2016-01-28 14:21:00

Al di là del Mediterraneo, il lavoro di Amref per i rifugiati


L’Africa è il secondo continente più popolato al mondo, ma anche quello con maggiori carenze a livello sanitario. E da qui convergono inoltre importanti flussi di migranti e rifugiati. Per aiutare a comprendere meglio la variegata realtà africana e capire come si sta agendo, in particolare da parte italiana, per prevenire il fenomeno dell’esodo direttamente nei paesi più vulnerabili, si è tenuto ieri presso la Camera dei Deputati un incontro dal tema "Partiamo dall’Africa. Cosa c’è dall’altra parte del Mediterraneo", organizzato Amref, la più grande organizzazione sanitaria africana che opera nel continente. Su quanto emerso dall’incontro, Lucas Duran ha raccolto la testimonianza di Mario Raffaelli, presidente di Amref Italia e profondo conoscitore dell’Africa:

R. – L’idea è nata sotto la spinta della grave crisi dell’emergenza rifugiati di questo periodo che rischia di fuorviare l’attenzione, la sensibilità della popolazione, che di fronte a un elemento di emergenza e drammaticità rischia di non capire la portata di un problema che invece è strutturale e non può essere affrontato senza un’adeguata conoscenza.

D. – Qual è il concetto emerso durante i lavori e riferito al fenomeno dei migranti e dei rifugiati?

R. – Questo è il momento intermedio tra prima e dopo. Prima, cioè le radici profonde del motivo per il quale ci sono questi fenomeni di movimenti massicci di popolazione, e il dopo che riguarda le modalità secondo le quali gestire, dopo il doveroso salvataggio, le fasi successive che sono quelle più difficili.

D. – Come definire dunque la realtà del continente africano che, di fatto, si presenta a soli pochi chilometri dall’altra parte del Mediterraneo?

R. – Bisogna parlare non di Africa ma di "Afriche", perché coesistono realtà diverse. Però, l’immagine che fino a qualche anno fa veniva data al continente perduto è da dimenticare, perché laddove è stata costruita una situazione di stabilità e di pace, dove questi conflitti non esistono, c’è ormai da anni un trend di sviluppo crescente e quindi una grande speranza. Siamo di fronte a un momento di difficoltà, ma anche di grande speranza e soprattutto alla necessità di un futuro comune sul quale bisogna lavorare insieme.

D. – In una realtà come quella che ci ha descritto, come opera ormai da quasi 60 anni "Amref Health Italia" per portare beneficio alle popolazioni dei Paesi in cui è presente?

R. – Quello che Amref fa è esattamente questo: cercare di creare – attraverso un intervento che è focalizzato sulla sanità, ma intesa in senso ampio, andando cioè dal fornire le condizioni minime dall’acqua pulita, all’igiene fino ai sistemi sanitari rurali più complessi –   le condizioni affinché la gente possa rimanere nei loro Paesi, oppure possa emigrare ma a ragion veduta, avendo una professionalità nell’ambito di quello scambio globale che ormai è una componente necessaria nel futuro. Amref è presente in circa 26 Paesi con 172 progetti come network generale. Fra questi, la più importante componente è rappresenta dai flying doctors – i "dottori volanti" – che hanno dato vita ad Amref circa 60 anni fa. Erano tre medici che con i loro aerei andavano a portare soccorso alle popolazioni disagiate e che oggi sono un’entità consistente con una flotta capace di raggiungere 150 località all’anno, da quattro a sei volte, e quindi portando non solamente aiuto di emergenza ma anche sviluppo e training.








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