2016-02-19 12:28:00

Siria. Iniziato il cessate il fuoco. A rischio Ginevra 3


In Siria, inizia oggi il cessate-il-fuoco concordato a Monaco di Baviera il 12 febbraio scorso. Scontri nelle ultime 24 ore si sono registrati in varie parti del Paese. Intanto sono "quasi 120 mila" gli sfollati, in questo momento al confine turco in fuga dalle violenze, che si aggiungono agli 11 milioni totali. In questo quadro, per l'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan De Mistura, non è “realistico” che le parti tornino al tavolo dei negoziati il 25 febbraio a Ginevra. Massimiliano Menichetti ha intervistato Tiberio Graziani, presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie:

R. – Questo cessate-il-fuoco non credo che sarà mantenuto perché la competizione tra i diversi attori – regionali ed extra-regionali – è molto, molto forte. Qui si gioca una partita che non è esclusivamente sulla Siria, per la Siria, o a favore dell’opposizione della Siria: qui si gioca una partita che investe responsabilità a livello globale. Faccio riferimento ovviamente agli Stati Uniti e alla Russia. Le cancellerie europee e quelle di tutto il mondo sono in grande fibrillazione, non riescono a trovare un punto di raccordo sostenibile né nel medio e neanche nel lungo periodo.

D. – Tutto questo nello scenario di lotta contro anche il sedicente Stato islamico…

R. – ...che tuttavia dà la possibilità ad alcuni attori, come ad esempio la Turchia, di regolare i conti con la minoranza curda. Ankara tende a estendere la sua influenza non soltanto dal punto di vista politico, economico, ma sostanzialmente militare: tende cioè a controllare fino alla frontiera, la parte nord del Paese.

D. – In Siria, ci sono i bombardamenti della coalizione contro i ribelli, si combatte contro lo Stato islamico, i gruppi tribali all’interno sono divisi e combattono tra di loro. Sembra che tutti siano contro tutti…

R. – Appunto perché tutti combattono contro tutti bisogna rivedere gli equilibri, rivedere le strategie dei vari attori.

D. – Ma quindi un intervento saudita di terra sarebbe altra benzina sul fuoco?

R. – Altra benzina sul fuoco il cui beneficiario potrebbe essere l’Arabia Saudita, che così rientrerebbe in gioco per cercare di rafforzare la sua alleanza con gli Stati Uniti.

D. – L’inviato Onu, Staffan de Mistura, ha ribadito che la data del 25 febbraio indicata per la ripresa dei colloqui di pace sulla Siria a Ginevra non è realistica. Che ne pensa?

R. – Non si può ancora parlare di pace. La pace chiaramente rimane sull’orizzonte, ma nel medio e lungo periodo. Le grandi potenze si devono sedere intorno a un tavolo e, sulla base dei reciproci interessi, stabilizzare quella regione. Bisogna tener conto, ad esempio, anche dell’importanza del governo attuale siriano che rimane tuttora – che lo si voglia o no – un elemento sulla cui base si può costruire una stabilità regionale.

D. – In questo momento, sembra che proprio la Russia sia il maggiore attore in questo scenario…

R. – Questo va – a mio avviso – sostenuto. Una volta che si è raggiunto un accordo con la Russia allora si può parlare di “politica di stabilizzazione regionale”.

D. – “Ginevra 1”, “Ginevra 2” nella sostanza sono fallite. “Ginevra 3” di fatto non parte. Come si può arrivare a un incontro reale e non soltanto di facciata? Perché l’impressione è un po’ questa…

R. – Realisticamente, non si tiene conto dell’elemento nuovo da qualche mese a questa parte, che è costituito dalle azioni della Russia. Se questo riconoscimento non viene fatto in un tavolo di Ginevra, sarà molto difficile arrivare a strutturare una strategia che porti alla stabilizzazione: una strategia dico anche in termini sia militari sia diplomatici. Credo che il punto essenziale sia il riconoscimento, in questa fase, proprio della Russia come attore importante per la stabilità o comunque per le politiche tese alla stabilità. 








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