2016-01-29 10:26:00

Gerusalemme, aperta Settimana di preghiera per unità cristiani


Da Gerusalemme parte un messaggio di unità, nonostante le diversità: “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio”. Questo il tema tratto dalla Prima Lettera di San Pietro nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in corso nella Città Santa. Il servizio di Miriam Bianchi, del "Christian Media Center":

Scende la sera sulla Città Santa, un tiepido sole lascia il posto a una gelida nottata, ed è qui che - il 23 gennaio - si è aperta la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio”: questo il tema che sintetizza bene lo spirito di questa Settimana particolare, che qui in Terra Santa si celebra ogni anno a fine gennaio, dopo che si sono conclusi i riti del Natale delle diverse confessioni.

Una città, in cui vivono 13 comunità cristiane, dove quotidianamente si è alla ricerca di un’unità, seppur nella diversità; dove ci si apre ad altre forme di preghiera e di spiritualità cristiane. Hanno riposto speranza e fede nel “potere” della preghiera i religiosi, i laici locali e i pellegrini che  si sono  incontrati, come in una peregrinazione quotidiana, in vari luoghi della città: dal Calvario alla cattedrale anglicana di San Giorgio, alla cattedrale armena di San Giacomo, passando per la chiesa luterana per giungere - il 27 gennaio - nella Concattedrale di Gerusalemme, all’interno delle mura de  Patriarcato Latino, dove la liturgia, scandita dai canti in arabo, è stata presieduta dal patriarca Latino, mons. Fouad Twal.

Colpiscono direttamente al cuore le parole della breve omelia pronunciata dal rettore del seminario del Patriarcato latino, mons. Jamal Khader, che ai presenti ha posto la domanda: “E’ la ‘terra’ pronta per l’unità?”. E ha aggiunto: “Dobbiamo pregare e celebrare la nostra diversità! Questa, infatti, non è un ostacolo, ma una grazia di Dio”. Padre Jamal ha fatto poi un accenno ai rifugiati accolti nei campi profughi in Giordania: “Testimoni, nella loro sofferenza, di unità nella fede.” Il riferimento, poi, alle parole di Papa Francesco durante il suo incontro con il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, quando insieme pregarono al Santo Sepolcro proprio per l’unità dei Cristiani: “Quando cristiani di diverse confessioni si trovano a soffrire insieme, gli uni accanto agli altri e a prestarsi gli uni gli altri aiuto, con carità fraterna, si realizza un ecumenismo della sofferenza, si realizza l’ecumenismo del sangue, che possiede una particolare efficacia non solo per i contesti in cui esso ha luogo, ma - in virtù della comunione dei santi - anche per tutta la Chiesa. 

“Un momento di preghiera, unico per quanti nel cuore portano un desiderio di unità. Ma è nella preghiera al Cenacolo che questa Settimana di preghiera in Terra Santa trova il suo significato più profondo: Luogo Santo dove Gesù ha celebrato la sua ultima Pasqua e dove la chiesa è nata.

La preghiera, condotta dai Padri benedettini della vicina chiesa della Dormizione di Maria, viene introdotta con il canto a cappella “Vieni Spirito Santo” ed è semplice e intensa, come questo luogo ispira. Tanti i rappresentanti delle confessioni presenti, a testimonianza che la diversità, se vissuta nell’unità, può trasformarsi in un “dono”, secondo proprio le parole di Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete i miei discepoli”.

In un’atmosfera raccolta, alla luce di una flebile candela, accompagnati dal soave suono di un clarinetto, la presenza dello Spirito Santo è forte e vivace e ha lasciato un segno di unità nel cuore dei presenti.

A conclusione della liturgia, in molte lingue è stato intonato il “Padre nostro”… Ancora una volta, la diversità si fa unità, la voce si fa unica nella preghiera. Sembrano risuonare ancora le parole di Papa Francesco, pronunciate proprio in questo luogo: “Quanto amore, quanto bene è scaturito dal Cenacolo! Da qui parte la Chiesa in uscita, animata dal soffio vitale dello Spirito”.








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