2016-01-26 14:30:00

Papa in Messico: il debito del Paese con i popoli indigeni


“La visita di Papa Francesco in Chiapas non sarà un evento folcloristico da essere visto solo come un'espressione della ricchezza culturale, ma gli occhi del mondo vedranno una regione evidentemente arretrata che non è in linea con il resto del Messico” Questa l’affermazione da cui parte l’editoriale del settimanale “Desde la Fe” dell’arcidiocesi di Messico dedicato al “debito del Paese nei confronti dei popoli indigeni”.

Giustizia e riconoscimento mancanti
L’editoriale afferma che i popoli indigeni hanno bisogno di una giustizia e di un riconoscimento che  spesso sono stati “ bloccati” per l’incomprensione e il populismo e sono stati “feriti da governanti e da dirigenti” che hanno speculato sulle loro necessità e li hanno trascinati in condizioni di crisi e di povertà. “Nei discorsi dei leader politici – si legge nell'articolo - i nostri indigeni sono indispensabili per il futuro del Paese, tuttavia, sono discutibili le politiche nei loro confronti, perché sussistono ancora discriminazioni, violazioni dei diritti umani e paternalismo per scopi elettorali”.

I diritti degli indigeni sottoposti ai capricci politici
L’editoriale ricorda come la ribellione armata degli indigeni del Chiapas, nel 1994, abbia messo in evidenza che nel forte impulso economico del Paese, in quegli anni, i popoli indigeni erano rimasti nel dimenticatoio.  Alla risposta dura del governo contro gli “zapatisti”, sono seguite le negoziazioni che hanno portato all’amnistia e alla approvazione di strumenti legislativi che non hanno portato ad una pace definitiva. Neanche la riforma dei diritti degli indigeni del 2001 ha soddisfatto le aspettative.

A rischio le cosiddette “zone economiche speciali”
“I diritti degli indigeni - sottolinea il settimanale - sono ancora soggetti ai caprici politici e alle manovre dei leader che avviliscono le loro battaglie e aspirazioni, e lo sviluppo, invece di essere incoraggiato, deve sottostare ai dettami neoliberali”. In questo contesto, l’editoriale denuncia che, oggi, per favorire l’arricchimento di grandi aziende e multinazionali, si mette in discussione la possibilità di stabilire, in regioni povere ed emarginate, le cosiddette “zone economiche speciali”  per sviluppare un'economia sociale e privilegiare il mercato interno delle comunità  indigene.

Chiapas: una regione sfruttata
La rivista arcidiocesana sottolinea che i processi di dialogo sono stati sempre lenti e difficili. “Quello che deve essere rapido e urgente per i ricchi, per gli indigeni può durare anni, se non interi decenni”. “Chiapas - si legge nell’articolo - non è solo un luogo di passaggio di migranti centroamericani, è uno Stato sfruttato nelle sue ricchezze naturali e umane, è uno dei più arretrati nell’alfabetizzazione e nello sviluppo umano”. 

Gli indigeni del Chiapas non sono solo una realtà folcloristica
​L’editoriale ricorda le parole di Papa Francesco sulla ricchezza delle comunità indigene e come la convivenza tra le culture, mantenendo ognuna la propria identità, costituisca una pluralità che fortifica la società. In questo senso, la rivista “Desde la Fe” risponde che la riaffermazione dei diritti dei popoli originari e il rispetto delle loro integrità territoriale servirà a valorizzare e fortificare tutto il Messico, perché “gli indigeni del Chiapas sono più che una folcloristica mini marimba”, il popolare strumento musicale tipico della regione. (A cura di Alina Tufani)








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