La comunicazione deve costruire ponti, sanare le ferite e toccare i cuori delle persone. E’ uno dei passaggi del Messaggio di Papa Francesco per la 50.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema: “Comunicazione e Misericordia: un incontro fecondo”, giornata che quest’anno si celebra, in molti Paesi, domenica 8 maggio. Nel documento, pubblicato oggi, il Pontefice ribadisce che il vero potere della comunicazione è la “prossimità” e chiede ai cristiani di comunicare la verità con amore, senza giudicare le persone. Quindi, esorta a rendere anche i social network luoghi di misericordia dove si favoriscono le relazioni e la condivisione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti”. Nell’Anno Santo della Misericordia, Papa Francesco ricorda innanzitutto che “l’amore, per sua natura, è comunicazione”. Per questo “siamo chiamati a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione”. In particolare, si legge nel Messaggio, “è proprio del linguaggio e delle azioni della Chiesa trasmettere” la misericordia di Dio, “toccare i cuori delle persone”. Quindi, invita a diffondere il “calore della Chiesa Madre”, quel “calore che dà sostanza alle parole della fede” e che accende “la scintilla che le rende vive”.
La comunicazione deve creare ponti, superare le incomprensioni
La comunicazione, sottolinea Francesco, “ha il potere di creare ponti, di favorire
l’incontro e l’inclusione”. E confida la sua gioia nel “vedere persone impegnate a
scegliere con cura parole e gesti per superare le incomprensioni, guarire la memoria
ferita e costruire pace e armonia”. Le parole, ribadisce, “possono gettare ponti”.
E questo sia nell’ambiente fisico sia in quello digitale”. Di qui l’invito ad usare
le parole per “uscire dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette, che continuano
ad intrappolare gli individui e le nazioni”. La parola del cristiano “si propone di
far crescere la comunione”. Anche quando “deve condannare con fermezza il male – rileva
– cerca di non spezzare mai la relazione”. Francesco invita a riscoprire il “potere
della misericordia” di sanare le ferite. “Tutti – constata – sappiamo in che modo
vecchie ferite e risentimenti trascinati possono intrappolare le persone e impedire
loro di comunicare e di riconciliarsi”. In questi casi, è il suo incoraggiamento,
“la misericordia è capace di attivare un nuovo modo di parlare”. Francesco cita Shakespeare
laddove ne Il Mercante di Venezia afferma che “la misericordia non è un obbligo.
Scende dal cielo come il refrigerio della pioggia sulla terra. È una doppia benedizione:
benedice chi la dà e chi la riceve”.
Il linguaggio dei leader politici non alimenti odio e paura
Per il Papa, è “auspicabile che anche il linguaggio della politica e della diplomazia
si lasci ispirare dalla misericordia” e fa appello “a quanti hanno responsabilità
istituzionali” affinché “siano sempre vigilanti” sul loro modo di esprimersi. È facile,
ammette, “cedere alla tentazione” di alimentare “le fiamme della sfiducia, della paura,
dell’odio”. Proprio per questo, allora, bisogna avere il coraggio di “orientare le
persone verso processi di riconciliazione”. “Come vorrei che il nostro modo di comunicare,
e anche il nostro servizio di pastori nella Chiesa – è l’auspicio del Papa – non esprimessero
mai l’orgoglio superbo del trionfo su un nemico, né umiliassero coloro che la mentalità
del mondo considera perdenti e da scartare!”. La misericordia, riafferma con forza,
“può aiutare a mitigare le avversità della vita e offrire calore a quanti hanno conosciuto
solo la freddezza del giudizio”.
Comunicare la verità con amore, non giudicare le persone
Lo stile della nostra comunicazione, si legge ancora nel Messaggio, “sia tale da superare
la logica che separa nettamente i peccatori dai giusti”. Noi, è la sua convinzione,
“possiamo e dobbiamo giudicare situazioni di peccato” ma “non possiamo giudicare le
persone, perché solo Dio può leggere in profondità nel loro cuore”. Si deve “ammonire
chi sbaglia, denunciando la cattiveria e l’ingiustizia di certi comportamenti”, ma
sempre ricordandosi che la verità è Cristo, “la cui mite misericordia è la misura
della nostra maniera di annunciare la verità e di condannare l’ingiustizia”. Dunque,
la verità va affermata “con amore” perché solo cosi “si toccano i cuori di noi peccatori”.
“Parole e gesti duri o moralistici – avverte – corrono il rischio di alienare ulteriormente
coloro che vorremmo condurre alla conversione e alla libertà, rafforzando il loro
senso di diniego e di difesa”.
Fondamentale ascoltare l’altro, senza presunzione di onnipotenza
Il Papa mette l’accento sulle relazioni nella famiglia per rispondere a quanti “pensano
che una visione della società radicata nella misericordia” sia “idealistica” o “indulgente”:
“i genitori ci hanno amato e apprezzato per quello che siamo più che per le nostre
capacità e i nostri successi”. E incoraggia “a pensare alla società umana” proprio
come a “una casa o una famiglia dove la porta è sempre aperta e si cerca di accogliersi
a vicenda”. “Comunicare – evidenzia il Messaggio – significa condividere, e la condivisione
richiede l’ascolto, l’accoglienza. Ascoltare è molto più che udire”. Ascoltare infatti
rimanda alla comunicazione “e richiede la vicinanza”. “Ascoltare – scrive il Papa
– significa anche essere capaci di condividere domande e dubbi, di percorrere un cammino
fianco a fianco, di affrancarsi da qualsiasi presunzione di onnipotenza e mettere
umilmente le proprie capacità e i propri doni al servizio del bene comune”. “Ascoltare
non è mai facile. A volte – commenta – è più comodo fingersi sordi”. “Nell’ascolto
– rimarca – si consuma una sorta di martirio, un sacrificio di sé stessi”: “Saper
ascoltare è una grazia immensa, è un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi
a praticarlo”.
Anche sui social network, comunicare con misericordia
Francesco si sofferma anche sulla realtà della comunicazione digitale. “Anche e-mail,
sms, reti sociali, chat – afferma – possono essere forme di comunicazione pienamente
umane”. Per il Papa, “non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica
o meno, ma il cuore dell’uomo”. E invita a far sì che i social network favoriscano
le relazioni e non conducano “ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone”.
Anche in Rete “si costruisce una vera cittadinanza”. “L’ambiente digitale – prosegue
– è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una
discussione proficua o un linciaggio morale”. La Rete, quindi, deve “essere ben utilizzata”
e “aperta alla condivisione”. La comunicazione con il suo sviluppo, ribadisce, “è
un dono di Dio”, ma rappresenta “anche una grande responsabilità”. Ancora una volta
definisce quello della comunicazione come il potere della “prossimità”. “L’incontro
tra la comunicazione e la misericordia – esorta il Papa – è fecondo” proprio “nella
misura in cui genera una prossimità”. “In un mondo diviso, frammentato, polarizzato
– conclude – comunicare con misericordia significa contribuire alla buona, libera
e solidale prossimità tra i figli di Dio e fratelli in umanità”.
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