2016-02-27 14:00:00

Tregua fragile in Siria. Moussalli: serve più fiducia


In Siria è entrata in vigore dalla mezzanotte scorsa la tregua tra regime e opposizioni, promossa da Stati Uniti e Russia e appoggiata dalle Nazioni Unite. Ci sono motivi per essere scettici, ha detto il presidente statunitense Obama. La Russia conferma di aver bloccato tutte le operazioni in Siria. Ieri l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan De Mistura, ha ricordato che la tenuta della tregua è propedeutica alla ripresa dei negoziati di pace, previsti per il prossimo 7 marzo a Ginevra. Intanto, attivisti per i diritti umani hanno denunciato violazioni al cessate il fuoco: colpi di mortaio sarebbero caduti su quartieri abitati nella periferia di Damasco. La cronaca nel servizio di Elvira Ragosta:

Una tregua fragile, ma su cui sono riposte le speranze internazionali per la pace in Siria. In mattinata l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha denunciato violazioni del cessate il fuoco a Damasco da parte del regime siriano e dei ribelli, riferendo anche di colpi di mortaio caduti nella provincia di Afrin, regione controllata dalle milizie curdo-siriane dell'Ypg, che hanno annunciato di voler rispettare il cessate il fuoco. Gli attivisti hanno registrato anche combattimenti nelle zone dove sono presenti il sedicente Stato islamico e il Fronte al-Nusra. Infine, nella provincia centrale di Hama, un'auto-bomba attribuibile all'Is è saltata in aria a Salamiya, provocando la morte di due soldati siriani. Mosca conferma di aver bloccato tutte le operazioni in Siria. I militari russi hanno reso noto che oggi i loro aerei non voleranno sulla Siria per rispettare la tregua Onu e per evitare "bombardamenti errati". Sulla tregua è scettico il presidente statunitense: “La violenza sul terreno non cesserà, dice Obama, ricordando che il rispetto del cessate il fuoco è “l’unico modo per sconfiggere il sedicente Stato islamico e mettere fine alla guerra civile e al caos, sotto il quale l’Is prospera”. Nella tregua, aggiunge Obama, molto dipende dal mantenimento degli impegni da parte del regime siriano e della Russia. "Per l'Alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini, la tregua è un’occasione da non sprecare, l'opportunità di salvare vite e mettere la Siria sulla strada di una soluzione pacifica del conflitto. 

Nel Paese, le emergenze umanitarie sono tantissime. Attiva su questo fronte è la Syrian Society for Social Development, un'associazione coordinata da Roy Moussalli, che sulla tregua dice: ”Anche se non dovesse subito funzionare, è l’unica strada per il nostro Paese”. Sentiamo le sue parole nell’intervista di Gabriella Ceraso:

R. – Absolutely. We are present in nine governorates, we are working with 1.500 volunteers and …
Assolutamente! Noi siamo presenti in nove governatorati, lavoriamo con 1.500 volontari e membri dello staff in un centinaio di località dove abbiamo realizzato ripari collettivi per gli sfollati interni, centri comunitari dove la gente viene a cercare servizi e sostegno, e centri speciali per ragazzi o disabili. C’è, quindi, grande spazio per la carità e grandi necessità.

D. – In questo momento, in Siria “carità” significa “riconciliazione”?

R. – Reconciliation is part of it. It is coming, but the humanitarian relief is now the biggest need …
La riconciliazione è parte della carità da mettere in pratica. Ora l’aiuto umanitario è la priorità, però abbiamo anche visto che con la mediazione tra aggressori e vittime, tra persone con diversi retroscena di conflitto, può esistere la riconciliazione e può esistere la riunificazione. In futuro, ce ne sarà ancora più bisogno. E’ un processo che va incoraggiato, perché la gente ha ancora paura e quando sei paralizzato dalla paura tutto diventa molto difficile.

D. – La tregua può durare?

R. – We hope that it is possible! We don’t know if it will come back, but the road to trust is a long road. …
Noi lo speriamo! Non sappiamo se funzionerà, perché la strada per la fiducia è una strada lunga ma sappiamo che non c’è altra via per la pace nel nostro Paese. Quindi anche se non funzionasse dal primo giorno resta una priorità per riprendere i contatti, ricostruire i rapporti.

D. – Cosa rimane, oggi, della vecchia Siria, quel Paese dalle diverse culture e dalle diverse religioni?

R. – This is still very much present. Not in all governorates, not in all territories …
E’ tutto ancora molto presente. Non in tutti i territori perché in alcune zone puoi pensarla e comportarti solo in un modo, altrimenti sei un “infedele”. Ma nella maggior parte delle località nelle quali lavoriamo c’è sempre la consapevolezza che la diversità sia positiva, costruttiva, che ne abbiamo bisogno, ed è mantenuta e messa al sicuro. Nel nostro team ci sono religioni, etnie e culture diverse eppure si lavora in maniera splendida. Noi siamo una testimonianza di quello che è la Siria e di quello che la Siria è chiamata a essere in futuro. Anche se non se ne parla nei notiziari e nei media, la diversità è sempre fortemente presente in Siria.








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