2016-02-08 15:29:00

Londra. Celebrazione in rito latino a 450 anni dallo scisma


A oltre 450 anni dallo scisma anglicano, la Cappella Reale dell’Hampton Court Palace di Londra ospiterà nuovamente una celebrazione liturgica secondo il rito latino della Chiesa cattolica. Lo storico evento è stato organizzato grazie alla collaborazione tra la “Genesis Foundation” e la “Choral Foundation”, due enti a tutela dell’arte e degli artisti, che hanno voluto dare anche una forte impronta ecumenica. I Vespri, quasi interamente in latino, saranno celebrati dal cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, mentre il rev. Richard Chartres, vescovo di Londra e decano della Cappella di Sua Maestà, pronuncerà un sermone. Al microfono di Philippa Hitchen, il cardinale Nichols racconta dell’origine di questa celebrazione:

R. – Like the events itself, and like much of our history…
Come gli eventi stessi, e come gran parte della nostra storia, ha un’origine complessa. Penso che in parte l’ispirazione a questo evento venga dall’imminenza del 500.mo anniversario dell’inizio della Riforma, in parte riflette il desiderio di trovare una giusta collocazione all’esplorazione della musica di quel periodo e l’altra parte ancora risiede nel fatto che il vescovo di Londra è il decano della Cappella Reale di Hampton Court, e quindi c’è un collegamento personale tra di noi.

D. – La celebrazione dei Vespri sarà dedicata a San Giovanni Battista e si svolgerà in latino, per ampie parti della liturgia. Ci può fornire qualche dettaglio sulla liturgia?

R. – Well, it will just follow the normal form of Vespers…
In realtà segue la forma normale dei Vespri, gli stessi Vespri che celebriamo in cattedrale ogni domenica. La musica è stata scelta in concordanza con la storia della “Chapel Royal”, e questa è uno degli aspetti più intensi dell’evento. La musica è ampiamente quella di Thomas Tallis e di William Byrd, compositori a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Nasce prima Tallis che poi diventa il tutore di Byrd, ambedue hanno vissuto le turbolenze dell’inizio della Riforma nel 1535 e poi dei decenni successivi, quando la situazione in Inghilterra era ancora molto porosa e poco consistente. Ovviamente, il rifiuto del papato da parte di Enrico VIII aveva aperto le porte a un grande cambiamento culturale, ma l’imposizione della liturgia anglicana riformata è avvenuta molto gradualmente, e sia Tallis sia Byrd hanno quindi scritto musiche sia “cattoliche” sia “anglicane”, anche in inglese. Hanno così saputo muoversi da una sponda all’altra… In molti modi, la “Chapel Royal” ha raccolto questa sorta di “fluidità”, di incertezza e anche di ambiguità dell’epoca.

D. – E’ importante ricordare che la “Chapel Royal” fa riferimento non all’edificio, ma al coro, ai musicisti che seguivano il sovrano ovunque egli si recasse. Divenne un punto di riferimento chiave per lo sviluppo della tradizione corale inglese…

R. – Yes, that’s absolutely true. So the “Chapel Royal”…
Sì, è assolutamente vero. Infatti, i cantori della “Chapel Royal” hanno cantato in diversi luoghi e di molti di questi posti oggi si parla semplicemente come di “Chapel Royal”. Con “Chapel Royal” in realtà si intende il corpo dei musicisti: è assolutamente corretto. In questo senso, il fatto che oggi ci ritroviamo con una tradizione musicale che si sovrappone è molto importante per quanto riguarda la ricerca di quello che abbiamo in comune. Ricordo, ad esempio, che in una recente visita del coro di Westminster Abbey in Vaticano questo abbia cantato credo l’“Ave Verum” di Byrd nella Basilica di San Pietro. Quindi, in quell’occasione c’è stato il coro di una chiesa che affonda le sue radici nella Riforma, e che ha cantato brani classici della musica liturgica romana nella Basilica di San Pietro… In questo senso, la musica ci può aiutare a riscoprire le nostre radici e il nostro patrimonio comune. E questo è molto importante.








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