2016-02-23 18:53:00

Damasco accetta cessate il fuoco proposto da Usa e Russia


Scatterà alla mezzanotte di sabato 27 febbraio il cessate il fuoco in Siria. Il governo di Damasco ha accettato la proposta russo-statunitense, che ha ricevuto anche il plauso del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Ma le incognite per raggiungere l’obiettivo restano molte. Il servizio di Roberta Gisotti

“La Siria accetta la cessazione delle ostilità - recita una nota del Ministero degli Esteri di Damasco - ma a condizione di poter “proseguire gli sforzi militari antiterrorismo contro l’Is, il Fronte al Nusra e le altre organizzazioni terroristiche” collegate a queste formazioni e ad Al Qaida. Da rilevare che Assad considera terroristi tutti i gruppi armati delle opposizioni. Sostegno all’accordo mediato da Mosca e Washington arriva dall’Italia e dalla Turchia, che pure esprime preoccupazione per possibili attacchi - dopo sabato 27 febbraio, inizio del cessate il fuoco - da parte dei curdi siriani del Pyd nel nord della Siria al confine turco, dove nei giorni scorsi Ankara ha più volte bombardato, sostenendo di aver agito sempre in risposta ad aggressioni subite. La stessa Turchia auspica che la Russia nella sua lotta contro lo Stato islamico, non uccida “persone innocenti”. Di oggi la notizia diffusa dall’Osservatorio siriano dei diritti umani (Ondus) di oltre mille civili uccisi nei raid aerei russi in Siria dal 30 settembre 2015 e di almeno 366 civili morti nei bombardamenti della Coalizione internazionale, a guida statunitense, contro postazioni dell’Is dal 2014.

Ma come è maturato questo fronte comune degli Stati Uniti e della Russia in ambito di politica estera. Fausta Speranza lo ha chiesto a Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali dell’Università del Salento

R. – Questo, innanzitutto, è un momento particolare della vita politica degli Stati Uniti. Abbiamo un Presidente che ormai è molto slegato da possibili obblighi politici perché è alla fine del suo mandato; è in un momento in cui ha ancora pieni poteri perché non siamo ancora nel periodo della cosiddetta “anatra zoppa” - quando non può prendere più decisioni – ma e’ in un periodo in cui si sente evidentemente più libero. E ritiene che la politica possa andare nella direzione che molti auspicavano già da mesi, se non da anni, cioè di alcune collaborazioni, in alcuni teatri strategici come il Medio Oriente e l’Europa Orientale, che erano assolutamente necessari per trovare una chiara soluzione alle crisi in campo.

D. - Vediamola dal punto di vista della Russia: se la presidenza statunitense sta passando questo momento particolarmente favorevole, Putin invece da cosa è mosso?

R. - Putin sta rafforzando sempre di più la propria posizione come leader politico sia in campo interno che in campo esterno. La Russia per vari anni – ricordiamo benissimo – è stata quasi un’ipotesi politica, perché non aveva più quella forza dopo il grande periodo imperiale dell’Unione Sovietica. Putin sta riallacciando nelle varie aree delle alleanze che sono assolutamente utili ad un’espansione geopolitica della Russia stessa, sia a sud passando per il Caucaso e scendendo verso il Medioriente, sia verso l’Europa orientale. Per parecchio tempo la Russia, e Putin in particolar modo, si è sentito - come dire - assediato dalle mosse dei Paesi che si avvicinavano sempre di più alla Nato e, quindi, è diventato particolarmente irrequieto. È stato sicuramente una pedina dietro le quinte che ha fatto avvicinare l’Iran e gli Stati Uniti. Queste sono tutte considerazioni che fanno si che, si può pensare quello che si vuole di Putin, ma Putin si sta rivelando un leader a tutto tondo, un leader mondiale.

D. - Abbiamo superato la fase dell’unilateralismo degli “Stati Uniti gendarmi del mondo”. Obama ha aperto al multilateralismo, ma in qualche modo stiamo ritornando al binomio Usa- Russia? Tornano ad essere i due agenti mondiali, un po’ come era nella Guerra Fredda, ma al contrario?

R. - Dobbiamo tenere conto anche di un terzo attore, molto importante: la Cina. La Cina per ragioni soprattutto politiche, ma anche di sostentamento, ha allargato la propria influenza verso aree cui sia gli Stati Uniti che la Russia non guardavano più da tempo. Penso per esempio all’Africa. Quindi sì, è vero che si sta creando questo tipo di situazione. Abbiamo superato l’unilateralismo americano, ma bisogna tenere conto che c’è la Cina e che si sta creando di nuovo una formazione triangolare di gestione della politica mondiale. Manca un vertice ad un possibile quadrilatero che è l’Onu, che continua ad essere ancora un agente totalmente assente nella politica internazionale.

D. - Troppo debole?

R. - Estremamente debole. Nel momento delle crisi ha dimostrato tutta la sua assenza. Cito sempre  - ci tengo a farlo – la questione della crisi dell’immigrazione, dei profughi che muoiono nel Mediterraneo. Non prende soluzioni, non promuove discussioni, rimane totalmente indietro e aspetta che siano altri a muoversi.

 








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