2016-01-21 13:05:00

Settimana per l'Unità: le Chiese non possono vivere separate


Siamo nella Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani che ha come testo biblico di riferimento il versetto della prima Lettera di Pietro: "Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce". Ma, le Chiese possono vivere separate? Antonella Palermo ha rivolto la domanda a Enzo Bianchi, priore della Comunità Ecumenica di Bose, Luca Maria Negro, pastore battista, direttore del settimanale ‘Riforma’, neo presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei), a padre Traian Valdman, decano della diocesi ortodossa romena d’Italia in Lombardia:

R. - (Enzo Bianchi) Non dovrebbero vivere separati. Ma – ahimè! – purtroppo la divisione ha accompagnato la storia della Chiesa sovente, diventando poi una realtà che noi oggi ancora soffriamo. Però noi dobbiamo pensare che l’unità della Chiesa non è una opzione, una moda o qualcosa che noi facciamo seguendo i segni dei tempi. No! E’ la volontà di Cristo: o si è cristiani e dunque capaci di apertura ecumenica; o, se non si è capaci di apertura ecumenica, non si può neanche esser cristiani. Prima di essere scandalo per il mondo è una contraddizione alla volontà di Gesù.

R. – (Padre Valdman) La Chiesa è una, così diciamo nel Credo. Perché uno è il Capo, Cristo; perché uno è il Corpo, la Chiesa, la comunione dei battezzati. E’ la coscienza dell’unità della Chiesa. Sebbene i cristiani vivano in diverse tradizioni, spesse volte con incomprensioni, la coscienza dell’unità, della necessità e del bisogno dell’unità è forte durante tutta la storia della Chiesa. Oggi come oggi credo che sia importante recuperare ciò che ci unisce e vedere come superare ciò che ci divide ancora.

D. – Le Chiese possono vivere separate?

R. – (Luca Negro) No! Il problema è che dobbiamo cercare di fare uscire l’ecumenismo da quella gabbia dorata che gli abbiamo creato intorno, che è la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’ecumenismo deve entrare nel quotidiano! E’ il limite che, in particolare nel nostro Paese, va superato: non c’è ancora nel nostro Paese – ahimè! - come invece c’è nella maggioranza dei Paesi europei, un organismo ecumenico che dia una dimensione di regolarità all’incontro delle Chiese.

D. – Proposte per diventare sempre più testimoni credibili di unità. Padre Valdman

R. – Prima di tutto fare insieme catechesi ecumenica. E in modo particolare, partendo dal tema di quest’anno della Misericordia di Dio, dobbiamo insieme organizzare opere di aiuto misericordioso a chi è in grande disagio, a chi è ai margini della società.

R. – (Luca Negro) Noi stiamo lanciando, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, corridoi umanitari che consentano a dei richiedenti asilo, che vivono situazioni di particolare fragilità, come donne con bambini o persone ammalate, di poter venire non rischiando la vita su questi barconi della morte, in mano di trafficanti di esseri umani, ma legalmente, perché nelle pieghe della legislazione europea la possibilità ci sarebbe.

R. – (Enzo Bianchi) Gli anni del Pontificato di Paolo VI sono stati caratterizzati dal far sì che la Chiesa cattolica chiedesse, prima di ogni documento, di ogni presa di posizione che intraprendeva e faceva, anche un parere e un confronto con le altre Chiese. Poi questo non si è più fatto e ogni Chiesa ha continuato a fare documenti, a prendere iniziative, a prendere decisioni senza ascoltare gli altri. Io credo che si debba tornare a questo: non si tratta di paralizzare la vita delle Chiese, ma prima di fare un documento, prima di prendere una iniziativa - che siano anglicani, che siano cattolici, che siano riformati, che siano ortodossi – sentire cosa pensano le altre Chiese. Che sia sempre una decisione che non contraddica e non urti i nostri fratelli, cui siamo legati in un modo indelebile.








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