Maggiore rappresentanza delle minoranze nel governo di tecnici guidato dal primo ministro sciita Haydar al-Abadi e la modifica dell’articolo 26 della legge che di fatto impone il passaggio automatico alla religione musulmana dei minori quando anche uno solo dei due genitori si converte all’Islam: sono le richieste dei membri cristiani presenti nell’assemblea parlamentare irachena tese ad arginare, almeno in parte, la marginalizzazione subita nel Paese da cristiani e da altre minoranze. Le richieste sono state inviate al presidente del Parlamento, il sunnita Salim al-Juburi.
Modificare la recente legge riguardante
l’islamizzazione dei figli
Con tale iniziativa - riferisce l’agenzia Fides -
i membri che rappresentano le minoranze intendono soprattutto sollecitare la messa
in atto della risoluzione di modifica del provvedimento riguardante l’islamizzazione
dei figli, adottata a maggioranza a metà novembre, ma finora senza alcun seguito.
Giorni fa Haydar al-Abadi ha risposto alle critiche ribadendo che il governo iracheno
non discrimina i propri concittadini in base alla loro appartenenza religiosa, considera
anche i cristiani come una “componente genuina” dell’identità nazionale e farà il
possibile per impedire la loro emigrazione.
La legge approvata a ottobre tra le proteste
delle minoranze religiose
Fra coloro che si battono per cambiare l’articolo
26 c’è il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, che all’indomani
dell’approvazione della risoluzione di modifica della norma aveva espresso, insieme
alla comunità cristiana, grande soddisfazione per la decisione del Parlamento iracheno.
Nei mesi precedenti era stato presentato un emendamento che prevedeva che i minori
restassero nella religione di nascita fino a 18 anni, per poi decidere in modo personale
la loro fede. Ma a fine ottobre il Parlamento aveva respinto tale proposta, sollevando
la protesta della comunità cristiana e dei vertici della Chiesa caldea. (L.Z.)
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