2016-01-29 11:34:00

Ai Musei Vaticani un incontro su arte e religione


“L’arte ha bisogno della religione?": questa la riflessione proposta dalla direzione dei Musei Vaticani ieri pomeriggio, in occasione del primo appuntamento del 2016 dedicato ai “Giovedì dei musei”. C’era per noi Elvira Ragosta:

L’arte ha bisogno della religione e la religione ha bisogno dell’arte: esempio mirabile, tra i moltissimi, di questo positivo connubio è il Giudizio Universale, con cui Michelangelo ha affrescato la parete d’altare della Cappella Sistina. Uno scambio, quello tra religione e arte, che - dice padre Mark Haydu, direttore internazionale dei Patrons of the Arts dei Musei Vaticani, intervenendo alla conferenza -  fino ad oggi ha dato molto al mondo:

R. – Credo che la parte essenziale sia l'atto di umiltà da parte della Chiesa nel riconoscere la necessità che ha degli artisti. Sarebbe difficile comunicare tutta la bellezza della fede senza l’aiuto anche di chi fa e di chi sa della bellezza. Ogni prete e ogni pastore sa che senza uno spazio bello, senza una liturgia bella, tutto sarebbe un po’ povero. Quindi dobbiamo anche noi cercare di coinvolgere gli artisti per creare spazi belli, musica bella, arte bella.

D. – Come si può sintetizzare il rapporto tra arte e Vangelo?

R. – La relazione è soprattutto una esperienza – io credo – personale dell’artista col Vangelo. Anche se ci troviamo nel caso in cui non sia tanto credente, il soggetto è quello e quindi lo studia: qualunque relazione, quindi, parte dalla verità, fa una esperienza personale e poi compie la sua creazione. E poi ci sarà quello che crea di bello - può essere uno spazio, una chiesa, una pittura, una scultura - che renderà visibile un aspetto del Vangelo in chi guarda questa opera d’arte, in chi prega in quello spazio. Quindi non soltanto personale, ma comunione della Chiesa che prega insieme.

Sul positivo, proficuo legame tra religione e arte è intervenuto anche il prof. Arnold Nesselrath, delegato per i Dipartimenti Scientifici e i Laboratori dei Musei Vaticani:

R. – La religione ha bisogno dell’arte, perché sono due le radici dell’arte: la memoria e la religione; e la religione per questo ha generato l’arte. Ed uno dei grandi doni del cristianesimo è proprio l’arte occidentale che, dopo l’antichità classica, esiste fino ad oggi ed è proprio creata da questa radice. L’uomo non vive solo del pane, ma anche della Parola e la Parola, in fin dei conti, è arte e cultura: attraverso la cultura si fa l’annuncio del Vangelo. Per cui sono legati e sono fondamentali: uno come contenuto e l’altro come forma, nella liturgia, negli ambienti e negli oggetti.

D. – Tra le opere dei Musei Vaticani, secondo lei, qual è quella che maggiormente esprime il rapporto tra religione e arte?

R. – Non si può dire quale sia l’opera primaria dei Musei. Quello che è molto importante è il Museo Etnologico, che fa vedere come la Chiesa cattolica dialoghi con tutte le culture. Forse, in questo momento, questo è il settore più importante che abbiamo qua, anche se è il settore in cui le opere non sono molto conosciute.

“Un fecondo colloquio, quello della Chiesa con gli artisti, che in duemila anni di storia non si è mai interrotto e si prospetta ancora ricco di futuro alle soglie del Terzo Millennio”: così scriveva Giovanni Paolo II, nel 1999, nella sua "Lettera agli artisti". Prima di lui, Paolo VI aveva già sottolineato quanto importante fosse il ruolo degli artisti per la religione. Nel 2009, poi, è stato Benedetto XVI ad incontrare gli artisti in Cappella Sistina, definendoli “custodi della bellezza”. E anche Papa Francesco, nel libro “La mia idea di arte” edito dai Musei Vaticani, afferma: “L’arte, oltre ad essere un testimone credibile della bellezza del Creato, è anche uno strumento di evangelizzazione”.








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