2016-02-20 13:15:00

Crollo nascite. De Palo: politica si occupa di false priorità


Le culle vuote sono il principale problema economico del Paese: è quanto ha affermato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin annunciando nuove misure per il sostegno delle donne che lavorano e sul fronte del bonus bebè. Lo scenario è "orrendo", ha detto il ministro riferendosi ai recenti dati sulla denatalità in Italia: nel 2015 i decessi sono stati 653 mila, i nati poco più di 488 mila. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Nel 2015 il picco più alto di decessi, dal secondo dopoguerra, si incrocia con un nuovo record: il minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia. Nel corso di pochi decenni il Paese è profondamente cambiato. Quella del 1976, nella quale per la prima volta il tasso di fecondità si attestava sopra i due figli per donna in età fertile, era un’altra Italia. In quella di oggi, invece, il declino demografico è certificato dal minimo storico di nascite e dal basso tasso di fecondità, 1,35 figli per donna. Diminuisce anche l’aspettativa di vita a causa, secondo diversi osservatori, delle risposte sempre meno efficaci del sistema sanitario limitato da tagli e da esigenze di risparmio. La popolazione straniera – ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – non è sufficiente a colmare la denatalità. “Lo scenario futuro è orrendo”: serve ora un grande investimento culturale. “E’ normale essere genitori giovani” ed essere madri – ha aggiunto il ministro – dovrebbe essere “un prestigio sociale”.

L’Italia è anche un Paese in cui le forze politiche si interrogano su unioni civili e adozioni ma non sul vero motore, anche economico, del Paese: la famiglia, quella disegnata dalla Costituzione. Così Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle Famiglie, intervistato da Amedeo Lomonaco:

R. – Questo trend purtroppo c’è da parecchi anni. Siamo il Paese che ha un tasso di fecondità più basso da più tempo nel mondo, non solo in Europa. Nonostante questo, ci stiamo incaponendo in false priorità. Non ci rendiamo conto che questi dati sono preoccupanti perché tratteggiano un futuro assolutamente insostenibile per il nostro Paese. Una precarietà senza prospettive, come quella che stiamo vivendo, non so quante volte ci sia stata. Anche dopo la guerra, c’era una prospettiva di crescita. Oggi il sessanta percento dei giovani in Italia pensa che può prendere in considerazione la possibilità di andare a lavorare all’estero. Il problema, secondo me, è il fatto che noi non riusciamo a realizzare i sogni dei nostri giovani. Il 92 percento dei giovani, secondo la ricerca dell’Istituito Toniolo, vuole fare una famiglia e avere dei figli. Addirittura il numero dei figli è sopra i due. Quindi vuol dire che il desiderio c’è. Ma il problema è che non mettiamo i giovani nella condizione di realizzare questo desiderio.

D. – Tra l’altro, per chi ha figli, il problema è legato anche al fatto che spesso in questa società l’infanzia è vista un po’ come un corpo estraneo …

R. - Il problema è che i figli non vengono vissuti e non vengono visti come un bene comune ma come un bene di lusso: se sei ricco puoi fare i figli. Mentre invece questo è un desiderio ancestrale. È oggettivo che l’aspetto demografico ha a che fare anche con il tema della crisi economica perché chi ha un figlio, chi mette al mondo un figlio, ha fiducia nella vita. E la fiducia è qualcosa che rompe lo schema della congiuntura economica e della crisi. Chi non ha fiducia si richiude in una depressione che poi si riversa anche a livello economico.








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