Un libro originale, semplice e straordinario al tempo stesso. E’ da oggi, nelle librerie italiane, “L’amore prima del mondo. Papa Francesco scrive ai bambini”. Edito in Italia da Rizzoli, ispirato e voluto dalla casa editrice dei gesuiti americani “Loyola Press”, il libro – realizzato grazie alla collaborazione di padre Antonio Spadaro – offre al lettore un dialogo da cuore a cuore tra il Papa e i bambini di tutto il mondo, che si rivolgono a Francesco come a un padre confidandogli problemi e speranze. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Prima di creare il mondo, Dio amava”, “Dio ama sempre. Dio è amore”. Papa Francesco risponde così a Ryan, bambino canadese che gli chiede cosa facesse Dio prima di creare il mondo. Il Papa risponde con parole semplici, intime, come un padre premuroso, confidando ai più piccoli la sua riflessione sulla vita e sulla fede. A volte con risposte sorprendenti. Del resto è proprio Francesco ad affermare che per lui “vedere un bambino è vedere il futuro” e sente salire nel suo cuore “tanta speranza”.
Se potessi fare un miracolo, guarirei tutti i bambini
Francesco tocca le corde del cuore quando si sofferma sulla sofferenza dei bambini.
A William che dagli Stati Uniti gli chiede cosa farebbe se potesse compiere un miracolo,
risponde: “Io guarirei i bambini”, “se potessi fare un miracolo guarirei tutti i bambini”.
E aggiunge che non è “ancora riuscito a capire perché i bambini soffrano”, è un mistero
“a cui non sa dare una spiegazione”. “La mia risposta al dolore dei bambini – aggiunge
– è il silenzio oppure una parola che nasce dalle mie lacrime”. Di miracoli parla
anche in una risposta a Joaquin, che dal Perù gli chiede “perché non ci sono più miracoli”.
“Ma chi te lo ha detto questo?”, replica il Papa, “non è vero! I miracoli ci sono
anche adesso”: “il miracolo della gente che soffre e non perde la fede, per esempio”.
Il Papa pensa anche ai martiri in Medio Oriente “che si lasciano uccidere per non
rinnegare Gesù”. “Anche io – rivela – ne ho sperimentati tanti. No, non sono i miracoli
spettacolari. Io non ho mai visto risuscitare un morto, no. Ma ho visto tanti miracoli
quotidiani nella mia vita”. A Luca, bimbo australiano, che ha perso la mamma, scrive
che ora sua madre è “in cielo” ed è “più bella che mai”. “Ogni volta che ti vede –
soggiunge – tua mamma è contenta se ti comporti bene. Se non ti comporti bene, lei
ti vuol bene lo stesso e chiede a Gesù di farti più buono”.
Non siamo prigionieri della sofferenza, Gesù ha vinto il male
A Mohammed, che scrive dalla Siria, parla della sofferenza, della “gente cattiva che
fabbrica armi perché le persone combattano e facciano la guerra. C’è gente che ha
nel cuore odio”. “Questo è terribile”, commenta, “ma questa sofferenza è destinata
a terminare”, “non è per sempre”. “Noi – sottolinea Francesco – non siamo prigionieri
della sofferenza”, perché Gesù “è venuto a salvarci e ha sconfitto il diavolo”. “Il
diavolo è uno sconfitto – dice ad una bambina peruviana – è come un cane legato che
abbaia e ringhia, ma se non ti avvicini non può morderti”. E nella risposta a un bambino
dello Zimbabwe, osserva che Gesù ha sconfitto il male sulla croce. “Il diavolo – ribadisce
– è stato sconfitto e per questo ha tanta paura della croce”.
Dio vuole la salvezza di tutti noi
Ad Emil, della Repubblica Dominicana, rassicura che i nostri parenti che sono in cielo
“non sono lontano da noi”, “pregano per noi e si prendono cura di noi con affetto”.
A Michael che, dalla Nigeria gli chiede cosa fare per risolvere i conflitti nel mondo,
risponde con franchezza che “non c’è una bacchetta magica”. Per questo, “bisogna convincere
tutti – è la sua esortazione – che il modo migliore di vincere una guerra è non farla.
Non è facile, lo so. Ma io ci provo. Provaci anche tu”. A un bambino cinese che gli
chiede se il nonno che non è cattolico andrà in Paradiso, il Papa risponde che “Gesù
ci ama tantissimo e vuole che tutti andiamo in cielo. La volontà di Dio è che tutti
si salvino”. Una volta, racconta, una signora andò da San Giovanni Maria Vianney disperata
perché suo marito si era suicidato buttandosi da un ponte. “Era disperata – spiega
il Papa – perché immaginava che il marito fosse certamente all’inferno”, ma il Curato
d’Ars le disse: “Guarda che tra il ponte e il fiume c’è la Misericordia di Dio”.
Prego dovunque, mi piace sentirmi padre e stare con la gente
Naturalmente, molte lettere dei bambini riguardano la vita personale di Francesco,
cosa voglia dire essere il Papa. Lui non si sottrae e risponde con naturalezza, sottolineando
innanzitutto che non saprebbe riconoscere se stesso senza il sentimento di paternità.
“Non potrei proprio pensare a me stesso se non come padre”. “Mi fa felice stare con
la gente – risponde a Judith che gli scrive dal Belgio – questo mi fa felice. Se non
riesco a stare con la gente sto con Gesù e gli parlo della gente”. A Josephine che
gli chiede qual è il suo posto preferito per pregare, risponde che a lui “piace pregare
dovunque”, “posso pregare mentre cammino o anche quando vado dal dentista. Dio lo
trovo dovunque”. Una preghiera che deve venire dal cuore, perché “Lui ci ascolta con
il cuore”. Ma qual è la scelta più difficile per Papa Francesco, scrive Tom dal Regno
Unito? “Mandar via qualcuno o da un compito di responsabilità o da una posizione di
fiducia o da un cammino che sta facendo perché inadatto”. Per me, riprende, “allontanare
una persona è davvero molto difficile”, “io amo fidarmi della gente, dei collaboratori,
delle persone che mi sono affidate. Mi sento male se devo mandar via qualcuno, ma
a volte bisogna farlo”.
Da ragazzo mi piaceva ballare il tango, è bello essere allegri
Francesco torna anche alla sua infanzia, ricorda che gli piaceva tanto ballare il
tango da ragazzo. Annota poi che anche Re Davide quando l’Arca dell’Alleanza tornò
a Gerusalemme si mise a ballare davanti ad essa, ma sua moglie Micol lo disprezzò
nel suo cuore. “Questa donna era malata di serietà, la sindrome di Micol
io la chiamo. La gente che non può esprimere allegria sta sempre seria. Ballate voi
che siete bambini, così non sarete troppo seri quando sarete grandi”. E confessa simpaticamente
che, da piccolo, voleva fare il macellaio perché quando andava al mercato con sua
nonna questi aveva una grande tasca nel suo grembiule con tanti soldi e quindi pensava
che fosse un uomo ricchissimo. “E’ buffo – scrive a Basia, bambino polacco di otto
anni, – ma devo confessarti questa cosa”. Ad Alessio, di Catania, Francesco racconta
invece di quando era chierichetto. A quei tempi, ricorda, la Messa non era in spagnolo.
“Il prete – confida – parlava ma io non capivo niente. E così anche i miei compagni.
Allora per gioco imitavamo il prete storpiando un po’ le parole per fare strane frasi
in spagnolo. Ci divertivamo. E ci piaceva tanto servire la Messa”. Il Papa torna poi
al suo amore per il pallone. “Si gioca bene al calcio – evidenzia – quando si gioca
insieme, quando si fa gioco di squadra e si cerca il bene di tutti senza pensare al
bene personale o a mettersi in mostra. Così dovrebbe essere anche nella Chiesa”.
Tutti litighiamo anche il Papa, ma bisogna sempre fare la pace
Anche la famiglia e le relazioni con gli altri sono tra i temi che spesso ricorrono
nelle lettere dei bambini al Papa. “Tutti noi litighiamo”, “anch’io ho litigato –
afferma rispondendo ad Alexandra, una bimba filippina – è normale che la gente discuta.
E così anche i genitori discutono”. Tuttavia, avverte, i genitori “mai finiscano la
giornata senza fare la pace”. E raccomanda ai bambini: “Se vuoi aiutare i tuoi genitori
io ti consiglio soprattutto di non parlare mai male di tuo papà a tua mamma e di tua
mamma a tuo papà. Stai vicina a tua mamma e a tuo papà e parla bene di loro. Questo
farà bene a tutti”. A Mansi, che scrive dall’India, aggiunge: “Puoi trovare Dio nella
tua famiglia volendo bene a tua mamma, tuo papà”, “se vuoi bene ai tuoi familiari
allora troverai Dio”. Ed evidenzia che Dio ci ha creati liberi, ma molti hanno paura
della libertà “perché non è programmabile e proprio per questo la libertà è bella
ed è il dono più grande”. A Thierry, che dall’Australia gli chiede perché Gesù non
dia da mangiare a tutti, Francesco sottolinea che “il problema non è Gesù, ma la gente
cattiva ed egoista che vuole tenere tutto per sé e non vuole condividerlo”, per questo
“dobbiamo imparare a condividere le ricchezze che abbiamo”.
Vorrei ringraziare Dio per la sua pazienza e aiutare chi soffre
Il Papa risponde poi ad alcune questioni di fede poste dai bambini. A Juan Pablo che
gli chiede perché Gesù abbia scelto alcuni come apostoli e non altri, Francesco risponde
che “Gesù non sceglie le masse, ma ciascuno, uno per uno”. Tutti, prosegue, “siamo
eletti per amore di Gesù”, “questo amore ci fa sentire scelti”. Lui “non esclude mai
nessuno dal suo cuore”. E a Karla che, dal Nicaragua, si domanda se anche le persone
cattive abbiano un angelo custode, il Papa risponde che tutti ne abbiamo. E aggiunge
che “un modo di aiutare le persone cattive è pregare il loro angelo custode perché
le aiuti a diventare buone”. E invita così i bambini ad andare al catechismo perché
questo ci aiuta a conoscere meglio Gesù e “la sua grande famiglia che è la Chiesa”.
Francesco risponde infine a due bambini olandesi che gli chiedono cosa vorrebbe fare
ancora nella sua vita. “Mi piacerebbe sorridere sempre – risponde – sorridere a Dio
innanzitutto”, “vorrei ringraziare Dio per la sua pazienza”, per il bene che fa e
“mi piacerebbe aiutare la gente che soffre”.
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