2016-01-30 15:00:00

Siria. Padre Janji: dialogo difficile, il dramma dei bambini


Arriva una nuova speranza per la Siria dai colloqui di Ginevra mediati dalle Nazioni Unite. Ma intanto nel Paese il dramma umanitario non si ferma. Tante negli ultimi giorni le vittime di scontri e raid. A pagare, molti bambini. Natalia La Terza ha chiesto a Padre Elias Janji, della Chiesa Armeno Cattolica di Aleppo, quali sono le loro condizioni di vita:

R. – I bambini hanno bisogno di vivere, anzi di sopravvivere. Noi vorremmo avere una società non perfetta, ma una società nella quale possa crescere un uomo. Dovremmo combattere allora contro tutte le cose che non ci aiutano a crescere, soprattutto questa guerra.

D. – Quali sono le strutture che avete a disposizione?

R. – Ci sono tante scuole, tanti i gruppi che stanno lavorando con i bambini, come i frati, come la scuola “Spazio del cielo”, ed anche tutte le comunità cristiane presenti. Possiamo dare a questi bambini lezioni scolastiche, perché la maggior parte delle scuole sono distrutte, e un aiuto psicologico per vivere la pace e la non violenza. Siccome viviamo in una società in cui la maggioranza è musulmana, allora dobbiamo accettare la diversità, soprattutto adesso che il fondamentalismo sta crescendo. Noi crediamo anche che, se i cristiani non resteranno in Medio Oriente, la religione musulmana non sarà moderata. I cristiani, infatti, aiutano a vivere la pace, a vivere la non violenza, a vivere tutti i valori principali della vita.

D. – L’opposizione siriana ha annunciato che non prenderà parte a Ginevra 3. Quali sono le sue prospettive politiche e umanitarie per questa conferenza di pace, che parte già con dei presupposti complessi?

R. – Il dialogo ci aiuta ad avere la pace, ma nel dialogo c’è il bisogno di sentire l’altro. Questi ribelli o Daesh non hanno nessun orecchio per sentire, per accettare i cristiani e tutte le minoranze che vivono lì. Ora il problema non è tanto andare o rimanere, il problema ora è crescere, avere una vita come prima. In questa società non c’erano mai problemi. La Siria, a livello di sicurezza, era al quinto posto nel mondo, per esempio quando una ragazza o un bambino tornavano a casa all’una o alle due di notte. Adesso la situazione è cambiata.








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