“Il Paese ha sete di giustizia, legalità, efficienza ed efficacia della giurisdizione”. Così il primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, nella sua relazione di apertura dell'Anno giudiziario. Canzio ha anche ribadito che la lotta contro ogni forma di criminalità deve svolgersi nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato. Particolare attenzione ha riservato anche al reato di immigrazione clandestina e alla garanzia della pena. Massimiliano Menichetti:
Ribadendo la volontà di trasmettere un messaggio
di speranza, fiducia e impegno, Giovanni Canzio, ha evidenziato che l’Italia ha sete
di "giustizia, legalità, efficienza ed efficacia della giurisdizione”. Ha fugato dubbi
"sull'efficace azione di contrasto della magistratura verso ogni forma di criminalità
organizzata o terroristica, anche di quella internazionale di matrice jihadista" sempre
però "nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato".
Secondo il primo presidente della Corte di Cassazione va rivisto il reato di immigrazione
clandestina perché “inutile” se non dannoso e l'istituto della prescrizione che incide
anche in presenza di sentenza di primo grado. "Due esempi - ha sostenuto - di attualità”
per i quali si auspica un intervento del legislatore. Guardando alla certezza della
pena e riferendosi al sovraffollamento nelle carceri ha parlato di una pena che "non
può essere disumana" e che deve avere invece una "funzione rieducativa". Sulla Cassazione
ha ribadito che versa in uno stato di profonda e visibile crisi di funzionamento e
di identità e invocato decisi e rapidi interventi di "riforma e di autoriforma". Canzio
è tornando anche sul tema dell’indipendenza e l'autonomia dei magistrati spiegando
che “non devono" apparire come una prerogativa o un privilegio”, bensì come garanzia
per l'applicazione "equa e imparziale del diritto e per l'uguaglianza dinanzi alla
legge".
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