2016-02-08 19:15:00

Germania e Turchia chiedono intervento Nato nella crisi dei profughi


Ennesima tragedia dell’immigrazione nel Mar Egeo. Circa 38 persone, fra cui almeno 11 bambini, hanno perso la vita in due distinti naufragi davanti le coste turche. E sempre in Turchia una bimba siriana è morta di fame e freddo. Il flusso dei profughi è alimentato dall’assedio in particolare ad Aleppo delle truppe governative sostenute dall’aviazione russa: la questione è stata al centro dell’incontro di oggi ad Ankara tra la cancelliera tedesca Merkel e il premier turco Davutoglu. Il servizio di Marco Guerra:

Berlino e Ankara sono a favore di una partecipazione della Nato alla gestione della crisi dei migranti, in particolare nella lotta contro i trafficanti di esseri umani nella mar Egeo e nel controllo del confine turco-siriano. A dichiararlo sono stati la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il premier turco, Ahmet  Davutoglu, al termine dei colloqui di oggi nella capitale turca. Il tema verrà quindi affrontato durante la prossima riunione dei ministri della Difesa della Nato. I due capi di governo hanno quindi annunciato che rafforzeranno la cooperazione tra le polizie e poi hanno punto il dito contro Mosca, dicendosi sconvolti per le sofferenze causate dai raid russi in Siria. In questa situazione, ha detto Merkel, sarà difficile riprendere i colloqui di pace a Ginevra. Accuse contro la Russia anche da Human Rights Watch, che parla di decine di civili uccisi dalle bombe a grappolo a Aleppo, mentre l’Onu denuncia un vero e proprio sterminio in atto nelle prigioni governative siriane. Immediata la risposta del ministero degli esteri russo, secondo il quale “non sono state prodotte alcune prove che dimostrino la morte di civili in seguito a bombardamenti russi”. “L'operazione dell'aviazione russa – ribadisce un portavoce del ministero – è diretta alla soppressione della minaccia terroristica”.  Intanto la stretta delle truppe di Damasco, sostenute dai raid russi, sta creando un nuovo esodo di profughi da Aleppo. Sono circa 30.000 i siriani fuggiti dalla città siriana martellata dai bombardamenti e ora ammassati al confine turco, che resta chiuso. Altri 30 mila siriani sono in fuga, invece, verso la Giordania.

E proprio dalla Giordania arriva la testimonianza raccolta da Amedeo Lomonaco di padre Hanna Kildani, del Patriarcato latino di Gerusalemme, parroco di Fuhais, in Giordania:

   

R. - Un milione e 500 mila siriani sono già in Giordania da cinque anni. Adesso c’è questo nuovo flusso di profughi verso la Giordania. Nei giorni scorsi le autorità di Amman hanno riferito che la Giordania deve aspettare per fare entrare altre persone nel Paese perché questi profughi vengono dai territori dove ci sono gruppi estremisti, sia del sedicente Stato islamico si di Al Nusra. La Giordania non sa se tra questi profughi ci siano dei terroristi. Ed il governo giordano ora vuole essere sicuro che tra i profughi non ci siano terroristi.

D. - Quindi ci sono esigenze legate alla sicurezza. Ma la Giordania è pronta, comunque, ad accogliere questi profughi? Ha le risorse per venire incontro a queste persone?

R. - Non abbiamo le risorse. Re Abdallah ha chiesto, nel recente congresso a Londra, l’aiuto degli Stati del modo per accogliere questi profughi. Un terzo degli abitanti della Giordania sono profughi. Germania, Italia e altri Stati d'Europa, Paesi più ricchi della Giordania, trovano problemi ad accogliere migliaia di profughi che arrivano in Europa passando dalla Turchia. La Giordania è un Paese povero e si prende cura di almeno tre milioni di profughi. Aspettiamo l’aiuto da parte del mondo, dell'Onu, degli Stati Uniti e dell’Europa per dare mezzi ad Amman affinchè si possano accogliere tutti questi profughi siriani.

D. - In Giordania si trovano dunque oltre tre milioni di profughi. Un terzo della popolazione sono profughi. Come è la convivenza tra i profughi e la popolazione giordana?

R. - Il popolo giordano è accogliente, ma ora i giordani hanno paura che tutti questi profughi possano togliere il lavoro ai giordani. Per esempio, l’operaio giordano chiede 20-30 dollari al giorno per un lavoro. Un siriano si offre per fare lo stesso lavoro anche per 10 dollari o per 5. C’è la concorrenza per il lavoro in Giordania. Per accogliere i profughi siriani, abbiamo bisogno dell'aiuto del mondo.








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