2016-02-03 14:56:00

Maracchi: per vincere lo smog ci vuole un cambio di passo


Incontro ieri tra il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti e i governatori e i sindaci delle grandi città sulla cosiddetta “emergenza smog”. Galletti ha annunciato una bozza di decreto per destinare 35 milioni alla mobilità sostenibile e un decreto già firmato che prevede 50 milioni per le colonnine elettriche. Il ministro ha comunque ammesso che nessuno ha la bacchetta magica. Non basta avere le risorse, ha osservato, ma le risorse vanno spese in fretta e bene. Adriana Masotti ha chiesto a Giampiero Maracchi, professore emerito di climatologia all’Università di Firenze, se l’inquinamento urbano sia dovuto in questo momento alla mancanza di pioggia:

R. – Assolutamente sì. E’ colpa della mancanza di pioggia e di questa alta pressione, perché  le due cose sono ovviamente collegate. Questa alta pressione, che arriva dall’Africa, è perdurata per tutto l’autunno fino largamente all’inizio dell’inverno, poi c’era stata una breve interruzione ed ora – negli ultimi 10 giorni – si è tornati nella stessa situazione. In questa settimana la situazione migliorerà, perché sono previste piogge un po’ dappertutto. C’è poi il problema dello smog, però il problema dello smog è un problema che non si può risolvere: perché nelle città tolgono la circolazione o mettono la circolazione a targhe alterne, ma le più grandi città italiane sono contornate dalle autostrade e il traffico sulle autostrade non viene interrotto e lì passano centinaia e centinaia di tir tutti i giorni… E siccome l’aria non è immobile ma si muove, le polveri sottili vanno a finire anche dentro le città. Quindi, questo è un problema che si risolverà solo se nel tempo via via si avrà una motorizzazione elettrica. L’unica soluzione allo smog è la motorizzazione elettrica.

D. – Allora, smog in città e siccità in campagna in questo inverno così strano…

R. – Siccità in campagna, perché il meccanismo è questo: in un clima mediterraneo le falde si riforniscono di autunno, in cui generalmente ci dovrebbero essere piogge abbondanti, ma quest’anno l’autunno è stato particolarmente siccitoso. In primavera, se piove la quantità di pioggia è pari all’evaporazione giornaliera e quindi le falde non ricevono più nulla. Se piove in primavera è utile solo per gli strati superficiali del terreno e quindi per le colture agrarie, ma in termini di risorse idriche complessive – sia di carattere civile, sia di carattere industriale – noi probabilmente ci troveremo di fronte a una estate con dei problemi di carenza idrica.

D. – E questo cosa vuol dire anche in termini di coltivazioni, di prodotti?

R. – Penso, ad esempio, alla Pianura padana dove si coltiva tanto mais: questo vuol dire poca acqua per l’irrigazione e quindi una crisi per l’agricoltura, ma anche per la frutta e la verdura e in generale laddove si fa uso dell’irrigazione.

D. – I climatologi come spiegano questa stagione invernale così diversa dal solito?

R. – Non tanto diversa, poi. Negli ultimi 15 anni, un anno su tre si è avuto lo stesso problema. E si spiega bene, perché la grande circolazione atmosferica sta cambiando totalmente a causa dei cambiamenti climatici e a causa più che altro del riscaldamento dell’Oceano Atlantico.

D. – Con il clima cambia anche il comportamento umano…

R. – Certo. Guardi, non perché parlo con lei, che è di Radio vaticana, ma chi ha fatto l’unico documento serio su questo tema è stato Papa Francesco, nell’Enciclica “Laudato sì”. Indipendentemente dal fatto di essere credenti o meno, l’unico documento politico serio – oltre ovviamente, nel suo caso, anche etico e religioso – è quello di Papa Francesco. Ed è l’unico documento serio perché pone l’accento sulle crisi che il mondo sta vivendo, che sono più o meno 6 o 7: la crisi climatica, la crisi ambientale, la crisi economica, la crisi politica, che è in gran parte responsabile di tutte le altre, e la crisi di valori. Queste crisi sono tutte legate insieme in un modello che non regge più ed è un modello complessivamente dell’economia mondiale. Le ragioni vere del cambiamento climatico sono, ad esempio, in gran parte i trasporti su lunga scala: il 40% delle emissioni sono dovute ai trasporti. E sono dovute ad una civiltà che dipende sostanzialmente dal petrolio. Per liberarci dal petrolio bisognerebbe che la politica –  secondo lo schema classico liberale – fosse quella che governa l’economia: invece oggi è alla rovescia… Ma anche i  mercati finanziari: anche quella è un’altra crisi, i mercati finanziari chi li controlla? Li controllano le grandi multinazionali! Non è che io ideologicamente sia contro le multinazionali, perché loro fanno il loro mestiere, ma non è un mestiere che fa bene all’umanità!

D. – Quindi, ci sono gli interessi che governano il mondo e non i valori…

R. - …e non i valori! E’ evidente che gli interessi devono essere presi in considerazione, gli uomini sono quelli che sono e vanno presi come sono e quindi ne va tenuto conto, ma ne va tenuto conto non vuol dire che debbano comandare loro! Bisogna andare verso una società nuova e questo nella “Laudato sì” è molto evidente.








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