2016-02-01 14:58:00

Corsa alla Casa Bianca: in Iowa, riflettori su Trump e Clinton


Al via oggi in Iowa, negli Usa, la stagione dei caucus e delle primarie del Partito democratico e di quello repubblicano. Una corsa lunga cinque mesi che porterà alla scelta dei delegati che parteciperanno alle due convention del prossimo luglio, dalle quali usciranno i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Secondo i sondaggi e le stime degli ultimi giorni, tra i repubblicani, Trump dovrebbe superare di oltre cinque punti percentuali il senatore texano Ted Cruz. Più incerta la battaglia in campo democratico, con Hillary Clinton (46,8%) di poco avanti a Bernie Sanders (44,3%). Primo dato che emerge al momento è il grande coinvolgimento di giovani. Fausta Speranza ne ha parlato con l’americanista Nico Perrone, docente all’Università di Bari:

R. – I giovani sembrano particolarmente attivi. Partecipano a tutte queste prime fasi.

D. – Grande afflusso di giovani, ma i protagonisti invece, per la media americana, non sono affatto giovani...

R. – Ma anche per la media nostra non sono affatto giovani! Hillary Clinton non è giovane. L’altro candidato, Sanders, sempre dalla parte democratica, non è giovane. Sono un pochino più giovani - e neanche poi tanto - dall’altra parte. Il giovanilismo assoluto non c’è questa volta.

D. – Sembrano prevalere in qualche modo, almeno a questo avvio di corsa elettorale, gli estremismi: da una parte Trump per i repubblicani; dall’altra Sanders, che addirittura ha sdoganato il termine “socialista”…

R. – Sì, estremisti “con l’occhio americano”. Diciamo che c’è una radicalizzazione maggiore. Non si va verso l’appiattimento del centro, ma verso una radicalizzazione in un senso e nell’altro. Sono fatti nuovi: per l’America sono fatti decisamente nuovi.

D. – Vogliamo dire qual è l’humus da cui nasce tutto ciò? La crisi economica è stata superata, ma il fantasma resta: è così?

R. – Nei fatti la crisi non è ancora superata... La crisi ha una dimensione globale, di cui l’America non può non risentire. Quindi, tutto sommato, la crisi è sempre all’orizzonte, è sempre alle spalle e davanti agli occhi.

D. – Che dire anche della paura del terrorismo? Dopo l’11 settembre c’è stata una lunga parabola, però poi fatti recenti hanno riaperto il discorso sulla sicurezza negli Stati Uniti…

R. – I fatti recenti hanno riaperto assai il discorso, anche se l’impressione che si ha è che in Europa si avvertano molto di più questi timori che negli Stati Uniti. Sia perché gli Stati Uniti sono stati in tempi recenti – lasciamo stare il passato – meno colpiti di quanto non lo sia stata l’Europa. Sia perché l’interesse centrale è ancora l’economia. E quindi non ci si fa distrarre neppure dal terrorismo.

D. – Qualcos’altro da dire di questo primo avvio in Iowa, che tradizionalmente, secondo alcuni, segnerebbe i nomi decisivi?

R. – Sì, secondo alcuni segnerebbe i nomi decisivi, perché in passato talvolta è stato così. Ma, dell’avvio cosa possiamo dire? Possiamo dire che Trump gioca tutte le sue carte in modo molto spettacolare, fortemente conservatore, ma non si può mai dire se sia così conservatore fino in fondo o se utilizzi questa tecnica per catturare una parte dell’elettorato. Dall’altra parte, invece, c’è una maggiore radicalizzazione anche lì.

D. – Abbiamo parlato del ruolo dei giovani. Diciamo qualcosa anche delle donne visto che in questo caso una protagonista è donna. Ci può essere maggiore coinvolgimento, secondo lei?

R. – Insomma, io lo avverto meno... Ho l’impressione che i giovani stiano giocando un ruolo molto più significativo delle donne questa volta. I giovani sempre con questa stranissima contrapposizione: giovani che partecipano a tutti i preliminari delle elezioni, e quindi si presume che parteciperanno poi anche alle votazioni per quanto possibile. E invece i candidati che tendono a non essere più tanto giovani. Questi sono due dati che sembrano in contraddizione, ma probabilmente i giovani sono forse più tranquillizzati dall’età. 








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