I vescovi dell’Inghilterra e del Galles salutano l’impegno annunciato dal premier David Cameron a riformare il sistema penitenziario britannico per migliorare la drammatica situazione di oltre 85 mila detenuti nel Paese.
Un sistema carcerario al collasso
Le carceri britanniche, sovraffollate e con elevati
tassi di violenza e suicidi, sono infatti al collasso per ammissione dello stesso
primo ministro che ha parlato di uno "scandaloso fallimento" del sistema. Nel tentativo
di migliorare questa situazione, ha quindi promesso una serie di riforme strutturali,
che prevedono una maggiore autonomia ai direttori degli istituti e nuovi programmi
di istruzione. L’obiettivo principale è permettere a chi è stato in prigione il reinserimento
nel tessuto sociale e lavorativo in modo da evitare, come accade troppo spesso, che
l’ex detenuto torni a delinquere dopo aver scontato la pena.
Incoraggianti le misure annunciate dal governo
Misure giudicate “incoraggianti” da mons. Richard
Moth, responsabile per la Pastorale carceraria nella Conferenza episcopale inglese
e gallese (Cbcew) che le definisce “un primo passo verso quel ‘carcere buono’ dove
le persone sono trattate con dignità e alle quali viene data una opportunità di rifarsi
una vita”. “La prigione è già una punizione in sé, non un luogo dove le persone devono
essere ulteriormente punite”, ha dichiarato il presule. “E’ immorale continuare a
detenere più di 85 mila persone senza offrire mezzi per sostenerli. Per rendere il
sistema carcerario più efficace e umano - ha aggiunto - è necessaria una significativa
riduzione della popolazione carceraria e la Chiesa è disposta a collaborare con il
governo mettendo a disposizione la sua esperienza per raggiungere questo obiettivo”.
Obiettivo del governo creare migliori condizioni
di detenzione
Fra i progetti sul tavolo dell’esecutivo, quello di
creare nuove prigioni che possano diventare un modello in tutto il mondo con migliori
condizioni di detenzione e una serie di attività speciali per il recupero dei condannati.
Uno dei problemi da affrontare è anche quello dei molti bambini, un centinaio nell’ultimo
anno, che hanno vissuto in carcere con le madri detenute. (L.Z.)
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