2016-02-09 13:54:00

Borse ancora in calo. Fmi ipotizza rischi per il debito


Giornata di cali per le borse in tutto il mondo, la peggiore Tokyo che ha perso il 5,4%. Per Carlo Cottarelli, direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale si sta generando troppo debito pubblico e privato. Massimiliano Menichetti ha intervistato Nicola Borri, docente di Finanza internazionale presso l'Università Luiss di Roma:

R. – L’economia mondiale sicuramente è in una fase di grande instabilità, per una moltitudine di ragioni. Abbiamo visto che negli ultimi mesi la crescita della Cina è meno buona di quanto si pensasse: questo è un primo problema, in quanto una Cina che non corre come un tempo, non solo significa meno domanda per il resto del mondo, ma significa anche una possibile instabilità politica. A questo vanno aggiunte le tensioni sul mercato del petrolio, con un prezzo del petrolio che ormai è sceso a livelli che non si vedevano da anni. Questo denota sia problemi dal lato dell’offerta del petrolio – un mancato accordo tra i Paesi produttori di petrolio, e quindi un eccesso di offerta – sia una domanda molto debole, ovvero un’economia non particolarmente solida. A tutte queste ragioni bisogna però sommarne un’altra, che sicuramente è molto importante e che è legata all’uscita graduale di Stati Uniti, e più in là probabilmente anche di Europa, da un periodo di tassi di interessi estremamente bassi. Questi ultimi hanno coperto alcuni dei problemi dell’economia mondiale, in particolare di Stati Uniti e Europa, e hanno portato verso l’alto i prezzi dei mercati azionari.

D. – Il Fondo Monetario Internazionale lancia un altro allarme: ribadisce che potremmo essere di fronte ad una nuova “crisi del debito”…

R. – Quello che può succedere, se ci trovassimo nuovamente di fronte ad una crisi del debito, che ora i mercati e gli analisti temono possa accadere nei mercati emergenti – in Paesi come il Brasile, l’India e la stessa Cina – si potrebbe avere non solo una forte recessione mondiale; ma allo stesso tempo questa potrebbe portare gli investitori un po’ in tutto il mondo a comportarsi come si comportarono nel 2008-2009, nel mezzo della grande crisi. Durante questo periodo, tutti gli investitori – o gran parte di essi – impauriti per le conseguenze della crisi che galoppava, decisero di spostare tutti i loro risparmi in porti sicuri: ovvero nelle obbligazioni governative americane o tedesche. E portarono via i propri capitali da Paesi come l’Italia, la Spagna, con le conseguenze che abbiamo visto e vissuto anche sulla nostra pelle.

D. – Professore, ma nell’occhio del ciclone ci sono anche le banche. Ora sono più sicure? O parliamo sempre di un’economia finanziaria a rischio?

R. – Le banche europee ed italiane sono sicuramente più sicure rispetto a qualche anno fa. Però hanno in pancia ancora tanti “asset” che valgono meno probabilmente di quello che loro hanno scritto a bilancio. Questo significa che i numeri di bilancio che leggiamo sono in realtà un po’ troppo ottimisti, ed è molto probabile che le banche abbiano bisogno di maggiore capitale; e se non lo richiedono, di fatto, stanno sul mercato con un livello di leva finanziaria troppo elevato. Ciò significa che le banche potrebbero essere più rischiose di quello che i bilanci semplicemente dicono .

D. – Quindi come si fa a far ripartire la crescita in  una situazione di questo tipo?

R. – È importante una pulizia dei bilanci bancari. Però, allo stesso tempo, io credo che bisogna forzare la banche italiane e anche le altre europee ad emettere nuovo capitale, per essere ancora più sicure di come sono adesso, in quanto solo in questa maniera gli investitori saranno più rassicurati, chiederanno tassi di interesse inferiori per finanziarie le banche. E queste ultime potrebbero finalmente fare il loro mestiere, che è quello di prestare a famiglie e imprese.








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