2016-02-26 14:34:00

Siria, arcivescovo di Homs: da tregua nuove speranze di pace


Cresce l’attesa in Siria per il cessate-il-fuoco che dovrebbe entrare in vigore dalla mezzanotte di oggi, grazie all’accordo tra Stati Uniti e Russia. Circa cento milizie di insorti hanno comunicato di voler rispettare la tregua. Intanto la Turchia ha espresso i propri dubbi sulla tenuta dell'intesa. Infatti solo oggi sono saliti a 30 i raid russi nella provincia di Aleppo: lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Proseguono anche i combattimenti tra ribelli e governativi nei pressi di al-Tamoura, il villaggio conquistato due settimane fa dai soldati fedeli al presidente Bashar al Assad. Sull’importanza della tenuta di questa tregua ascoltiamo l’arcivescovo melchita di Homs Jean-Abdo Arbach al microfono di Marina Tomarro:

R. – Per noi è una grande gioia che ci sia questa tregua, perché potrebbe essere un primo passo per un cammino di vera pace. Stiamo aspettando che sia messa in pratica davvero, perché in essa c’è la speranza che sia la prima scintilla verso la pace. Siamo figli della pace e vogliamo che questo momento tanto agognato diventi un gesto importante non solo per noi ma per tutto il mondo!

D. - Come è iniziata la persecuzione contro i cristiani in Siria?

R. - Con una violenza enorme … uccidendoli in maniera crudele. I terroristi, quando entravano nelle nostre città, invadevano le chiese e subito si scagliavano contro le icone come fossero persone vive sfregiando i loro volti, in segno di disprezzo verso la fede che rappresentavano … Prima della guerra i rapporti tra musulmani e cristiani erano pacifici. In precedenza c’erano stati degli episodi di violenza, ma erano sporadici, e più che in Siria succedevano in Iraq o in Libano … ma era più un dare fastidio che un vero odio. Con l’arrivo della guerra tutta l’ostilità è invece uscita fuori, le violenze si sono moltiplicate in una maniera spaventosa.

D. - Quanto è importante che i cristiani restino in Siria?

R. – A nessuno piace essere strappato dalla propria casa, è una cosa crudele inumana. Ed è li la spiegazione del perché non dobbiamo lasciare la nostra terra, perché ci siamo nati e vissuti, è il nostro ambiente, per questo vogliamo rimanere! E per questo chiediamo aiuto all’Europa! Innanzitutto vi chiediamo preghiere e poi domandiamo con forza che cessi la guerra, basta con tutta questa violenza! Bisogna far capire a chi è al potere di non andare oltre, di non dividere ancora il Medio Oriente ma di aiutarlo ad essere più unito. La nostra terra è patrimonio di tutti, e tutto il mondo conosce il massacro che stiamo subendo. Se questa sorgente di civiltà viene distrutta totalmente, cosa succederà poi? Io personalmente in questo momento cerco di essere uno strumento di Dio per aiutare tutti coloro che hanno bisogno, cristiani e musulmani, non c’è differenza, siamo tutti fratelli!

D. - Cosa potrebbero fare di più gli aiuti internazionali?

R. - Finché ci sono gli interessi economici nessuno riuscirà ad aiutarci davvero. Chi governa deve cambiare la mentalità, per darci un vero aiuto, non solo quello scritto sulle carte. Tutte le guerre vengono fatte per interessi economici e la nostra purtroppo non fa eccezione.








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