2016-02-26 14:47:00

Via Crucis a Roma per vittime tratta: 120 mila donne schiavizzate


Sette “stazioni” per esprimere solidarietà alle donne vittime della tratta, prostituzione coatta e violenza. E’ la Via Crucis organizzata stasera a Roma dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, in collaborazione con la Pastorale Vocazionale della Diocesi di Roma, che partirà alle 19.30 dalla Chiesa di Santo Spirito in Sassia per arrivare fino alla Chiesa Nuova. Oltre ad alcuni interventi, come quello del cardinale vicario Agostino Vallini, sono previsti momenti di preghiera, meditazioni e testimonianze delle vittime salvate dalla tratta. “Sarà una Via Crucis vivente, molto coinvolgente", spiega don Aldo Buonaiuto, coordinatore dell'iniziativa”. Luca Collodi lo ha intervistato:

R. – Vivente perché tocca di fatto la vita, il calvario - in questo caso - di tante donne che sono state trafitte, torturate, proprio come Gesù, che sono state ingannate, rinnegate, e allo stesso tempo derise e violentate nel corpo ogni giorno: sono le donne schiavizzate, le donne che non hanno voce, che non possono neanche protestare perché sono ridotte in schiavitù, che sono sui marciapiedi di Italia per soddisfare i bisogni  perversi di oltre 9 milioni di maschi italiani che durante l’anno vanno a comprare il loro corpo. Subiscono la schiavitù e le loro catene sono da una parte le minacce che subiscono e dall’altra le ritorsioni nei confronti dei loro familiari. E’ una Via Crucis che vuole dare anche speranza, non ci fermiamo alla morte, ma vogliamo andare oltre, guardando a Gesù. Vogliamo dare speranza a queste persone.

D. – Don Aldo, come Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, voi seguite le ragazze che si prostituiscono, che sono sfruttate. Qual è la situazione in Italia e a Roma?

R. – Purtroppo in tutto il territorio nazionale c’è una situazione drammatica e in espansione e con i viaggi della disperazione dei profughi il fenomeno è triplicato. Abbiamo tantissime ragazze, molte delle quali sono minorenni, circa il 37 per cento. Anche su Roma il fenomeno è aumentato, tante, tante ragazze nigeriane e romene. Dai Paesi dell’Est arrivano prevalentemente romene, albanesi, ma anche moldave, ucraine. Un fiume di ragazze sulle strade, oltre 120mila, e non hanno scelta. Non si sta parlando delle donne che lo vogliono fare, qui c’è la criminalità organizzata. Ogni giorno in tutta Italia ci sono indagini, ci sono arresti, che purtroppo non fanno tanta notizia e rimangono nei trafiletti delle cronache locali. Eppure questo fenomeno è molto, molto diffuso, presente. Viviamo questo degrado mentale in cui la persona può essere comprata. Oggi tutto si può comprare, si può acquistare il corpo per motivi sessuali, si può acquistare l’utero in affitto, davanti a tutte queste cose che si ritiene si possano fare, noi vogliamo dire che è invece inammissibile. Dobbiamo ribellarci e sentire insopportabile questa ingiustizia, quella cioè di pensare che ci sono persone di serie B che devono soddisfare i bisogni di altre persone.

D. – Dobbiamo anche constatare che ci sono molti italiani che usano il corpo di queste donne volutamente…

R. – Esatto, i cosiddetti clienti sono i maschi italiani. Come ho detto sono 9 milioni e l’età va dai 30 ai 50 anni. Io li incontro, parlo con loro, dicono di essere sposati, di essere fidanzati, molti dicono che le mogli addirittura lo sanno e che tollerano questa situazione, perché preferiscono che i loro mariti vadano con le prostitute piuttosto che avere un’amante, è qualcosa veramente di uno squallore incredibile. Anche queste donne che difendono i loro maschi, invece di mettersi dalla parte di queste ragazze che potrebbero essere le loro figlie. Qui bisogna compiere una svolta. Ecco, il modello nordico che l’Unione europea chiede di recepire, e cioè di fermare la domanda. E’ un cambiamento di mentalità, occorre capire che una relazione, la più intima, anche quella sessuale, non si può acquistare. Casomai si deve conquistare, ma non acquistare.








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