Nuovi convogli carichi di aiuti - composti da cibo, medicinali e carburante - hanno fatto il loro ingresso in almeno quattro città della Siria, da tempo sotto assedio e in cui la popolazione è ai limiti della fame. In un comunicato congiunto le Nazioni Unite, la Croce rossa internazionale (Icrc) e la Mezzaluna rossa (Sarc) riferiscono che consegne simultanee hanno raggiunto ieri le località sotto assedio.
Carburante per le città assediate
Mezzi carichi di carburante - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno varcato la soglia
di Fuaa and Kafraya, sotto l’assedio dei ribelli, e Madaya, stretta nella morsa delle
forze governative fedeli al Presidente Bashar al-Assad. Cibo e medicine sono state
consegnate alla città di Zabadani, in mano ai ribelli, che non era stata inserita
nell’elenco delle città (Fuaa, Kafraya e Madaya) bisognose di aiuto. Tutte e quatto
le località sono parte di un accordo raggiunto lo scorso anno, finalizzato all’interruzione
dei combattimenti per consentire l’ingresso di aiuti. Tuttavia, i team umanitari hanno
dovuto posticipare le consegne a Fuaa e Kafraya in seguito a rapporti di gruppi armati
che parlavano di “mancanza dei presupposti di sicurezza”.
Agenzie umanitarie fanno difficoltà a raggiungere 400mila persone assediate
Secondo fonti delle Nazioni Unite, ad oggi in Siria fino a 4,5 milioni di persone
vivono in aree contese - tra le quali almeno 400mila sparse in 15 località sotto assedio
- difficili da raggiungere per le agenzie umanitarie, Fra queste vi è Madaya, 25 km
a nord-ovest di Damasco e a soli 11 km dal confine con il Libano. Dal luglio scorso
la zona, in cui vivono 20mila abitanti, è assediata da forze governative, sostenute
dagli sciiti libanesi di Hezbollah. Situazioni analoghe si registrano a Foah e Kefraya
- sotto assedio da parte delle milizie ribelli - al cui interno vi sono almeno 20mila
persone intrappolate dal marzo scorso e prive di aiuti; circa un migliaio a Zabadani.
Nunzio Zenari: fame e sete usati come arma di guerra
Sulla crisi umanitaria è intervenuto nei giorni scorsi anche il nunzio apostolico
a Damasco, mons. Mario Zenari, che in un’intervista ad AsiaNews ha parlato di uso
“vergognoso” della fame e della sete “come arma di guerra”. Un crimine, ha aggiunto
il diplomatico vaticano, che i media internazionali hanno denunciato con colpevole
ritardo. (R.P.)
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