2016-02-02 18:27:00

Primarie si guarda al New Hampshire, dopo Iowa: Trump perde e Clinton pareggia


Tutto o quasi da rivedere all’indomani della prima tappa nella corsa alla Casa Bianca. I risultati delle Primarie nello Stato dello Iowa hanno infatti rivoluzionato le previsioni dei sondaggi, sia in campo repubblicano che democratico. Il servizio di Roberta Gisotti

Le leaderschip della politica ma anche i responsabili delle ricerche demoscopiche negli Usa s’interrogano sul risultato a sorpresa che ha visto perdenti o pari i candidati favoriti Donald Trump ed Hillary Clinton. Vittorioso invece in casa repubblicana Ted Cruz. “Una vittoria dal basso”, che dimostra - ha commentato Cruz - che la nomination repubblicana non sarà decisa dai media, da Washington e dalle lobby”. “Noi siamo la nuova Alba dell’America”, ha detto ai suoi elettori. Sorprendente anche la scalata di Marco Rubio che ha conquistato il terzo posto, solo pochi voti indietro. Sul fronte opposto in casa democratica a conquistare la scena è stato il socialista Bernie Sanders che ha fatto incetta di voti fra i giovani, alla pari con la Clinton, che ha vinto con una scarto minimo 49,8 contro 49,6 di Sanders, tanto che lo stesso senatore del Vermont ha chiesto un ricontrollo accurato dei voti da parte del Partito. Terzo tra i democratici Martin OMalley con solo lo 0,5 per cento dei voti. Prossima tappa nella corsa presidenziale lo Stato - tra i più piccoli - del New Hampshire, con 1,3 milioni di abitanti, dove si voterà martedì prossimo. Qui Clinton è indietro mentre Trump è in testa nei sondaggi, che hanno però perso di credibilità.  

Su questo primo voto, che ha smentito i sondaggi, Fausta Speranza ha parlato con lo storico, Daniele De Luca:

R. – Ci si poteva aspettare che comunque in uno Stato estremamente conservatore e religioso, come l’Iowa, una persona come Ted Cruz, che rappresenta l’ala conservatrice dei repubblicani, potesse avere un ruolo superiore ad altri. Quello che appare abbastanza sorprendente è la terza figura: Marco Rubio. Invece, è ancora più sorprendente il fatto che, almeno in questa elezione, almeno nell’esperienza dei "caucus" dell’Iowa, una persona con un nome pesante come quello di Jeb Bush non sia riuscita ad avere un risultato ben definito positivamente. Per quanto riguarda invece i democratici, il testa a testa è questa probabilmente la maggiore sorpresa, cioè vedere un personaggio chiaramente socialista che pareggia i conti con la signora Clinton. Questa è sicuramente una sorpresa. Naturalmente siamo ancora al primo incontro, vedremo cose estremamente interessanti nei prossimi.

D. – Come dicevamo, tra i dati più sorprendenti c’è il terzo posto di Marco Rubio: origini cubane in uno Stato del nord come l’Iowa…

R. – Sì. Sicuramente, il fatto che Rubio abbia preso lo stesso numero di delegati – sette – quindi soltanto uno in meno rispetto a Ted Cruz, innanzitutto ci fa capire come tra i votanti, tra gli elettori repubblicani, ci sia come un abbandono dell’establishment e una scelta, un orientamento verso qualcosa di nuovo. È nuovo Ted Cruz; è nuovo, in un modo o in un altro, Donald Trump: per varie ragioni è nuovo politicamente; è nuovo Marco Rubio. Quello che non ha il riconoscimento effettivo è l’uomo individuato dall’establishment, l’uomo che era riuscito a raccogliere più fondi oltre ad averne già di suo: Jeb Bush. Quindi è, sì, una sorpresa ma attenzione: ancora siamo assolutamente all’inizio. Ripeto: Ted Cruz ha otto delegati, Donald Trump ne ha sette, Marco Rubio anche ne ha sette. Ne mancano ancora parecchi: è bene che si sappia che bisogna raggiungere almeno 1.237 delegati pe poter avere una nomination da parte del Partito repubblicano.

D. – In casa democratica, a insidiare un nome come quello della Clinton c’è Bernie Sanders, che ha sdoganato in America il termine “socialista”. Una rivoluzione, Daniele De Luca?

R. – Sì, una rivoluzione o un’apparente rivoluzione. Perché gli Stati Uniti sono cambiati molto negli ultimi anni: la forte crisi economica ha segnato molto la psicologia degli americani, anche dei democratici. Il nome della Clinton è un nome importante, un nome pesante: io non credo che a lei accadrà quello che sta accadendo in queste ore alla famiglia Bush. Vedremo il prossimo incontro-scontro agli inizi di febbraio nel New Hampshire, cha ha una situazione completamente diversa rispetto all’Iowa: è estremamente meno conservatore rispetto a uno Stato del Midwest come l’Iowa. Di sicuro, soltanto i due delegati di distacco tra Clinton e Sanders fanno vedere come veramente siamo molto vicini. Anche qui, i numeri possono essere importanti: al momento, la Clinton ha 23 delegati, Sanders 21. Nel caso dei democratici, bisogna raggiungere il numero di 2.383: quindi capiamo benissimo come la strada sia estremamente lunga.

D. – Che dire della grande partecipazione? Non è il record di giovani per i democratici, come è stato nel 2008, ma per i repubblicani senz’altro è stato un pieno non consueto di giovani...

R. – E' un chiaro segnale all’establishment politico repubblicano, che è stanco di molte scelte che vengono calate dall’alto. Quindi, bisogna tener conto anche dei nuovi elettori o degli elettori che sono nuovi in quanto non erano andati a votare per esempio nelle altre occasioni.








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