“Bisogna essere grati ai migranti”, “ci aiutano a scoprire il mondo”. E’ l’esordio dell’intervento di padre Adolfo Nicolás, superiore della Compagnia di Gesù, in occasione della sua visita al Centro Astalli di Roma. Il discorso, tenuto a braccio in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, viene pubblicato sull’ultimo numero di “Civiltà Cattolica”, in uscita.
I migranti ci aiutano a non rinchiuderci in noi stessi
“Ogni Paese – afferma il Preposito generale dei gesuiti – corre il rischio di rinchiudersi
in orizzonti molti limitati, molto piccoli, mentre grazie a loro il cuore può aprirsi
e anche lo stesso Paese può aprirsi a dinamiche nuove”. Padre Nicolás ricorda gli
esempi degli Stati Uniti e dell’Argentina, nazioni nate grazie ai migranti. Costoro,
è la sua convinzione, “non sono semplicemente ospiti, ma gente che può dare
un contributo al vivere civile, e che offre un apporto notevole alla cultura e alle
sue evoluzioni profonde. Proprio grazie ad essi continuiamo ad approfondire l’umanesimo”.
Anche le religioni, annota, “si sono diffuse nel mondo grazie ai migranti che hanno
abbandonato i loro Paesi e si sono mossi da un luogo all’altro”.
Vincere pregiudizi, l’umanità ha bisogno di tutti
Per padre Nicolás è giunto il momento “in cui l’umanità si deve pensare come un’unità
e non come un insieme di tanti Paesi separati tra loro con le loro tradizioni, le
loro culture e i loro pregiudizi”. I migranti, invece, “ci rendono consapevoli del
fatto che l’umanità non è formata solo da una parte ma proviene dal contributo di
tutti”. Essi, afferma ancora il superiore della Compagnia di Gesù, “hanno imparato
a non essere bloccati dalle difficoltà nella loro voglia di futuro. Hanno saputo superare
la solitudine con la solidarietà aiutando gli altri e hanno mostrato che l’umanità
è debole, ma può anche essere forte”.
Impariamo dai migranti come essere misericordiosi con gli altri
Da ultimo, nell’Anno della Misericordia, padre Nicolás sottolinea che dai migranti
e dai rifugiati possiamo imparare “ad essere misericordiosi con gli altri”, “impariamo
da loro ad essere umani nonostante tutto”, ad avere “come orizzonte il mondo e non
la nostra piccola, ristretta cultura. Impariamo da loro ad essere persone del mondo”.
(A cura di Alessandro Gisotti)
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