All’udienza generale di oggi in Piazza San Pietro Papa Francesco, proseguendo le catechesi sulla misericordia nella Sacra Scrittura, ha affrontato il tema “Misericordia e potere”.
Arroganza e soprusi dei potenti
“In diversi passi – ha detto - si parla dei potenti,
dei re, degli uomini che stanno 'in alto', e anche della loro arroganza e dei loro
soprusi. La ricchezza e il potere sono realtà che possono essere buone e utili al
bene comune, se messe al servizio dei poveri e di tutti, con giustizia e carità. Ma
quando, come troppo spesso avviene, vengono vissute come privilegio, con egoismo e
prepotenza, si trasformano in strumenti di corruzione e morte. È quanto accade nell’episodio
della vigna di Nabot, descritto nel Primo Libro dei Re, al capitolo 21, su cui oggi
ci soffermiamo”.
La terra è di Dio
“In questo testo si racconta che il re d’Israele,
Acab, vuole comprare la vigna di un uomo di nome Nabot, perché questa vigna confina
con il palazzo reale. La proposta sembra legittima, persino generosa, ma in Israele
le proprietà terriere erano considerate quasi inalienabili. Infatti il libro del Levitico
prescrive: «Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi
siete presso di me come forestieri e ospiti» (Lv 25,23). La terra è sacra, perché è un dono del Signore,
che come tale va custodito e conservato, in quanto segno della benedizione divina
che passa di generazione in generazione e garanzia di dignità per tutti. Si comprende
allora, così, la risposta negativa di Nabot al re: «Mi guardi il Signore dal cederti
l’eredità dei miei padri» (1 Re 21,3)”.
Gezabele, regina cattiva
“Il re Acab reagisce a questo rifiuto con amarezza
e sdegno. Si sente offeso - lui è il re, il potente -, sminuito nella sua autorità
di sovrano, e frustrato nella possibilità di soddisfare il suo desiderio di possesso.
Vedendolo così abbattuto, sua moglie Gezabele, una regina pagana che aveva incrementato
i culti idolatrici e faceva uccidere i profeti del Signore (cfr 1 Re 18,4), - non era brutta, era cattiva!
- decide di intervenire. Le parole con cui si rivolge al re sono molto significative.
Sentite la cattiveria che è dietro questa donna: «Tu eserciti così la potestà regale
su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la farò avere io la vigna di
Nabot di Izreel» (v. 7). Ella pone l’accento sul prestigio e sul potere del re, che,
secondo il suo modo di vedere, viene messo in discussione dal rifiuto di Nabot. Un
potere che lei invece considera assoluto, e per il quale ogni desiderio del re potente
diventa un ordine. Il grande sant’Ambrogio ha scritto un piccolo libro su questo episodio.
Si chiama ‘Nabot’. Ci farà bene leggerlo in questo tempo di Quaresima. È molto bello,
è molto concreto”.
Il potere è servizio
“Gesù, ricordando queste cose, ci dice: «Voi sapete
che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi
non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi
vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27). Se si perde la dimensione
del servizio, il potere si trasforma in arroganza e diventa dominio e sopraffazione.
E’ proprio ciò che accade nell’episodio della vigna di Nabot. Gezabele, la regina,
in modo spregiudicato, decide di eliminare Nabot e mette in opera il suo piano. Si
serve delle apparenze menzognere di una legalità perversa: spedisce, a nome del re,
delle lettere agli anziani e ai notabili della città ordinando che dei falsi testimoni
accusino pubblicamente Nabot di avere maledetto Dio e il re, un crimine da punire
con la morte. Così finisce la storia: morto Nabot, il re può impadronirsi della sua
vigna”.
Politici corrotti e potenti che sfruttano i poveri
E a braccio aggiunge: “Questa non è una storia di
altri tempi, eh! È anche una storia d’oggi, dei potenti che per avere più soldi sfruttano
i poveri, sfruttano la gente. È la storia della tratta delle persone, del lavoro schiavo,
della povera gente che lavora in nero e con il minimo per arricchire i potenti. È
la storia dei politici corrotti che vogliono di più e più e più! Per questo dicevo
che ci farà bene leggere quel libro di Sant’Ambrogio su Nabot, perché è un libro di
attualità”.
Sete di potere diventa cupidigia
“Ecco dove porta l’esercizio di un’autorità senza
rispetto per la vita, senza giustizia, senza misericordia. Ed ecco a cosa porta la
sete di potere: diventa cupidigia che vuole possedere tutto. Un testo del profeta
Isaia è particolarmente illuminante al riguardo. In esso, il Signore mette in guardia
contro l’avidità i ricchi latifondisti che vogliono possedere sempre più case e terreni.
E dice il profeta Isaia: «Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo,
finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nel paese» (Is 5,8)”.
Che bello sarebbe se i potenti sfruttatori di oggi chiedessero perdono!
“E il profeta Isaia – aggiunge a braccio - non era
comunista, eh!”. “Dio, però, è più grande della malvagità e dei giochi sporchi fatti
dagli esseri umani. Nella sua misericordia invia il profeta Elia per aiutare Acab
a convertirsi. Adesso voltiamo pagina … e come segue la storia? Dio vede questo crimine
e bussa anche al cuore di Acab e il re, messo davanti al suo peccato, capisce, si
umilia e chiede perdono. Che bello sarebbe che i potenti sfruttatori di oggi facessero
lo stesso! Il Signore accetta il suo pentimento; tuttavia, un innocente è stato ucciso,
e la colpa commessa avrà inevitabili conseguenze. Il male compiuto infatti lascia
le sue tracce dolorose, e la storia degli uomini ne porta le ferite”.
La misericordia può guarire le ferite e cambiare la storia
“La misericordia mostra anche in questo caso la via
maestra che deve essere perseguita. La misericordia può guarire le ferite e può cambiare
la storia. Apri il tuo cuore alla misericordia! La misericordia divina è più forte
del peccato degli uomini. È più forte, questo è l’esempio di Acab! Noi ne conosciamo
il potere, quando ricordiamo la venuta dell’Innocente Figlio di Dio che si è fatto
uomo per distruggere il male con il suo perdono. Gesù Cristo è il vero re, ma il suo
potere è completamente diverso. Il suo trono è la croce. Lui non è un re che uccide,
ma al contrario dà la vita. Il suo andare verso tutti, soprattutto i più deboli, sconfigge
la solitudine e il destino di morte a cui conduce il peccato. Gesù Cristo con la sua
vicinanza e tenerezza porta i peccatori nello spazio della grazia e del perdono. E
questa è la misericordia di Dio. Grazie”.
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