sono donne e donne: per esempio, un’attuale deputata dice che le donne devono studiare ma assolutamente studio e lavoro non devono mettere i bastoni di traverso ai doveri in famiglia.  Non è detto che queste 20 donne elette in parlamento quindi possano poi cambiare effettivamente qualcosa. Si può, secondo me bisogna lasciare da parte i pregiudizi tipicamente occidentali. Ci sono anche tanti diritti che sono stati acquisiti, come ad esempio il diritto di voto alle iraniane riconosciuto nel 1963: hanno il diritto di essere elette in parlamento, ma non come presidente della Rrepubblica o come membro dell’Assemblea degli esperti. Le iraniane in questo momento stanno facendo molte battaglie come, ad esempio, dare la propria cittadinanza iraniana ai figli in caso di matrimonio misto, una battaglia che le italiane hanno vinto nel 1983, quindi in tempo neanche troppo lontano.

D. – I giovani: i nuovi leader sono riusciti ad attirare il loro voto?

R. – Sicuramente, i giovani sono parte importante dell’elettorato. Il 30% dell’elettorato ha meno di 30 anni e questo è un dato significativo. Ma per esperienza personale ho conosciuto tantissimi giovani in Iran che rappresentano lo zoccolo duro del regime. Quindi, bisogna fare attenzione anche qui: donna non è necessariamente riformista ed essere giovane non significa necessariamente essere una persona aperta.








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