2016-02-08 13:44:00

Unioni Civili. Ddl in bilico dopo rottura asse Pd-M5S


Unioni Civili. Equilibri sempre più precari al Senato dopo che il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo ha detto sì al ddl Cirinnà, lasciando libertà di coscienza sulla stepchild adoption. “Il Pd non cambia linea” scrive su Facebook il sottosegretario alle riforme Scalfarotto in sintonia con la prima firmataria del provvedimento Cirinnà che twitta “sui diritti no a compromessi”. Dal leader del Nuovo Centro Destra Alfano l’ultimatum a Renzi: “no a similmatrimonio e adozioni gay, prendetevi le unioni civili”. Sulla rottura dell’asse tra pentastellati e Partito Democratico Paolo Ondarza ha intervistato Mario Adinolfi, direttore de “La Croce” e tra i promotori del Family day:

R. - È una novità molto importante. Per settimane ci è stato detto che c’era un asse inossidabile tra Pd e Movimento 5 Stelle su questa legge senza toccare sostanzialmente neanche una virgola. Oggi ormai si vede che nel Pd si è fatta molto forte la posizione delle donne contrarie alla “stepchild  adoption”, all’utero in affitto, le quali hanno addirittura firmato un documento di sostanziale rivolta contro la posizione di Monica Cirinnà. Per i Cinque Stelle addirittura la linea di Grillo è stata di modifica radicale della posizione del movimento. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che probabilmente la grande mobilitazione popolare del 30 gennaio al Circo Massimo è stato un elemento che ha prodotto qualche novità importante, di coscienza da parte delle leadership politiche. In questo momento dunque i proponenti della legge sono in oggettiva difficoltà.

D. - Al Circo Massimo il Family Day chiedeva uno stralcio in toto del Cirinnà. Adesso si va verso un ddl senza la “stepchild adopotion”?

R. - Spero proprio di no. La richiesta del Circo Massimo è molto netta. Il ddl Cirnnà è una legge sbagliata, scritta male, incostituzionale, lesiva dei diritti dei bambini e delle donne. Il ddl Cirinnà è una norma che va ritirata; è una norma che va abbandonata. Bisogna ritornare alla Commissione e discutere. La discussione deve essere serena, senza paletti. Sicuramente questa è una cattiva legge ed è riconosciuto ormai davvero da tutte le aree politiche e culturali del Paese.

D. - Bisognerà vedere adesso quale sarà il comportamento, cosa voteranno i senatori del Movimento 5 Stelle. I numeri sono in bilico. Qualora scegliessero di votare il ddl Cirinnà con la stepchild adoption, che cosa potrebbe accadere?

R. - Faccio molta fatica a ragionare su ipotesi che stanno diventando sempre più ipotesi del terzo tipo. I numeri per la legge così com’è non esistono, non ci sono proprio. Sicuramente quello delle votazioni in Senato sarà un momento molto travagliato, dopo di che la legge dovrà tornare alla Camera, poi ci sarà un ulteriore vaglio da parte del Presidente della Repubblica; dal Quirinale arriva un’attenzione particolare rispetto a dubbi di costituzionalità circa questa legge. C’è addirittura un ricorso pendente di 40 senatori sulla procedura anti-costituzionale che ha portato il ddl in aula senza passare dalla Commissione. Insomma, l’idea che ora dobbiamo fasciarci la testa come se questa norma fosse già stata approvata, mi pare abbastanza lontana; sicuramente questa idea si è allontanata rispetto ad una settimana fa perché c’è stata una mobilitazione popolare che ha provocato evidentemente un ripensamento delle classi dirigenti. Questo è forse il lascito più bello del Circo Massimo.

D. - Dunque un cammino travagliato quello del ddl Crinnà ed un cammino che si prospetta ancora in salita. Nonostante questo il Pd dice: “Noi andiamo avanti con la “stepchild adoption” ….

R. - Ripeto, c’è un documento delle senatrici del Pd molto netto sotto questo punto di vista che avvicina e racconta la stepchild adpotion come legittimazione della pratica dell’utero in affitto e che, facendo riferimento alla Carta di Parigi appena firmata dal femminismo internazionale, chiede la messa al bando dell’utero in affitto in tutto il mondo. Dunque quel documento chiede esplicitamente il ritiro dell’Art. 5. Mi sembra dunque che nel Pd in realtà la discussione sia tutta aperta e i giochi non siano per niente fatti.

Per una valutazione sul dibattito tra le varie forze in campo sul ddl Cirinnnà, Paolo Ondarza ha intervistato Giulio Alfano, docente di Etica Politica alla Pontificia Università Lateranense:

R. – La decisione indicata da Beppe Grillo è una decisione politica matura, perché rientra nel diritto del deputato di rispondere alla sua coscienza, ma soprattutto alla sua identità. Quindi questa è una decisione che io considero positiva. Bisogna vedere se sarà accompagnata dall’obbligo di voto palese o di voto segreto.

D. – Cioè secondo lei, in una materia tanto delicata, il voto segreto è importante?

R. – È molto importante, perché il voto segreto, in materie così delicate, mette il deputato al riparo da possibili reazioni del partito, nell’ambito della sua coscienza. È uno degli elementi più maturi di una democrazia. Dover ricorrere al voto palese fa pensare di non fidarsi troppo dei deputati in relazione agli ordini di partito.

D. – Non ci si aspettava, fino a pochi giorni fa, una decisione come quella del leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo. Questo rimette un po’ in discussione tutto quanto, anche se la linea del Partito Democratico sembra quella di un mantenimento del Ddl così com’è, compresa la “stepchild adoption”…

R. – Sì. Bisogna anche sottolineare un’altra cosa: in questa vicenda, il presidente Renzi non ha partecipato in prima persona, ma ha delegato ad altri: alla Boschi, alla Cirinnà ecc. Anche perché l’elettorato cattolico, in base non soltanto alla manifestazione del “Family Day” dello scorso sabato, ma in base anche ai numeri, ormai è un elettorato trasversale. Quindi all’interno non solo del Pd, dove c’è una forte componente cattolica, ma anche del Movimento 5 Stelle: anche qui c’è una buona componente di elettori cattolici. In Italia abbiamo un radicamento di valori molto forti, e con la "stepchild adoption"” si mina non tanto l’identità della famiglia, quanto il rapporto tra genitori e figli: la pericolosità è proprio il fatto che viene meno il criterio di genitorialità e in questo non dobbiamo nemmeno fare riferimento alla dottrina cattolica o a una dottrina religiosa. Ma come diceva Cicerone: “Ex natura oritur ius”, cioè il diritto non nasce dalla volontà di chi fa le leggi, ma nasce dalla natura dell’identità umana. E la nostra Costituzione, tra le altre cose, fonda il matrimonio come società naturale. Quindi, fare riferimento ad un disegno di legge che è stato realizzato più per essere al passo con intraprendenti alleati europei, che per riferirsi ad una coscienza morale ed etica degli italiani, stride molto con la presenza radicata di valori familiari.

D. – Si può ipotizzare un Ddl Cirinnà senza la “stepchild adoption”, così come chiesto dal Nuovo Centrodestra? Oppure, secondo lei, è plausibile anche stralcio in toto del Ddl Cirinnà, come chiesto dalla Piazza che lei ricordava: quella del “Family Day”?

R. – Questa richiesta è venuta da parte del Nuovo Centrodestra e del centrodestra, ma anche da parte di esponenti del centrosinistra, perché in quella manifestazione c’erano anche diversi esponenti di quest’ultimo schieramento. Ripeto, il problema è la tipologia di voto: se si va ad una conta palese, mi pare un po’ difficile, anche per una questione di immagine del Partito Democratico, che la legge possa essere approvata senza l’”adoption child”. Quindi riconoscere la preminenza di un voto segreto, che spesso e volentieri è stato riconosciuto per leggi anche abbastanza trascurabili, in questo campo sarebbe la cosa migliore.

D. – Sarà questo a fare la differenza…

R. – Questo farà la differenza e si vedrà anche alla prova dei fatti l’indipendenza di giudizio dei singoli deputati.








All the contents on this site are copyrighted ©.