2016-02-19 09:21:00

Giubileo: i donatori di sangue incontrano Papa Francesco


Domani, sabato 20 febbraio, per la prima volta, i donatori di sangue incontreranno Papa Francesco, in Piazza San Pietro, nell'ambito dell’udienza speciale giubilare. L’evento è organizzato dalla Fidas, Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue, con l’adesione dei volontari Avis, Frates e Croce Rossa Italiana. Sono presenti anche associazioni autonome del territorio nazionale e rappresentanti del sistema trasfusionale. Eliana Astorri ha intervistato Aldo Ozìno Caligaris, presidente Fidas:

R. – E’ un evento molto atteso, devo dire, non soltanto da noi che abbiamo organizzato, ma dalla grande quantità dei donatori – più di 25 mila donatori di sangue, volontari e periodici del nostro Paese – che sono a Roma per questo incontro con il Santo Padre, in occasione del Giubileo della Misericordia. E’ un evento molto atteso, perché per noi acquista un significato particolare, in quanto il gesto volontario della donazione del sangue si coniuga con i principi della solidarietà, della disponibilità, dell’attenzione all’altro, di chi non ha e di chi non è, e di conseguenza credo si allinei molto con quelle che sono le tematiche che oggi Papa Francesco propone e diffonde in tutto il mondo.

D. – Si lamenta sempre la mancanza di sacche di sangue, almeno a Roma e nel Lazio, ma i donatori sono in aumento…

R. – I donatori, dunque, sono sistematicamente in aumento. Devo dire che a livello nazionale noi abbiamo oltre un milione e 700 mila donatori di sangue. E la cosa che ci pone come un dato di primato, a livello mondiale ed europeo, è il fatto che il 90 per cento di questi donatori sono periodici e associati. Vuol dire, quindi, persone che hanno acquisito la consapevolezza e quindi sistematicamente compiono questo gesto, che è a supporto del sistema trasfusionale ed è buona garanzia del funzionamento dei sistemi sanitari regionali e nazionali.

D. – Vorrebbe spiegare quanto sia importante donare il sangue sia per chi ne ha bisogno ma anche proprio per chi lo dona…

R. – E’ importante, innanzitutto, per un principio molto semplice: il sangue non si produce in laboratorio e non è possibile averlo dall’industria. L’unico modo, quindi, per averlo è unicamente attraverso - sia emocomponenti freschi che il plasma ed i medicinali plasma derivati - il gesto volontario della donazione del sangue, non remunerata, secondo la scelta del nostro Paese, che fortemente noi come associazioni condividiamo e difendiamo. Questo, quindi, è il motivo per cui è importante fare e avere le donazioni in un’ottica di una programmazione condivisa a livello nazionale, regionale e locale, a seconda dei bisogni e soprattutto poi a seconda della misurazione dell’appropriatezza dell’utilizzo di questa, che è una risorsa comunque etica oltre ad avere un valore intrinseco in termini di produzione, di impegno di personale e di tutto quello che serve ovviamente per la raccolta, per la sua lavorazione, per la sua qualificazione, conservazione, assegnazione. Per il donatore è importante poter fare una donazione, in quanto il donatore attraverso la donazione usufruisce di un costante periodico controllo delle proprie condizioni di salute, e quindi viene monitorato il suo stato di condizioni generali di salute nel tempo e, oltretutto, il donatore costituisce - i donatori nel nostro Paese, donatori in senso assoluto - un osservatorio epidemiologico privilegiato proprio per verificare patologie particolari di un determinato segmento, come le patologie legate agli eccessi di grassi nel sangue, per fare, quindi, un monitoraggio del rischio, per esempio, delle malattie cerebro-cardiovascolari. Quindi la donazione del sangue, a sua volta, diventa, oltre che un gesto di volontariato, un ottimo sistema per fare prevenzione e per fare un monitoraggio proprio della popolazione relativamente alle grandi patologie, che diventano poi spesso oggetto di approfondimento di studio, ma in questo caso soprattutto di prevenzione.








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