“L’Unione europea è la via da seguire per arrivare a una sempre maggiore democrazia”: il segretario generale della Conferenza episcopale bosniaca, mons. Ivo Tomasevic, saluta così la presentazione ufficiale, il 15 febbraio scorso a Bruxelles, della richiesta del Paese balcanico di entrare nell’Ue.
Un segno di speranza per i giovani bosniaci
“È necessario riformare il nostro Paese – sottolineaTomasevic
citato dall’agenzia Sir – così che tutti i gruppi etnici presenti e tutti i cittadini
possano godere di ogni diritto”. Secondo il presule questa decisione è un segno che
in Bosnia-Erzegovina c’è futuro e speranza per i giovani che sono sempre più tentati
di partire in cerca di un avvenire migliore: “Come Chiesa siamo sempre impegnati su
questo fronte e lo saremo sempre di più in futuro - afferma - nostro dovere è anche
quello di sforzarci per una società più giusta e democratica. Non è certo compito
delle Chiese e delle diverse comunità religiose sostituirsi alla politica, ma dobbiamo
collaborare per il dialogo e la riconciliazione”.
La decisione anche frutto della visita
a Sarajevo di Papa Francesco
La presentazione della candidatura era attesa come
uno stimolo a fare meglio, anche se restano tanti i problemi da risolvere, come l’alto
tasso di corruzione della classe politica, lo stallo economico, il non rispetto dei
diritti fondamentali e la deriva secessionista della Repubblica Srpska, l’altra entità
che, insieme alla Federazione croato-musulmana, forma la Bosnia-Erzegovina. “Tante
riforme sono state fatte, ma molto lavoro resta da fare”, “ciò che vedo è che c’è
la volontà da parte della politica e della società di andare avanti su questa strada
e ciò è positivo”, ha detto mons. Tomasevic. Secondo il segretario dei vescovi bosniaci,
“questa decisione è anche il frutto della visita a Sarajevo di Papa Francesco - svoltasi
il 6 giugno 2015 - durante la quale la Bosnia-Erzegovina ha dimostrato di sapere e
di potere fare qualcosa di buono e bello, grazie all’aiuto di tanti uomini di buona
volontà”. (L.Z.)
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