2016-02-15 07:27:00

Obama chiede a Putin più collaborazione sulla crisi siriana


Nel Nord della Siria, per il terzo giorno consecutivo l'artiglieria turca sta bombardando postazioni curde. E intanto comincia "la più grande esercitazione militare" guidata dall'Arabia Saudita. Sembra la prova generale prima del possibile intervento in Siria contro l’Is e a fianco della Turchia. Delle prospettive di intervento, Fausta Speranza ha parlato con Germano Dottori, docente di Studi strategici all’Università Luiss:

R. – Occorre sottolineare come l’Arabia Saudita abbia dato prova di capacità militari quantomeno discutibili nel corso di una campagna in Yemen, nella quale ancora non è riuscita ad avere ragione dei ribelli sciiti houthi. E quindi sulla reale forza militare di Riad sussistono molto incertezze…

D. – Riad ha più volte ribadito la disponibilità ad inviare truppe di terra per combattere l’Is in Siria. Ha detto: “Siamo pronti, ma sono gli Stati Uniti che guidano la coalizione e decidono i tempi”…

R. – Io non credo che gli Stati Uniti siano favorevoli all’utilizzo della forza da parte dei sauditi e dei turchi nel modo in cui si sta per configurare. In modo particolare, pare che i turchi intendano condurre delle operazioni soprattutto contro i curdi del Rojava e contro i regolari siriani del regime di Assad e non piuttosto contro lo Stato Islamico come gli americani vorrebbero. Il problema è che sulle reali finalità dell’azione turca sussistono molti dubbi. Ed è anche un po’ strano che i sauditi intendano concorrere ad una azione militare di questo tipo, considerato che in realtà la Turchia e l’Arabia Saudita sono stati, in questi anni, dei rivali nel mondo sunnita. Anche le scelte che i turchi stanno facendo nella coalizione delle loro prime basi militari all’estero sono alquanto eloquenti: la prima sarà fatta in Qatar; la seconda – pare – in Somalia… Se noi vediamo che cosa c’è tra il Qatar e la Somalia, c’è proprio la Penisola Arabica e quindi proprio l’Arabia Saudita che viene stretta in una morsa. Non comprendo onestamente le ragioni della scelta fatta dai sauditi in questo caso.

D. – L’intervento dell’Arabia Saudita non lascerebbe indifferente l’Iran. E’ così?

R. – Non credo che sia un problema straordinario, anche perché l’intervento saudita nel conflitto con forze aeree in realtà non è un fattore che è in grado di cambiare significativamente l’equazione sul terreno. Le forze militari saudite – come spiegavo in precedenza – in realtà sono di dubbia efficacia e non sarà qualche aereo a fare la differenza, soprattutto tenendo presente il fatto che in Siria c’è un contingente aereo russo che ha al seguito delle potenti armi antiaeree: per cui bisogna veramente vedere in che modo si muoveranno turchi e sauditi nelle prossime ore. Mi è parso di capire che oggi c’è molta volontà di buttare dell’acqua sul fuoco e di evitare che i giochi sfuggano di mano. Probabilmente a questo risultato ha concorso anche la telefonata di ieri tra il presidente Usa Obama e il presidente russo Putin. C’è grande consapevolezza che, se non si è molto attenti, si rischia di precipitare in un conflitto militare aperto tra la Russia e la Turchia, che ovviamente avrebbe delle ripercussioni regionali straordinarie e credo anche sulla sicurezza europea, per niente trascurabili.

D. – Obama però chiede a Putin di fermare i raid aerei…

R. – Questo non lo sappiamo… Noi non conosciamo veramente il contenuto della comunicazione che ha avuto luogo ieri tra il presidente Obama e il presidente Putin e che cosa in cambio abbia eventualmente prospettato Obama per un’azione di maggior moderazione in Siria. Io sospetto che una delle richieste – se ce ne è stata qualcuna – possa essere stata quella di convincere il presidente siriano Assad a moderare il tono e la sostanza di alcune sue dichiarazioni: non è un mistero per nessuno che, nel momento in cui Assad ha dichiarato – un paio di giorni fa – di volersi riprendere la Siria per intero, chiaramente alcune reazioni questa dichiarazione molto avventata l’ha determinate. La Russia non condivide questo obiettivo di Assad.








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